Quiz – Chi manovra in segreto i destini della Liguria?

Davvero strano il “Contrappunto” di Franco Manzitti su Repubblica-Lavoro del 1° Maggio.
Una voce elenca alcuni temi del dibattito pubblico genovese, quelli più frequentemente presenti sulle pagine dei giornali cittadini, concludendo invariabilmente con un’esortazione: non parliamone, discrezione, silenzio…
A chi appartiene la voce che si rovescia sul lettore come un flusso di coscienza joyciano?


E’ Manzitti stesso a rispondere: si tratta del Manovratore, “lo stratega occulto delle operazioni che ci porteranno a votare per un sindaco piuttosto che per un altro”, il tessitore “dei grandi disegni strategici della città, del suo sviluppo”. Qualcuno che ha bisogno di stendere un velo opaco sui temi caldi, sulle scelte impegnative sia programmatiche, sia politiche, per “arrivare impunemente all’elezione di Tursi con le decisioni prese solo in ristrette stanze”.
E’ un modo piuttosto tortuoso per dire che la scelta del futuro sindaco di Genova rappresenterà un passaggio cruciale nella determinazione della geografia del potere non solo genovese, ma ligure.
Ma al contempo è anche la denuncia, inedita e molto preoccupata, della crisi dell’informazione nella nostra regione. Dei condizionamenti a cui è sottoposta (vedi gli artt. di m. c. sul n. 99 di OLI). Del vuoto in cui si trova ad annaspare, per i silenzi e i depistaggi di chi, gestendo la cosa pubblica, avrebbe il dovere della massima trasparenza, senza cui non vi è democrazia. “Stratega occulto”, “ristrette stanze”: questo linguaggio non è usabile per descrivere una democrazia, bensì le operazioni di “Cosa Nostra”.
E allora chi è il misterioso Manovratore? Chi non vuole le primarie, che potrebbero far saltare giochi troppo importanti per affidarli alla normale dialettica politica?
Sarebbe forse troppo facile pensare all’accoppiata Burlando-Scajola. Nel grande gioco ci sono in molti, anche insospettabili. Certamente l’eclissi di Luigi Grillo non è dispiaciuta alla diarchia che domina sempre di più la Liguria. Diarchia tra opposti schieramenti? C’è da meravigliarsi? Gli affari migliori sono sempre bipartisan.
Siamo obbligati a tirare a indovinare, sulla base di labili indizi. Anche questa è crisi della democrazia. Di questa democrazia. Fondata su partiti-associazioni private, e ormai quasi segrete. Fondata sulla delega incondizionata, e sulla reale mancanza di alternative. Altro che “democrazia dell’alternanza”!
(Pino Cosentino)