Giustizia/1 – Pericu e Grillo bipartisan

Giornali e TV di ogni tendenza una volta tanto in sintonia: all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Genova (ma anche in tutta Italia) aula semideserta; negli scranni poche toghe rosse, nere e avvocati. Nessun magistrato tra il pubblico, ridotto alla presenza delle solite autorità, alcuni rappresentanti delle istituzioni e di qualche partito. Pochi avvocati.


Secondo il senatore Massimo Brutti (DS), cinque anni di riforme hanno avuto il singolare pregio di mettere tutti d’accordo contro il governo. Pubblici ministeri, magistrati, avvocati, civilisti e penalisti. Perfino Aurelio Di Rella, presidente dell’Ordine degli Avvocati, non risparmia critiche al ministro della giustizia (“Un ottimo ingegnere”). La riforma dell’ordinamento giudiziario, le modifiche del codice e della procedura penale, le leggi ad personam, la ex Cirielli, la legge Pecorella sull’inappellabilità, rimandata alla Camera da Ciampi per incostituzionalità, ma che la maggioranza del Parlamento insisterà ad approvare comunque, la sproporzionata dilatazione della legittima difesa. Un elenco interminabile di guasti provocati nel settore della giustizia che hanno già scavato in profondità e che non potranno essere facilmente spazzati via. “Non chiedetemi dove andremo a finire perché già ci siamo”, così, citando Ennio Flaiano, chiude la sua relazione il procuratore generale di Bologna.
A Genova invece, tra alcuni esponenti politici e istituzionali della maggioranza e dell’opposizione, si registra invece una singolare convergenza. Mentre il senatore Luigi Grillo (FI) dichiara che “non si può criticare l’annuncio di una riforma che non c’è ancora come quella dell’inappellabilità o criticare aspramente una legge che è entrata in vigore da pochi mesi, la cosiddetta ex-Cirielli”, Pericu, constata che “le innovazioni legislative recenti sono molto discusse e contrastate” e afferma che “occorre un tempo lungo, di regola qualche anno, prima che il nuovo ordinamento si assesti” (Corriere Mercantile, 29 gennaio). Come a dire, queste leggi ci sono e ce le dobbiamo tenere.
Secondo lo stesso quotidiano (24 dicembre 2005), in caso di vittoria del centro sinistra il sindaco di Genova potrebbe essere chiamato a far parte del governo Prodi.
(Oscar Itzcovich)