Ist, Iit, Infm. Ricerca scientifica mestiere da precari

Tre fatti riguardanti la ricerca nazionale si intrecciano in queste settimane, in questi mesi, a Genova. A ben guardare sembra anche che in tutti e tre i casi ricorrano gli stessi errori di comprensione e di prospettiva e che, anzi, essi siano la causa prima di un intreccio che potrebbe essere invece positivo per la città e per il Paese.


Il caso più semplice è quello del licenziamento del Direttore Scientifico dell’IST da parte del Commissario Governativo; il motivo – ufficiale – il mantenimento di una collaborazione esterna all’Istituto. Ohibò, violazione della regola sacrosanta che impone ai medici l’esclusiva con il servizio sanitario, regola che il Governo da cui il Commissario dipende vuole peraltro smantellare. Peccato si tratti invece di una collaborazione scientifica con uno dei più prestigiosi centri di ricerca statunitensi.
Clamore, licenziamento rientrato (sembrava), figuraccia assicurata.
Morale: la politica – il Commissario, ma soprattutto chi lo ha nominato dandogli, si suppone, un mandato – non comprende le ragioni e le regole della ricerca, tanto meno quelle che ne regolano i comportamenti a livello internazionale.
Secondo caso in ordine di difficoltà, quello dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT); il motivo – ufficiale – la creazione di una prestigiosa istituzione di ricerca nella nostra città. Clamore, firma del protocollo, tutti contenti (a Genova). Peccato che, al di là del nome scelto, troppo esplicitamente un richiamo all’acronimo del prestigioso Massachussets Insitute of Technology (MIT), la scatola sia clamorosamente vuota, soprattutto di risorse: i 100 Mln di Euro di dote annua a regime sono una briciola rispetto al bilancio del MIT, poco più del bilancio dell’INFM (Fisica della Materia) che operava in uno solo dei tre settori su cui è prevista l’attività dell’IIT; l’INFM operava peraltro con personale i cui costi all’80% erano a carico del sistema universitario: circa 200 Mln di Euro mancano all’appello.
A meno che, pensano i maligni, l’IIT non sia altro che una struttura che finanzia progetti di ricerca eseguiti poi altrove, scegliendoli sulla base di criteri definiti non in sede scientifica, ma in sede politica. Perché l’IIT è struttura retta da un Commissario Governativo, a differenza di qualunque centro di ricerca serio. A meno che non arrivino all’IIT fiumi di denaro privato che in Italia nessuno ha mai visto investire in ricerca. Che evidentemente hanno invece visto – sognato? – Berlusconi e Tremonti. Che, non essendo genovesi, non ricordano né Genova Ricerche, né il Parco Scientifico e Tecnologico.
Terzo caso, quello della riforma del CNR, che a Genova si declina soprattutto sotto il nome di INFM; il motivo – ufficiale – rendere efficiente e rilanciare il CNR, anche tramite l’adozione dell’”innovativo modello INFM”.
Clamore, decreto fatto, molti scontenti.
Il “gioiello” INFM è di fatto scomparso – i docenti universitari sono ritornati a fare progetti nazionali ed internazionali tramite le rispettive università; il Commissario del CNR dice, dopo più di un anno di dolce far niente, che le cose non andavano poi così male come lui credeva, il progetto di rilancio langue per carenza assoluta delle risorse che il Governo aveva promesso al Commissario stesso.
Morale (finale): la parola che più ricorre è “commissario”, sembra proprio aver ragione chi dice che questo Governo non capisce o non vuol capire che fare ricerca, specie a livello internazionale, è altra cosa, che il governo della ricerca si basa semmai su autonomia delle istituzioni e valutazione scientifica rigorosa.
C’è un’altra parola che aleggia in tutta questa vicenda, finora non scritta, ma che voglio ricordare: precari. Già perché tra un’aulica discussione e l’altra, tra un risparmio e l’altro, tra un commissariamento ed un licenziamento, molti si sono dimenticati che la ricerca viene fatta da persone che alla fine del mese vanno pagate (a meno che non le paghi qualcun altro): l’unica cosa rimasta dell’INFM sono ormai precari di grandissimo valore, ma di scarse prospettive, l’IIT per legge non ha personale, l’IST non ha nemmeno la dignità di fare contratti di lavoro (a termine) ai propri validissimi precari, si limita alle collaborazioni coordinate e continuative.
(Paolo Saracco)