Diritti umani – Mentre l’UE bacchetta il ministero promuove

Il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d’Europa ha pubblicato il 27 aprile un rapporto sullo stato delle carceri e dei centri di permanenza temporanea (Cpt) dopo la visita effettuate in Italia nel 2004 (www.cpt.coe.int/en/states/ita.htm).


I compiti del Comitato, sebbene necessariamente limitati dalla diplomazia, hanno dato considerevoli risultati. Nonostante il linguaggio edulcorato, i rilievi mossi all’Italia sono pesanti: carceri sovraffollate, assistenza sanitaria scadente, personale insufficiente. Una questione particolarmente esaminata è stata quella dei maltrattamenti. La commissione di Strasburgo ha ritenuto necessario raccomandare “che sia ricordato a tutti i membri delle forze dell’ordine che ogni forma di maltrattamento (compresi gli insulti) di persone detenute è inaccettabile, che tutte le informazioni relative ad eventuali maltrattamenti saranno oggetto di un’inchiesta e che gli autori dei maltrattamenti saranno severamente puniti”.
La commissione ha voluto sottolineare che segue con estrema attenzione i processi sugli eventi del 2001 a Napoli (17 marzo) e a Genova (20-22 luglio), che richiede di essere regolarmente informata dell’evoluzione delle inchieste giudiziarie e disciplinari in corso relative alle accuse di maltrattamenti formulate contro le forze dell’ordine in quelle occasioni e che desidera continuare a ricevere delle “informazioni dettagliate sulle misure adottate per evitare il ripetersi di episodi simili nel futuro (per esempio, a livello della gestione delle operazioni di mantenimento dell’ordine, della formazione del personale e dei sistemi di controllo e di ispezione)”.
Le risposte delle autorità italiane sono state burocratiche e elusive. Per esempio: nessuna misura disciplinare finora è stata applicata alle forze dell’ordine per “evitare ogni interferenza con un’azione penale dell’autorità giudiziaria che è ancora in corso”. Così, spiegano, dispone l’articolo 11 del DPR n. 737/1981, ma omettono di dire che molti funzionari incriminati sono stati intanto promossi.
La diffusione sulla stampa nazionale del Rapporto per la prevenzione della tortura è stata scarsa. In ambito locale solo un articolo del Corriere Mercantile (Il Consiglio d’Europa: “Mai più come al G8”), un trafiletto del Secolo XIX (G8, Strasburgo ammonisce l’Italia) e un pezzo surreale del Giornale (L’Europa zittisce i no global: “Nessuna tortura al G8”).
Ecco un argomento che sarà indubbiamente al centro del ciclo di incontri sull’informazione e i media che l’Università promuove in collaborazione con il Centro per l’Educazione ai Diritti Umani (CEDU), con il patrocinio dell’Associazione ligure dei giornalisti e l’intervento di professori di Genova e di Urbino, giornalisti, personalità del mondo culturale, esponenti di organizzazioni non governative come Amnesty International, Peace Reporter, Reporter senza frontiere, ecc.
Gli incontri – che si terranno tutti i venerdì, dal 5 maggio al 9 giugno 2006 – sono aperti al pubblico (www.unige.it/eventi/docs/media_diritti.pdf). Ottima iniziativa, arrivata al secondo anno, anche con la partecipazione di studenti che sono incoraggiati a frequentare perché la loro presenza dà diritto a crediti formativi utili per il loro curriculum.
(Oscar Itzcovich)