Autore: Redazione

  • Visibilità – I metalmeccanici di ieri e di oggi

    Su Repubblica del 19 gennaio l’articolo dedicato alle manifestazioni dei metalmeccanici che avevano bloccato strade e ferrovie compariva sotto il titolo: “Sì, ritorna lo sciopero a gatto selvaggio, così gli operai non sono più invisibili”. L’espresione “a gatto selvaggio” indica in realtà tutt’altro, e cioè “lo sciopero in cui in una catena di montaggio le varie sezioni scioperano in tempi diversi, in modo da arrestare la produzione per il massimo tempo possibile” (Wikipedia). Una forma di lotta, quindi, innanzitutto interna alla fabbrica, finalizzata non alla visibilità pubblica ma ad incidere sulla produzione, praticabile solo se la sua organizzazione è capillare, posto di lavoro per posto di lavoro, operaio per operaio. Tutto molto, molto lontano, praticamente agli antipodi, dalle manifestazioni dei metalmeccanici nei giorni precedenti alla stipula del contratto: poche persone in strada che si sono affidate al blocco del traffico per conquis tare visibilità pubblica e titoli sui giornali.

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  • Prè – La strada del poi e il paese del mai

    Torniamo in via Prè. Per chi non avesse seguito (OLI 171), il riassunto in due parole: dopo il crollo avvenuto ai principi di novembre, via Prè è ancora chiusa, a scapito delle opere di risanamento che negli ultimi anni hanno avuto luogo, grazie a progetti di recupero urbano sovvenzionati dalla Comunità Europea.
    Ma a quando risale il degrado in via Prè? Il risanamento ha quasi vent’anni di storia.
    Tutto nasce da una legge regionale, “Contributi regionali per il recupero edilizio abitativo ed altri interventi programmati”, che nel 1987 istituiva i Programmi Organici d’Intervento (sinistramente chiamati con l’acronimo-presagio Poi), con l’obiettivo di innescare sinergie di azioni pubbliche e private per migliorare il patrimonio abitativo pubblico. Erano previsti perfino mezzi drastici come l’esproprio, qualora l’iniziativa privata non fosse stata in grado di sottrarre gli immobili al degrado.

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  • Convegno – Davvero la laicità si sta estremizzando?

    Partito democratico, 21 gennaio ore 18, incontro su “Storie di ordinaria laicità”. A Palazzo Tursi esperienze professionali e personali a confronto. Sul volantino è scritto: “Quale è la tua storia? Vieni a raccontarla!”.
    Dodici gli interventi a programma ai quali vanno aggiunte la presentazione del dibattito di Simone Farello, “il più giovane” capogruppo in Consiglio comunale dell’Ulivo in Italia e le conclusioni di Victor Rasetto, coordinatore provinciale del Pd. A raccontare la propria storia la mediatrice culturale dell’Ecuador, un professore universitario, il responsabile della comunità islamica di Prà, l’educatrice informale presso la comunità ebraica ed ancora medici e rappresentanti dell’associazionismo genovese. I politici di vocazione e professione incarnano la cautela diffusa. Farello spiega: “la laicità si sta estremizzando” e segnala come un grave errore della Francia di non ammettere il velo nella scuola pubblica. Farello ricorda la vecchia questione delle radici cristiane dell’Europa e riflette sulla mancata citazione: “oggi non sarei più contrario, l’Europa è altrettanto cristiana quanto il cristianesimo è europeo”. Registra la laicità come elemento “debole e forte allo st esso tempo”. E si dice disturbato dalle religioni che “protestano perché non hanno spazio” esortando a “dare la possibilità al Papa di parlare!”.

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  • VERSANTE LIGURE



    ZERO E MEZZO

    Una tragedia seria
    è per l’Italia intera,
    più atroce dell’aviaria
    sommata alla tortura:
    chiediam la moratoria
    dei parti di Ferrara.


