Carige – Libertà d’informazione e uomini d’onore

Dopo le pesanti accuse venute dalle pagine del Sole 24 ore del 16 febbraio e del Corriere della Sera del 23 ottobre e 13 novembre 2006 (OLI n. 116), e il “fascicolo” aperto dalla Procura genovese sul conto della banca, la Carige si è mossa. Ha detto che si tratta di sporche bugie? Niente di tutto questo. Il Consiglio di amministrazione della Carige ha dichiarato – con inserzioni a pagamento sui giornali locali (in data 13 ma apparse il 15 novembre) – che la banca è vittima di “una campagna di stampa denigratoria” e di “una lesione dell’immagine, della [sua] onorabilità e reputazione”.


Il Consiglio ha inoltre confermato “la più completa a totale fiducia all’attuale Management”, cioè a se stesso. La tesi del Consiglio di amministrazione di Carige è che le pesanti accuse contenute negli articoli del Corriere e del Sole 24 ore sono il frutto di una cospirazione contro la Banca. Per questa ragione Carige ha depositato in Procura una denuncia contro ignoti con l’accusa di aggiotaggio. L’aggiotaggio bancario – regolato da una legge che risale al 1938 (art. 98 della legge n. 141) e da successive modificazioni – è “diretto a tutelare il buon nome delle singole aziende di credito” e prevede che “chiunque divulga, in qualunque forma, notizie false, esagerate o tendenziose riguardanti banche o gruppi bancari, atte a turbare i mercati finanziari o a indurre il panico nei depositanti” … è punito con le pene stabilite dall’articolo 501 del codice penale, cioè da uno a cinque anni di reclusione.
Il che significa che chiunque ripubblichi o divulghi gli articoli in questione, potrebbe essere accusato, appunto, di aggiotaggio. E la libertà di informazione? C’è, a patto che non si parli di banche.