Pensiero unico 1. Onanismo culturale al supermarket mediatico

Non più cittadini informati ma semplici consumatori di informazioni. Non più protagonisti della società democratica ma solo utenti del sistema. E’ questo il percorso scivoloso che da qualche anno si starebbe mettendo in atto nella società consumistica occidentale. L’allarme arriva da Cass Sunstein, docente di giurisprudenza alla Law School della Chicago University, che ha pubblicato le sue riflessioni sul rapporto tra democrazia e informazione in un saggio intitolato “Republic.com” e stampato in Italia dalla società editrice “Il Mulino”.


In sintesi, il ragionamento di Sunstein è questo. Nel passato, a partire dal mondo antico e fino ai padri degli stati repubblicani, uno dei valori fondanti della democrazia era il dibattito pubblico, lo scambio di opinioni, la circolazione di idee. Dai fori alle assemblee parlamentari, dalle piazze agli oratori che improvvisano qualche contestazione in piedi su una sedia nei parchi, la libera dialettica delle voci è sempre stata uno dei capisaldi della libertà politica.
Il fatto nuovo è che il dilagare del sistema consumistico ha fatto prendere una direzione prima sconosciuta al rapporto tra cittadino e informazione. In ciò hanno assunto un posto di rilievo anche le nuove tecnologie che permettono di escludere a priori gli argomenti indesiderati. Oggi, scrive Sunstein, in molte parti del mondo “i consumatori sono in grado di vedere esattamente ciò che vogliono. Quando il potere di filtrare diventa illimitato ogni persona può decidere, in anticipo e con assoluta accuratezza, ciò che troverà o non troverà creando qualcosa di molto simile a un universo di comunicazioni di propria scelta”. Ovvio come in questo contesto il supermercato per eccellenza sia il mondo di Internet. Non solo perché vi si può trovare tutto. Ma anche perché qui può essere messo in atto quel “potere di filtrare” che per Sunstein è il tratto forse più sintomatico del nuovo modo di intendere il rapporto tra informazione e cittadino. Per esempio, molti dei siti che permettono l’acquisto su Internet di beni che presuppongono un certo orientamento culturale (libri, musica, film) si stanno attrezzando per “venire incontro” all’utente. Già in base ai primi acquisti, molti i supermarket telematici sono in grado di capire quali sono le preferenze del cliente, e riescono poi a selezionare e a proporre solo quei prodotti che rientrano più o meno nello stesso campo di interessi. Il cliente, insomma, viene condotto ad acquistare ciò che si ritiene “faccia per lui”. “Sarebbe insensato affermare che tutto questo sia un male – scrive Sunstein – o che costituisca una perdita”. Eppure “non è affatto insensato preoccuparsi del fatto che la conseguenza di questa crescita di comodità per milioni di persone sia la diminuzione del novero di incontri casuali con soggetti diversi, né preoccuparsi delle conseguenze che tale diminuzione avrà sulla democrazia e sulla cittadinanza”.
Una tendenza che tocca da vicino la questione dei canali tematici digitali o non, a pagamento o non, dove l’assunto di base è quello di avere una televisione personalizzata per ogni tipo di interesse e di orientamento; una televisione per la madre, un’altra per il padre e una terza per il figlio, come viene egregiamente illustrato nello spot sulla tivù digitale che va in onda in questi mesi.
Ebbene, commenta Sunstein, “molte persone sembrano convinte del fatto che la libertà consista nel rispetto delle scelte di consumo.
In effetti, questa considerazione sembra sottendere un’approvazione entusiastica del principio della sovranità del consumatore. In questa prospettiva, l’obiettivo centrale di un sistema efficiente di libera espressione è quella di garantire una scelta senza limiti”. In realtà, questa situazione polverizza lo scambio di opinioni e informazioni da sempre ritenuto la condizione fondante del sistema democratico. Ognuno rimane solo con i propri gusti e le proprie idee, e trova nel sistema delle comunicazioni e di Internet la possibilità di occuparsi solo di ciò che già interessa, di sapere solo ciò che sarà sicuramente di suo gradimento, di incontrare le persone che a grandi linee già conosce e apprezza…
“Forse – osserva Sunstein – sarebbe meglio che la gente ascoltasse poche opinioni contrastanti piuttosto che una sola opinione continuamente ribadita”. Quando vengono meno gli scambi di idee e la condivisione di esperienze che sono alla base di una comunità degna di questo nome è la stessa idea di interesse generale che viene meno. Finisce l’era della società fondata sulla reale partecipazione democratica dei cittadini consapevoli. E nasce il mondo dominato dalle singole, e private esigenze di ogni consumatore di fronte al mercato. Come suggerisce il titolo del saggio, non più “res publica”, ma “repubblica.com”.
Il supermercato dell’informazione (riduzione di un testo proveniente dalla Redazione di Cunegonda Italia)