Dai primi di marzo il caso Acquasola, tenuto vivo per più di due anni solo da un plotone di eroici e fantasiosi cittadini, è entrato in un nuovo gioco. Già nel gennaio scorso, in un dibattito presso la Facoltà di Scienze della Formazione, Annalisa Maniglio Calcagno, ex preside di Architettura, influente membro della Fondazione Carige e tra i più ascoltati esperti a livello europeo, aveva contestato duramente il progetto chiedendo alla città di reagire contro i misfatti che, appunto all’Acquasola, si stavano compiendo.
Autore: Redazione
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5 per mille – I fondi per l’Università? Speriamo nella lotteria
In Italia, sono 29.164 gli enti che si sono candidati alla ripartizione del 5 per mille dell`imposta sul reddito. Appartengono ai settori del volontariato, della ricerca scientifica e dell’università e si sono iscritti nella speranza di raddrizzare un po’ i loro sempre più esili conti. In attesa della scadenza del termine delle dichiarazioni, bisogna darsi da fare. Conquistare il maggior numero possibile di sostenitori. Perché il meccanismo per l’assegnazione dei fondi è un po’ diverso da quello del 8 per mille (finanziamento della Chiesa cattolica e di altre confessioni religiose) che è distribuito integralmente tra i beneficiari in proporzione al numero delle preferenze espresse. Chi non esprime nessuna scelta, manifesta solo indifferenza su come ripartire i fondi. Con il 5 per mille, invece, il contribuente decide se destinare o meno questa quota del gettito Irpef ai settori prescelti. La sua scelta incide quindi non solo sulla ripartizio ne ma anche sull’ammontare delle risorse da distribuire.
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Finanza creativa – Anche l’8 per mille lascia perplessi
Scrive Enzo Costa nel suo Lanternino (La Repubblica-Il Lavoro, 17/3/06). