Referendum. Scandalo è il silenzio non la copertina

Non è in discussione il diritto di esortare i propri fedeli ad adeguarsi alla dottrina, ma la presa di posizione del cardinale Ruini, presidente della Cei, di schierare ufficialmente la chiesa cattolica con l’astensione al voto e far fallire la consultazione, in aperta violazione del Concordato Lateranense, è stata da molti e non a torto considerata uno scandalo.


Da allora, una serie di scandali costella la campagna referendaria per l’abrogazione di alcune parti della legge 40 sulla fecondazione assistita. Tra questi c’è anche quello che riguarda il mondo dell’informazione.
L’ultimo scandalo sarebbe la copertina dell’ultimo numero di “Diario”, il settimanale diretto da Enrico Deaglio, che raffigura una Madonna con la scritta “Fecondazione eterologa? Maria disse sì”. All’interno la questione referendaria è discussa ampiamente con contributi di scienziati, storici, giuristi, filosofi, teologi e psicologi. Ma non importa: il mondo politico è in subbuglio perché la copertina sarebbe offensiva del sentimento religioso. Nel centrodestra si dice che la copertina è blasfema e si chiede perfino l’intervento della magistratura. Rosy Bindi della Margherita invita “a usare toni seri su problemi seri che rischiano di dividere il paese” (Corriere della sera, 7 maggio). Ma forse sarebbe stato più serio da parte di molti componenti dell’opposizione non aver contribuito ad approvare, nel febbraio del 2004, la legge n. 40 che ha diviso il paese e che ha portato inevitabilmente ai referendum.
“Una polemica così– ha commentato stupito Deaglio – non me l’aspettavo. La nostra copertina è stata solo un’amorevole provocazione. C’è ammirazione per quella famiglia così straordinaria. Abbiamo solo applicato a un caso concreto, avvenuto nel passato, parole attuali. Perché il concepimento di Gesù è il primo caso di fecondazione eterologa”. Fecondazione eterologa è un’espressione scientifica usata per indicare che il seme è fornito da un donatore ignoto. In questo caso può suonare certo irriverente, ma dov’è lo scandalo?
Lo scandalo – dice giustamente Barbara Pollastrini (coordinatrice donne, segreteria nazionale Ds,) – non è “Diario”, ma l’oscuramento dell’informazione televisiva sul referendum. Anche Rai e Mediaset, denuncia Giuseppe Giulietti (Ds, commissione bicamerale di sorveglianza sui servizi radiotelevisivi), fanno parte di questa singolare campagna referendaria non dedicando spazi sufficienti ai referendum (L’Unità, 6 maggio).
Da un recente sondaggio realizzato dalla Swg per L’Espresso” emerge che il raggiungimento del quorum referendario dipende soprattutto dal 31% di cittadini che ancora non sanno se andranno o no a votare. Cosa che dipende, a sua volta, dal fatto che non conoscono bene o semplicemente ignorano la materia sulla quali sono chiamati a esprimersi.
Gli sforzi per far mancare il quorum sono rivolti soprattutto a questa vasta area di incerti e di non informati. Almeno dalla Rai, in quanto servizio pubblico per cui paghiamo un canone, si deve esigere più informazione.
(Oscar Itzcovich)