Immigrati/3. Interpretare le statistiche

Nell’ ultima azione delle forze dell’ordine genovesi (sembrerebbe più appropriato il termine di retata), su 137 fermati extracomunitari, solo uno è risultato avere pendenze penali.


Il reato? Infrazione all’art. 14 della Bossi- Fini: invitato cioè ad andarsene dall’Italia e da Genova perché clandestino, ha continuato a fare il “massacàn” in nero, per mantenere la famiglia e quei bravi e onesti padroni italiani che gli danno lavoro sottobanco. Magari, si potrà dire, non è stato che un caso fortuito, perché non è forse vero che nella nostra bella provincia ci sono le bande dei latinos e che non passa giorno che qualcuno non sia aggredito da qualche non indigeno? E i cattivissimi albanesi? E lo spaccio? Abbiamo fatto una verifica su quello che avviene da noi, e in effetti le nostre fonti ci hanno detto che agli immigrati sono imputabili circa il 30% dei reati. Non e’ poco, dato che tra regolari e irregolari la presenza degli stranieri è circa il 7% della popolazione residente. Ma ecco la sorpresa: i crimini peggiori, compresa la violenza sessuale, vedono protagonisti gli indigeni, gli italianos, mentre quasi l’80% della statistica criminale a carico degli extracomunitari consiste nel “crimine” del mancato allontanamento dal territorio italiano a seguito di espulsione. Come il “massacàn” di prima.
Allo sciato fatto da stampa e TV sui dati dell’allarme all’ingrosso, non fa riscontro altrettanta attenzione ai guasti di una legislazione che ha reso più difficile e precaria la regolarizzazione degli immigrati e alle cause sociali e culturali della devianza, in particolare per i giovani. Ad esempio sarebbe bene riflettere sulle informazioni fornite da un articolo pubblicato da Repubblica dello scorso 12 Giugno (“Allarme, fioccano le bocciature”): il 40% dei ragazzi che si iscrivono agli istituti tecnici e professionali genovesi non arrivano al diploma, percentuale di gran lunga più alta di quella che si registra nei licei. La dispersione è particolarmente alta tra i figli di immigrati (la difficoltà linguistica agisce negativamente su tutte le materie), e tra i ragazzi (italiani e no) che si trovano in situazioni familiari e sociali di disagio e degrado.
Se gli immigrati di prima generazione non delinquono affatto, se le differenze tra i bambini alla materna e alle elementari sembrano solo deliziose variazioni delle meraviglie della bellezza umana, con la fine dell’infanzia la brutale distinzione sociale e di reddito non tarderà a manifestarsi e a rompere l’incanto.
Preoccuparsene però è così faticoso …
Marco Roverano