Rischi culturali. I Borghezio liguri su Sicilia e poesia

Vorrei sottolineare due perle passate via in fretta, per non dire volutamente taciute. Una riguarda l’umanista che presiede il Consiglio Regionale, leghista puro e duro. La Regione Liguria ha promosso con la collaborazione di quella siciliana una piccola mostra sulla devozione in Liguria a Santa Rosalia, con lo scopo evidente di sottolineare lo storico rapporto tra Genova e Palermo.


Il Nostro, intervistato sull’iniziativa, prendendo spunto dalla progettata moschea di Cornigliano, si è lasciato andare a una invettiva stile molto Borghezio (si scrive così?) sui saraceni in Sicilia, che hanno depredato l’isola e che molto opportunamente i siciliani hanno cacciato via.
Bene. Si è persa una bella occasione per ricordargli che invece la Sicilia deve molto agli arabi, a cominciare dalla rete di cisterne e canali da loro progettata e realizzata per irrigare i terreni della Conca d’Oro, fino ad allora un deserto, piantarvi agrumi e gli ulivi “saraceni”, per dirla con Quasimodo, che ci sono ancora adesso. E Monreale non è un miracolo architettonico di sintesi tra cultura araba, normanna e siciliana?
E che dire ancora di quanto della cultura araba, tramite la Sicilia, è passato nella storia europea, dai numeri, alla filosofia, alla scienza, alla lingua, e altro ancora. Se mai i francesi, e dopo di loro gli spagnoli, hanno saccheggiato le risorse della Sicilia, tant’è che loro sì che sono stati cacciati via. Meglio per certi leghisti non avventurarsi sul terreno per loro minato della cultura, specie se più che le biblioteche si sono frequentate le doppiette.
L’altra perla è uscita di bocca al ministro Gasparri a proposito della nomina di Mario Luzi a senatore a vita. Meglio, molto meglio, – ha dichiarato l’alto ministro -Mike Bongiorno! Ma è possibile?
(Giovanni Meriana, già assessore alla cultura del comune di Genova)