Polemiche/2. Toscanini antitaliano perchè antifascista?

Il ricatto è posto in modo chiaro e ineludibile da Panebianco, in uno scritto dedicato all’esaltazione dello spirito liberale, in cui –improvvisamente perso per strada lo spirito stesso– si denuncia la “comoda finzione di un rifiuto che si pretende indirizzato contro Bush anziché contro l’America”.


Già la scelta dei vocaboli (“comoda finzione”… “pretesa”…) denota un illiberale processo alle intenzioni, e un disprezzo per le opinioni altrui. L’ipotesi che si possa essere contro Bush senza essere contro l’America non è contemplata (non so se per vis polemica o per un qualche deficit intellettuale). Quale che sia il motivo, sorge una domanda: l’affermazione “chi è contro un capo di governo è nemico della nazione che quel capo rappresenta”, vale anche per tutti gli americani che hanno votato contro Bush e la sua guerra? E – allargando gli esempi – vale anche per Nenni e Toscanini ai tempi di Mussolini, per Brecht e Thomas Mann ai tempi di Hitler, per Trotzki e Stravinski ai tempi di Stalin, per Dante e Jacopone ai tempi di Bonifacio VIII? Il “Corriere della Sera” (giornale liberale che pure ospita l’illiberale Panebianco) indulge anch’esso, con le sue vignette contro Berlusconi alla comoda finzione di prendersela con lui per rifiutare l’Italia?
Sturata la bottiglia, quante altre domande esplodono! Salomone è un terrorista? Pietro Micca è un kamikaze? Che cosa li distingue dagli attentatori suicidi? Che differenza c’è tra i patrioti, i resistenti, i partigiani, i “Banditen”? La teoria della guerra preventiva vale anche per l’attentato alle Twin Towers? Che differenza c’è tra nemici e nemici combattenti? Bisogna forse ipotizzare – di conseguenza – le categorie di nemici non combattenti e di combattenti amici? Quante domande – direbbe Brecht – …e quante poche risposte!
(Luigi Lunari)