    Progenitore

  • Lettere – SOS da Camogli

    Carissimi
    è molto che non ci sentiamo, ma la situazione mi sembra grave oltre ogni limite. Avrei voluto raccontarvi il momento positivo che stiamo vivendo a Camogli. Con un appello pubblico è stata indicata la candidatura a sindaco di Silvio Ferrari. Abbiamo incominciato a vederci, si sono organizzati gruppi aperti alla popolazione in cui si dibatte sui problemi e i progetti per la città e da questi gruppi dovrebbe uscire un programma con il quale presentarsi alle prossime elezioni. Bene, una certa euforia e speranza, ma ciò che accade a livello nazionale in qualche modo mi sembra che renda inutile tutto. Mastella, Cuffaro, Bagnasco, Ruini…E’ possibile che non possiamo fare nulla? La mia sensazione è che stiamo vivendo il punto più basso da molto tempo a questa parte, anzi, per il fatto che non siamo tutti a fare una rivoluzione mi sembra il più basso.
    Farnetico? Che mi dite?
    (Adriana Alimonda)

  • Italia-Libia – Se gli affari passano su tappeti di morti

    Ecco una favola in cui tutto è il contrario di quello che sembra. Politica e interessi economici a giustificare stermini lontani dalle cronache e dallo sdegno della Fortezza Europa (Rapporto di Fortress Europe, Fuga da Tripoli, http://www.meltingpot.org/IMG/pdf/RAPPORTO_LIBIA.pdf)
    Il colonnello Mu’ammar Gheddafi durante gli anni Novanta aveva aperto le porte all’immigrazione dal mondo arabo, in nome della solidarietà africana. Ai 5,5 milioni di libici si aggiunsero 2 milioni di immigrati, ma la situazione dal 2000 degenerò, creando tensioni razziali che sfociarono in guerriglia causando centinaia di morti; agli stermini seguirono le deportazioni nel deserto: donne e bambini, lavoratori e rifugiati politici furono mandati a morire e divennero un tappeto sulla sabbia del deserto, nel disinteresse delle Nazioni Unite.

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  • Trasporti – Le parole del viaggiatore e quelle degli esperto

    Un giorno, forse 10 o 20 anni fa, le parole dei cittadini si sono separate da quelle della politica. Non solo nel senso del gergo – la politica usa il politichese – ma anche nei riferimenti; quelli che permettono di guardare alle stesse cose anche parlando lingue diverse. Prendete il caso dei trasporti, bus, metro, treni… Le parole con cui i cittadini parlano dei mezzi di trasporto, orari, frequenza, rispetto dei tempi di percorrenza, si trovano ormai solo nelle lettere ai giornali o negli appelli dei comitati di viaggiatori. Alludono a fatti che le analisi della politica ignorano. Analisi dove il viaggiatore, quello in carne e ossa, che aspetta il bus che non arriva, che prende il treno sempre in ritardo -quello sporco con le pulci o quello pulito ma con i cessi fuori uso – lo stesso viaggiatore che deve decidere se continuare a prendere un mezzo pubblico o andare in macchina magari con dei colleghi, non c’è proprio.

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  • Operai – I modi per diventare finalmente visibili

    I tg della sera, tutti, mostrano operai metalmeccanici che occupano strade e stazioni. Scioperi spontanei -dice il commento- per il rinnovo del contratto di lavoro. La differenza tra la richiesta operaia e l’offerta di Confindustria sembra modesta, comunque non lascia capire al profano il clamore della protesta e la sua risonanza mediatica. Fino a pochi giorni fa degli operai non parlava nessuno. Invece oggi 17 gennaio 2008 gli operai sono lì sullo schermo che si agitano. Forse perché il 17 gennaio (come il 16, il 15…) viene dopo la Thyssen che a sua volta arrivava dopo che da mesi il presidente della Repubblica denunciava – in solitudine, vogliamo dirlo? – le morti sul lavoro. O forse perché i sindacati hanno detto – anche loro dopo la Thyssen – che facevano autocritica e che sarebbero tornati nelle fabbriche per vedere e capire cose ci succede dentro.

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  • Laicità addio – Quei Tg così devoti da far dire basta

    Forse non era una semplice boutade quella definizione di “seminarista”, buttata lì a caldo da un commentatore sulla figura di Gianni Riotta, al momento del suo ingresso sul ponte di comando del tg1. Era sbagliato pensare che una simile etichetta gli fosse stata frettolosamente appiccicata per via dell’aspetto: il taglio corto dei capelli a caschetto, il completo regolarmente scuro su camicia bianca, ma soprattutto l’espressione fervida e compunta, l’atteggiamento pronto, volonteroso, tipici tratti di chi si prepara a una vita di servizio, in tonaca o in clegyrman.

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  • Degrado/1 – Se il teppista di via Prè è l’incuria delle P.A.

    Cosa succede se un teppista spacca un vetro e nessuno interviene a sanare i danni e punire il colpevole? Secondo i teorizzatori della “broken window theory”, che ispirarono all’inizio degli anni ’80 la tanto evocata “tolleranza zero”, altri vetri andranno in frantumi e seguiranno via via segni sempre meno controllabili di degrado.

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