Milano – La gioia delle donne balla sul palco

Quello che è avvenuto il 17 Dicembre a Genova, si è ripetuto, ingigantito, il 14 Gennaio a Milano. Queste due manifestazioni mi hanno portato per l’arco di alcune ore a condividere nuovamente la piazza con molte delle donne con cui avevo vissuto l’esperienza femminista nel sindacato degli anni Settanta.


Con alcune di loro ero rimasta in relazione personale, molte altre le avevo solo incontrate per strada, ogni tanto. Ognuna di noi a questi appuntamenti nati da messaggi affidati alla rete ci è venuta da sola, nessun tessuto connettivo organizzato ci collega più l’una all’altra: a riportarci nello stesso luogo sulla soglia dei sessant’anni per pronunciare di nuovo delle parole politiche pubbliche è stata la trama di pensiero e di consapevolezza che ci eravamo costruite 30 anni fa, e un individuale sentimento di responsabilità per quella breve storia, per noi stesse e per le giovani donne che non conosciamo.
A Milano queste donne giovani c’erano. Milano è stato il momento di incontro a cui molte di noi in questi anni hanno pensato, senza avere la soluzione giusta da proporre. Per questo la manifestazione di Milano è stata una meraviglia, ho provato una grande gioia, e le donne conosciute e sconosciute con cui ho parlato esprimevano la stessa gioia che provavo io. Non soddisfazione perché era andata bene: gioia. Credo che sia perché ci siamo espresse ed incontrate con libertà. Susanna Camusso, a suo tempo come me nel Coordinamento Donne FLM, ora segretaria generale della CGIL Lombardia, ad un certo punto la sua gioia la esprime mettendosi a ballare sul palco. Nessun uomo nel suo ruolo lo farebbe mai, e il mio cuore canta perché mi rispecchio in questa sua femminile libertà di esprimersi.
Ma che tutto sia diverso, che tutto dovrà essere di nuovo inventato, risulta anche troppo chiaro quando sul palco inizia a parlare una ragazza che racconta la sua vita di precaria, di lavoratrice priva di prospettive e di diritti, incluso quello alla maternità. Una recente ricerca diretta da Giovanna Altieri (Istituto Ricerche Economiche e Sociali) riporta che solo il 40 % delle donne con contratto di collaborazione ha dei figli, nonostante che l’età media delle persone legate a queste forme contrattuali sia di 40,9 anni (dati 2004).
Quando avevamo gli anni della ragazza che parla dal palco era il momento in cui il movimento sindacale conquistava, insieme al salario, i diritti della dignità della condizione del lavoro: la libertà sindacale, l’accesso alla cultura con le 150 ore, il legame con il territorio con il salario sociale. E in cui le donne forzavano le piattaforme sindacali inserendovi l’orario elastico, i permessi per assistere bambini e familiari, l’accesso alla professionalità e alla formazione.
Alla ragazza che parla alla piazza, col suo contratto a progetto, di tutto questo non è rimasto nulla.
(Paola Pierantoni)