Primarie/2 – Industriali e banchieri un nome ce l’hanno

Secolo XIX del 26 aprile – ma gli stessi concetti si trovano nella intervista rilasciata a Repubblica il primo giugno: Parla Bisagno, il presidente degli industriali. Sbrigativo e netto come si confà a un manager, presidente di una associazione potente, Bisagno dichiara che lui alle primarie non ci crede. Sono solo un espediente buono per partiti che non hanno candidati abbastanza forti per contrastare quelli altrui (“non c’è consenso generale e allora lo chiediamo al popolo”) e che spesso vengono promosse al solo scopo di bruciare i candidati degli altri.


Aggiunge che quella del sindaco è una scelta che spetterebbe ai partiti che hanno l’obbligo di trovare un’intesa (“si uniscano a conclave ed escano solo quando si sono messi d’accordo”). Bisagno dichiara anche il suo stupore per la candidatura Vincenzi – che oramai s’è capito è l’unico ostacolo per qualsiasi candidatura che verrà lanciata in città. Perché, chiede Bisagno, vuol lasciare l’Europa per fare il sindaco? E il primo giugno rinforzerà: “Mi stupisce che lei non capisca l’importanza…”. Conclusione: niente primarie e ancora meglio se Vincenzi resta dov’è.
Venerdì 2 giugno, sul Lavoro – dove Bisagno solo il giorno prima ha ripetuto le sue opinioni – è di turno (al Lavoro è di casa) il presidente di Carige, Berneschi (che tanto per cambiare parla delle quote di Carige in Banca d’Italia, “Non ci potranno espropriare…”, evitando però di parlare di questione più calde: Fiorani, Riccucci, Fazio ecc.). Richiesto di dire la sua sul futuro sindaco: “Il sindaco? Ma perché me lo chiedete sempre? A me sembra che Margini vada benissimo….”.
Ha ragione a scocciarsi Berneschi. Perché Manzitti, responsabile di Repubblica – Il Lavoro, la stessa domanda gliela aveva già fatta in passato almeno un paio di volte. Ad esempio in una intervista pubblicata il 4 ottobre 2005.
“Cosa pensa di una nuova generazione a Tursi, aveva chiesto Manzitti a Berneschi (cercando aiuti per la sua personale campagna per il ringiovanimento dei politici)?
E Berneschi: “Un buon sindaco sarebbe un cinquantenne con una giunta di giovanissimi…”
“Vincenzi, Zara, Margini?”
“Margini, Margini non sarebbe mica male…”
E a questo punto si capisce perché la voce petulante di Pellizzetti che aveva osato mettere in dubbio sul Secolo una candidatura con così autorevoli sponsor, è stata messa in castigo: due mesi in silenzio.
(Manlio Calegari)