Durante la puntata di “Anno Zero” del 13 dicembre scorso, oltre al collegamento da Torino con gli operai della Thyssenkrupp, sono stati intervistati un uomo ed una donna, colpiti da gravi lutti.
L’uomo ha perso il figlio di circa 24 anni, operaio dell’Ilva di Taranto e la donna il marito, caposquadra in una ditta appaltatrice che lavora nello stesso stabilimento.
Hanno raccontato il loro dolore in maniera dignitosa e lucida come solo sa fare chi agisce per conto e in memoria dei propri cari: in Ilva, società a PP.SS., i lavoratori venivano addestrati nella scuola siderurgica per due anni;oggi l’Azienda, privatizzata (Gruppo Riva), per l’addestramento dedica 40 ore; i lavoratori possono essere sottoposti a ritmi di lavoro e turni pesanti , tanto che si contano numerosi infortuni, di cui alcuni mortali.
40 sono i morti dal 1993, una media di 2 o 3 l’anno, vittime di lavoro, silenziose, che spesso non hanno voce né in tv né sui quotidiani giudicate “fisiologiche” per una fabbrica di quelle dimensioni e natura.
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