Ritorno al passato. Alcune cose da sapere sullo sciopero dei magistrati

I magistrati non amano scioperare, ma il 25 maggio sciopereranno. Contro il progetto di legge sull’ordinamento giudiziario, approvato dal Senato e ora in discussione alla Commissione Giustizia della Camera, era stato già indetto uno sciopero, poi sospeso per la disponibilità al dialogo dichiarata dal presidente della Commissione e dal relatore della legge.


Ma il promesso confronto era una finta ed è finito prima di cominciare: la maggioranza si è accordata su un testo per molti versi peggiore del precedente e ha impresso un’accelerazione improvvisa ai lavori parlamentari per arrivare al più presto all’approvazione.
Di che si tratta? Tre i punti fondamentali: la possibilità che diventi perseguibile sul piano disciplinare l’attività interpretativa, essenza stessa della funzione del giudice; l’introduzione di concorsi di cui verrà disseminata la carriera del magistrato (e che sostituiranno ogni effettiva valutazione del suo lavoro); l’instaurazione di un rigido ordinamento gerarchico. Così, i magistrati non saranno più soggetti solo alla legge, ma ai “superiori” (la parola non c’è, ma c’è la cosa), alle Commissioni esaminatrici e a chi controllerà le commissioni, ossia a un gruppetto di magistrati opportunamente selezionato e controllato con lo stesso sistema. Il Procuratore della Repubblica e la Cassazione avranno un enorme potere sui colleghi. La Cassazione con la presenza massiccia dei suoi membri nelle Commissioni di esame e nella Scuola di Magistratura tornerà ad essere giudice dei giudici e non, come dovrebbe, giudice delle sentenze. Il Procuratore della Repubblica tornerà ad essere il signore dell’azione penale, cancellando diritti e poteri dei sostituti procuratori, mentre la reintroduzione del potere di avocazione del Procuratore generale consentirà di sottrarre agli stessi Procuratori della Repubblica (se mai ce ne fosse qualcuno non disposto a collaborare) i processi politicamente pericolosi.
E’ inutile aggiungere che il Consiglio Superiore della Magistratura perderà molte delle sue competenze in materia di formazione (ci penserà la Scuola della Magistratura controllata dalla Cassazione), di organizzazione degli uffici (passano ai Consigli Giudiziari, dove i magistrati eletti diventano minoranza), di promozioni (in mano di fatto alle Commissioni di esame). L’ordine giudiziario sarà frantumato in una serie di caste separate, prive tra loro di comunicazione: non solo magistrati giudicanti e requirenti, ma anche magistrati di primo grado, di secondo grado, di legittimità, con funzioni direttive, senza funzioni direttive…
L’efficienza non c’entra né con i concorsi, né con la gerarchia. Quanto ai concorsi, si prevede che impegneranno ogni anno, come candidati o come esaminatori, 1.000-1.500 magistrati. Chi farà il loro lavoro? Quanto alla gerarchia, è evidente che si vuole tornare agli anni 50, prima delle leggi che hanno attuato la Costituzione: si vuole tornare alla magistratura compiacente, alla magistratura che insabbia, alla magistratura che fa volare solo i soliti stracci.
(c.c.)