Security – Viaggio nel colabrodo aereoportuale

Continua la saga degli scandali intorno alla security. A Fiumicino un giornalista ha dimostrato di poter entrare liberamente in molti punti sensibili dell’aeroporto (*) senza trovare alcun controllo ad impedirglielo: sembra che quella fosse la normalità dall’una alle tre, periodo di tempo che trascorre tra i due turni successivi di apertura della struttura. Il tutto si consumava negli stessi spazi che dopo poche ore sarebbero stati oggetto di verifiche accurate, sottoposti alle telecamere di controllo, a perquisizioni “si levi la cinghia, per favore”, body-scanners, raggi X, agenti in borghese, cani antidroga. E code infinite.


Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima. Avete mai provato a imbarcarvi con un cacciavite dimenticato in borsa? Beh, avrete notato che la risposta dei servizi di vigilanza dipende molto dall’aeroporto, in certi si passa, in altri si viene fermati ed invitati a gettare l’oggetto, non ammesso in cabina. E questo nella stessa giornata, quindi in modo indipendente dal livello di allerta in corso. Comunque, nel caso la vigilanza facesse bene il suo mestiere, è sempre possibile dirigersi al duty-free e comperare una bottiglia di grappa in vetro come coltello, uno spremiagrumi a forma di ragno come pugnale, o un po’ di profumo come spray per gli occhi della hostess. Sono cose che lasciano perplessi: mentre in Italia un PC entra tranquillo in cabina, in Gran Bretagna, allo scalo di Stansted, se non lo vedono in funzione non lo accettano: occhio quindi alle batterie scariche!
A rincarare la dose, si aggiunge anche l’ingresso libero nella base Nato di Kleine Brogel: permettere agli attivisti di Bombspotters (Scopritori di bombe) di arrivare a guarnire le testate nucleari con i loro adesivi ha fatto saltare per aria qualsiasi idea di sicurezza anche in settori che credevamo protetti come nei film di James Bond (2*). Invece sono entrati scavalcando la rete di recinzione come per andare a recuperare il pallone finito nel giardino del vicino. Non sarebbero stati nemmeno arrestati se non lo avessero provocato loro stessi restando per un’ora e mezzo a passeggiare tra i missili. Il video è stato pubblicato su Youtube, a dimostrazione della estrema semplicità di ingresso pedonale. E’ stato adesso rimosso, ma resta il servizio della televisione belga (3*).
Anche in America le cose non vanno meglio (4*): il sito Nippolandia riporta la notizia di un uomo morto nella stiva di un carrello, trovato all’aeroporto di Narita in un aereo proveniente da New York. In jeans e maglietta, non poteva certo essere un addetto tecnico. Non può più essere un caso se in due settori così critici si scoprono falle tanto evidenti e con grande frequenza (vedi anche il furto dei piani dell’F35, solo per esemplificare), è evidente che il modo di affrontare la security è sbagliato. Come tutti i sistemi complessi affidati al lavoro dell’uomo, la frequenza attesa di errore è alta, ma la gravità di quanto accaduto supera ogni fantasia.
* http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/05/news/fiumicino_espresso-2192817/
2*http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=197&ID_articolo=1348&ID_sezione=404&sezione=In%20diretta%20da%20Bruxelles
3* http://www.youtube.com/watch?v=9BpExF3Nt2A
4*http://www.nippolandia.it/post/2606/trovato-un-cadavere-nella-stiva-di-un-volo-new-york-tokyo(Stefano De Pietro)