
© foto: Giorgio Bergami
12 ottobre 1953

© foto: Giorgio Bergami
12 ottobre 1953
Ma la signora Vergati ha per caso indagato se gli abitanti di Via Shelley in questione hanno per caso l’abitabilità delle loro case, peraltro piovute dal cielo e non costruite anche loro in una Valletta verde e immacolata, e nel caso non l’avessero, provare a chiedergli il perché? E per caso ha visto “de visu” dove vorrebbero passare con la strada che non disturba? E ancora ha mai percorso via Tanini alle ore 8,00 del mattino? Provare a ragionare con la propria testa invece che fare da cassa di risonanza alle altrui istanze sposandone acriticamente le posizioni? Cordialità
(Stefano Camisasso)
Egr. Sig. Camisasso, ho chiesto informazioni ai cittadini di via Shelley (componenti del Consorzio) circa le affermazioni da Lei fatte e ho interpellato il Presidente che mi ha ribadito che il Consorzio Strada Via Shelley (entità giuridicamente riconosciuta con tanto di Statuto, Consiglio di Amministrazione, ecc…) nacque all’inizio degli anni ’70 quando furono costruite le prime case, per tutelare la strada privata, per la sua manutenzione, l’illuminazione ecc.
“In me sento un disagio
che mi fa stare mogio
rammarico trangugio:
non ho un leader di pregio.
Sol di uno avverto il plagio:
do retta a Topo Gigio.

© foto: Pierantoni
Giovedì 29 ottobre l’aula della biblioteca della Facoltà di Lingue è strapiena di donne, studentesse soprattutto, ma anche signore di età. Chi non trova posto sui banchi siede per terra. L’evento, organizzato dalla rivista femminista Marea (http://www.mareaonline.it/), consiste nella proiezione del documentario “Il corpo delle donne”, con la presenza della regista Lorella Zanardo. E’ un documentario breve, intenso, nato da un progetto avviato un anno fa senza alcun finanziamento, sotto la pressione di una urgenza: “La constatazione che le donne stanno scomparendo dalla tv, sostituite da una rappresentazione grottesca, volgare e umiliante”. Una perdita “enorme”, una cancellazione dell’identità delle donne “che sta avvenendo sotto lo sguardo di tutti senza che vi sia un’adeguata reazione, nemmeno da parte delle donne medesime”. L’autrice e due collaboratori hanno registrato 400 ore di trasmissioni TV. Poi ne hanno fatto una sintesi folgorante.
Una tiepida giornata dell’ottobrata romana. L’autunno si fa presente solo con un tappeto di foglie rosse sull’asfalto. Le strade sono trafficate attorno a Castro Pretorio. Alle sue spalle il Policlinico.
Ne varco la soglia e nel bel mezzo dello scalone centrale mi accoglie uno striscione:
ASSUNZIONI SUBITO PER PIU’ QUALITA’ E RISPARMIO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA – COORDINAMENTO PRECARI ESTERNALIZZATI COBAS POLICLINICO La mente vi associa subito lo sciopero delle forze dell’ordine e un piccolo nugolo di lavoratori del parco acquatico di Roma che nello stesso giorno, mercoledì 28 ottobre scorso, bloccano via Flaminia gridando il loro no alla chiusura.
La “Variantona”, ultimo argomento di fuoco in Comune, provoca non pochi sussulti. La delibera metterebbe lo stop definitivo a nuove costruzioni lungo la ormai famosa linea verde: delineata da Renzo Piano è stata ripresa dai nuovi Indirizzi Urbanistici della Sindaco Vincenzi.
Una lodevole proposta attesa e apprezzata da molti, ma ecco che durante l’audizione presso il Consiglio il presidente per la Consulta edilizia dichiara secco: “Una occasione persa per Genova”. Perciò sono sorti dubbi, anche politici, la questione è rinviata, mentre si innesca qualche retromarcia: taglia un pezzo a levante, rimetti una pezza a ponente, la green line sembra ora tracciata da gente senza occhiali.
Che non sia l’Auditorium Montale la sala dove dovrebbe tenersi la conferenza che cerco lo rivela al primo sguardo un pubblico fatto di famiglie e bambini dai cinque ai tredici anni.
Non so cosa succederà lì, non ho con me il programma, ma accetto l’errore e la casualità, mi siedo ed aspetto. Buio in sala e parte un filmato. Perplessità: sembra proprio il filmato pubblicitario di una marca automobilistica, uno di quelli che si vedono prima che inizi un film: automobile elegante che percorre strade deserte, tra paesaggi fantastici; alla guida un bell’uomo che canta a voce spiegata contento di sé e della sua potenza di guidatore in quel mondo di cui è l’unico abitante. L’automobile corre sempre più veloce. Finirà, educativamente, per schiantarsi? No.
Tra le ultime uscite nelle sale cinematografiche va segnalato l’ultimo film di Michael Moore, perché ha il pregio di far vedere sullo schermo quello che i più informati hanno potuto leggere su alcuni giornali, in internet e da alcune trasmissioni radio.
Capitalism: a love story è il racconto di quello che è successo negli USA negli ultimi anni, ed è una cronaca commovente, spietata ed ironica. Michael Moore fa quello che è bravo a fare: mettere in scena la vita dei più deboli, ponendosi domande alla ricerca di responsabilità. E se in Sicko, il film precedente, i deboli erano le persone prive di assistenza medica, in questo si riportano le conseguenze dell’enorme collasso finanziario americano sulla gente comune.
© foto: De Pietro
Che i politici si avvalgano di studi d’immagine e comunicazione non è un mistero. Più elevato il rango, più costoso e famoso il consulente. Ricordo il mio primo approccio con OLI, quasi senza sapere che di OLI si trattava, fu una meditazione a quattro mani sulle tipografie che stampano manifesti del candidato e contemporaneamente la campagna dell’ente che lo stesso candidato dirige come presidente, l’immagine moderna e tranquillizzante del candidato di punta con a disposizione il miglior fotografo sul mercato contrapposta al candidato di serie B, con la classica foto segnaletica di fronte sull’attenti, un po’ impacciato, abbracciato però da un sorridente capolista nazionale che lo presenta come “un bravo ragazzo al servizio di qualcosa”: insomma Fantozzi con il Capoufficio.