Autunno 1998. Al centro Civico di Cornigliano per tre settimane la mostra “Numeri Arabi” fece da cornice a rappresentazioni teatrali, musica, dibattiti: uno di questi aveva per titolo “Tra paura e normalità”.
Scorrendone la trascrizione conservata nell’Archivio del Forum Antirazzista di Genova, si incontrano gli argomenti di adesso, solo che allora c’erano lavori in corso diretti verso la speranza.
Le paure “degli” immigrati erano tante e drammatiche già allora, e l’elenco che ne fu fatto resta una buona descrizione della condizione immigrata in tutti i tempi, ma si poteva anche dire: “Dal 1990 ad oggi si sono moltiplicate anche le situazioni normali per un numero crescente di immigrati…”.
C’era un confronto aperto e costante tra la rete delle associazioni e la amministrazione comunale. C’era ancora la speranza di far cogliere alla politica, alla sinistra, l’immensa scommessa politica che Genova poteva giocarsi sulla immigrazione.
Autore: Redazione
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Migranti – 1998, quando c’era la speranza
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Informazione – L’apertura di un nuovo sguardo
“MediAttori” è un progetto finanziato dal Ministero del Lavoro che si concluderà il 31 maggio 2010. Capofila l’associazione COSPE (www.cospe.org), scopo quello di stendere una mappa dei cittadini immigrati di prima e seconda generazione che operano nel settore della comunicazione, di creare tra loro una rete, di favorirne la collaborazione con i mezzi di informazione a larga diffusione (a partire da Internazionale), e di valorizzarne le competenze giornalistiche per “accreditarli come portatori di nuove prospettive sull’Italia Multiculturale”.
I territori coinvolti dal progetto del COSPE sono Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Toscana. -
Città – Le melanzane della Marta
Dalle pagine dei quotidiani della settimana scorsa si affaccia sorridente la faccia della mia sindaco che, zappa in mano, invita Michelle Obama a prendere lezioni di orticultura da lei. Ha un aspetto più gioviale e quotidiano della first lady del presidente più importante del mondo ma questo non mi esime dal provare una immediata paura. Prima di tutto perché già l’anno scorso abbiamo passato settimane nel consigliarle, attraverso radio e quotidiani, come utilizzare il suo abbondante raccolto di melanzane. E i ‘tormentoni’ estivi sono simpatici, ma per due estati di seguito diventano ripetitivi. Che si passi per lo meno alle zucchine.
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Informazione – La regia della paura
Informazione Su Repubblica del 5 luglio Ilvo Diamanti scrive “…oggi il premier si è trasformato nell’Authority della Paura. Che stabilisce quando sia legittimo oppure no: avere Paura. Sentimento incoraggiato quando ne sono bersaglio gli immigrati… ma quando i problemi coinvolgono l’economia e il lavoro, le ragioni dei fatti passano dalla parte del torto” Esercizio: in quali contesti si addensa la parola “paura” sulla stampa cittadina? Da una breve ma sistematica indagine dei giorni appena passati (dal 1 al 6 luglio) ne emergono tre: Primo, gli immigrati. Con una novità: alla paura dell’italiano per il minaccioso migrante, dopo il decreto sicurezza si è aggiunta quella del migrante per il minaccioso italiano. Così ora tutti hanno paura di tutti.
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Badanti – La carità pelosa della regolarizzazione
Cos’è questa divisione dei migranti in una parte femminile innocente ed una parte maschile pericolosa? Da una parte le badanti da regolarizzare e dall’altra i temibili operai edili, metalmeccanici, agricoli ecc. da escludere.
Quale logica c’è dietro a questa divisione degli esclusi che pare condivisa dalla parte consistente della politica e dell’informazione? -
Lettere – Parliamone
Parliamone
Caro Dott. Petruzzelli, parliamone di persona, anche pubblicamente, e non attraverso lettere che, non potendo essere lunghe come dovrebbero, banalizzano inevitabilmente i concetti. Cordiali Saluti
(Francesco Scidone) -
Lettere – Diritti e doveri sul web
Leggo l’articolo Internet – Dal 1948 una legge per il web (m.c.a.) sul numero 232 di OLI. Mi trovo solo parzialmente concorde con MCA sulla questione dell’obbligo di pubblicazione. L’ipotesi di Tizio e Caio che litigano sul blog di MCA è una situazione classica, auspicabile in democrazia. Meno classico, ma possibile, che uno dei due sia stato “bannato”, bloccato o nascosto per impedirgli di rispondere. E’ il caso dei giornali, che non intendono sobbarcarsi la responsabilità di alcuni contenuti e si permettono di “astericizzarli”. In questo caso l’obbligo di pubblicazione manleva l’editore e il direttore responsabile di testata. Certo non è facile distinguere tra blog, testata giornalistica, OLI, giornali virtuali e Giornalino di Gianburrasca sul web, quindi formulare una legge che permetta di distinguere è complesso.
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Versante Ligure
PAPI DI ESCORT
E DI GOVERNO“Corteo vacuo e immorale
con di edonismo scopi!”
“Osceno carnevale
che scandalizza i pupi!”
(al Gay Pride la morale
la fanno i sottoPapi).
(che squallido) Finale.
Enzo Costa
email: enzo@enzocosta.net; http://lanterninoenzocosta.blogspot.com
Illustrazione di Aglaja
email: aglaja@fastwebnet.it; http://proveaglaja.blogspot.com
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Rom – Lettera aperta all’assessore Scidone
Capisco che nei momenti di paura, di insicurezza economica lo zingaro diventi facilmente un capro espiatorio.
In Italia, come in tutti i Paesi civili, si è colpevoli per ciò che si commette e non per l’appartenenza etnica. Se anche un solo rom non rubasse lei deve difenderlo da possibili pregiudizi perché le sue sono le parole delle Istituzioni Democratiche che lei rappresenta. Cosa direbbe se un cittadino di Castelvolturno fosse discriminato su base pregiudiziale “perché in quella zona c’è la camorra”?
Prendo tuttavia atto delle parole che lei usa per definire genericamente i rom che viaggiano in camper: “gente che sparge liquami per terra, stende i panni tra i pali della luce e che dove arriva fa aumentare i furti.” -
Genova pride – The sound of silence
Il silenzio tombale che, tra una raffica e l’altra di applausi, si è fatto in Piazza De Ferrari al nome di Burlando, quando Vladimir Luxuria lo ha ringraziato, lui assente, per il sostegno finanziario dato al Pride, dovrebbe essere ascoltato con molta attenzione dall’interessato, perché in quel silenzio c’era tutta l’immensa distanza che lo separava da quella piazza.
Lo ha tenuto lontano un improrogabile impegno familiare. Peccato, perché la presenza personale, il mettere il proprio corpo, la propria faccia, a contatto con altri corpi e facce è un messaggio politico inequivocabile.