Giustizia/2 – In nome della legge non del sentimento

Nell’articolo “Incompatibilità ambientale difendere l’ambiente” (OLI n. 86) si parla del PM di La Spezia Attinà. Questo magistrato aveva disposto dei sequestri nel corso di indagini per reati ambientali. Il Tribunale della Spezia aveva revocato quei sequestri e Attinà aveva iscritto nel registro degli indagati uno dei giudici di quel tribunale, quello che aveva redatto la motivazione. In seguito a questo, il Consiglio Superiore della Magistratura ha deliberato il trasferimento d’ufficio dl PM Attinà per ”incompatibilità ambientale”.


Nell’articolo si prende posizione a favore del PM Attinà e si fa riferimento a una petizione a difesa del dottor Attinà che ha raccolto oltre 2.100 adesioni. E’ un bene che l’opinione pubblica sia informata delle decisioni giudiziarie e che ne discuta. Tuttavia credo che quell’articolo si presti ad alcune considerazioni.
L’indipendenza della magistratura è una garanzia dei diritti di tutti. Oggi questo principio costituzionale è messo in serio pericolo, come anche su OLI è stato ripetutamente segnalato.
Un esempio per tutti, la riforma dell’ordinamento giudiziario imposta dall’attuale maggioranza di governo.
Non si sono prodotti guasti solo sul piano legislativo. Ci sono stati anche pesanti interventi del ministro Castelli sul merito delle decisioni giudiziarie. Ricordo il caso della scarcerazione di due nomadi arrestate perché sospettate di aver tentato il sequestro di un neonato. E ancora una decisione del giudice Clementina Forleo che respingeva una richiesta del PM di misura cautelare per imputati accusati di terrorismo (imputati che poi vennero assolti). In questi casi si fece riferimento al sentire popolare, che sarebbe stato offeso da quelle decisioni. Del resto, il ministro (e la parte politica cui appartiene) in più occasioni ha indicato il “comune sentire della gente” come canone interpretativo per il magistrato. Concetto abnorme, pericoloso, che si traduce anch’esso in una minaccia all’indipendenza del giudice, minaccia forse più sottile, ma pericolosa: quale suggestione può derivare al magistrato nel momento della decisione dal “comune sentire” (magari manifestato in petizioni popolari)? Proprio ispirandosi alle reazioni popolari alle condanne di chi troppo precipitosamente aveva freddato il ladro che minacciava i suoi beni, il parlamento ha ora approvato una legge che modifica la norma che regola la legittima difesa, di fatto incentivando il ricorso all’uso delle armi.
Certo, non assimilo i 2.100 firmatari della petizione a quelli che reclamano punizioni esemplari. Voglio soltanto segnalare il pericolo insito nel valutare (come si fa nell’articolo) una vicenda giudiziaria, distinguendo tra “buoni” e “cattivi” sulla base della tipologia del reato perseguito e delle reazioni popolari.
(Anna Ivaldi, magistrato)
Accetto volentieri le cortesi osservazioni del magistrato Ivaldi. Osservo solo che le 2.100 firme raccolte contro il trasferimento di Attinà sono l’espressione di una protesta – forse ingenua perché ignora che i trasferimenti dei magistrati hanno spesso motivazioni plausibili – di cittadini che non vogliono vivere con l’amianto sotto casa col rischio di crepare di cancro. A me i 2.100 firmatari sembrano “buoni” perché stanno dalla parte giusta, della difesa dell’ambiente, della salute, del rispetto del buon senso. Le loro firme esprimono una opinione e un desiderio di partecipazione. Non riesco a considerarle un tentativo di indebita pressione come sarebbe se fossero ministri o rappresentanti delle istituzioni.
(m.c.)