Finanza – C’è la Genova intoccabile nel concerto dei furbetti

C’entra la Carige con lo scandalo finanziario dell’anno che ha portato in galera Fiorani con i suoi compagni di merenda e ad inquisire l’ex governatore della Banca d’Italia con un bel po’ di funzionari dello stesso organismo? Certo che c’entra. Peccato che a livello locale il Secolo XIX che ha dedicato alla faccenda due pezzi l’11 e il 12 aprile scorso, abbia circoscritto il tutto alle attività di “lobbista” del senatore Grillo facendosi subito perdonare da lui col dargli circa il 50% dell’articolo per scagionarsi.


E peccato che anche Repubblica (11 aprile 2006) abbia scelto di mitigare il suo pezzo (“Fiorani: ecco la trama genovese”) affiancandogli una dichiarazione del presidente di Carige, Berneschi, sia pure sotto forma di “intervista”. Popolare di Lodi (Fiorani) e Carige (Berneschi) con la benedizione di Bankitalia (Fazio) hanno intrecciato le loro manovre finanziarie speculative al punto che non è difficile immaginare uno sviluppo genovese dell’ inchiesta. Fiorani ha dichiarato che fu proprio Fazio a indirizzarlo alla Carige quando lui si muoveva alla ricerca di denaro per la sua scalata nascosta. La domanda degli inquirenti è se Carige, comprando 100 milioni di euro di azioni Antonveneta, lo ha fatto perché era un “affare” o perché mossa da interessi diversi. E in questo secondo caso di quali interessi si tratta? Le piste seguite dalla magistratura sono diverse, dall’appartenenza all’Opus Dei del vertice di Bankitalia, Carige ecc., alla presenza nella direzione Carige di altri personaggi coinvolti nel concerto come il parlamentare Udc Bonsignore (anche lui imputato di aggiotaggio nell’inchiesta Antonveneta) e il cui figlio è membro del Cda Carige. Fiorani sostiene che Bonsignore oltre a far parte del gruppo dei concertisti era uno dei tre politici che della faccenda “sapevano tutto”. Proprio come l’ex senatore Grillo che, interrogato in proposito, ha sostenuto di aver voluto “difendere solo l’italianità delle banche e l’Italia dalla presenza di troppi capitali stranieri”. Quanto alla Carige Grillo aveva dichiarato, sin dal 16 febbraio 2006 (Sole 24 Ore), che rilevando quote di Antonveneta e Bnl pensava sicuramente di incrementare i suoi sportelli in Veneto e nel Lazio. Una vera intuizione, la sua, che Berneschi nella sua autointervista conferma: Ho dato una mano a Fiorani in cambio di “un po’ di sportelli”. “Se ti crescono potresti venderli a noi gli dissi, a voce (nda, purtroppo!)”. In ogni caso ha precisato Berneschi di affari come quello con Fiorani lui ne farebbe uno al giorno ecco perché non c’era alcun bisogno che Fazio gli telefonasse per chiedergli di comprare azioni di Antonveneta. Tutto qui. E i 150 milioni di euro di Carige a Caltagirone, big del controppatto Bnl? E la creazione di Confimmobilare, presieduta da Ricucci? Una notizia di quasi sette mesi fa’ (Repubblica, 16 ottobre 2005), “Immobiliari. Lo sbarco di Ricucci: una santa alleanza per gestire il business delle case” (con Billé!). A fare da sponda ci sono la Carige, tra i soci fondatori insieme a quattro istituti di credito, e quella Fondazione Sorella natura attiva nella cosiddetta finanza etica che ha trai suoi soci onorari Antonio Fazio e Giampiero Fiorani”. Peccato che nella sua autointervista Berneschi non preveda queste domande e quindi le risposte.
(Manlio Calegari)