Conti pubblici. Lettera aperta a Vincenzo Visco

Caro Visco,
Appare verosimile che dobbiate prepararvi (anzi, che dobbiamo tutti prepararci) a ereditare il Paese come il centrodestra ce lo lascerà. Se si trattasse di un lascito privato, è evidente che dovremmo accettarlo con il beneficio dell’inventario, e che dopo l’esecuzione dell’inventario stesso dovremmo rinunciare al lascito; per un’eredità politica ciò non si può fare, ma è giusto che ci cauteliamo.


Leggo in una nota del 19 aprile che Prodi “affiderà a una commissione di esperti indipendenti un’analisi tecnica dei conti pubblici”: è un’ottima iniziativa, ma penso che occorra anche di più, una vera e propria certificazione, da parte di un’agenzia accreditata, sull’intero assetto della finanza statale (e parastatale: i beni “cartolarizzati” degli Enti previdenziali…).
Per molti mesi nel 2001-2002, e ancora dopo a più riprese, Tremonti ha sollevato polveroni sul buco che a suo dire gli avevate lasciato, e raccontava balle; se voi faceste lo stesso si tratterebbe invece della verità, ma dati i precedenti potreste non essere creduti. Lo certifichino altri!
La certificazione, e mi rendo conto della difficoltà, dovrebbe toccare anche elementi diversi da quelli propriamente finanziari; ne cito due.
1) La diffusione degli abusi edilizi. Comprensibilmente, molti sono stati indotti a compierne a bizzeffe, di fronte all’esempio di condoni ripetuti a scadenze ravvicinatissime.
2) Gli effetti “psicologici” indotti dalla disastrosa politica della creatività finanziaria, degli annunci privi di consistenza e anche in questo caso dei condoni. Tu avevi iniziato una politica fiscale che mirava da un lato alla fiducia tra contribuente e Stato, ma d’altro lato alla lotta all’evasione: si sarebbe potuto un giorno pagare meno se si fosse riusciti a far pagare tutti. Una strategia come questa richiede coerenza nel tempo; quanto ce ne vorrà per recuperare rispetto alla voglia di infedeltà che è stata ora innescata?
Solo se il disastro, in tutti i suoi dettagli, verrà documentato da parte di osservatori professionali si potrà evitare che il Paese si attenda il risanamento economico in tempi brevi: Nei “cento giorni” si potrà solo adottare qualche provvedimento emblematico che costituisca un segnale di svolta, e soprattutto rilanciare con forza i principi -e le pratiche- di un’etica pubblica. Ma non è poco.
(Giunio Luzzatto)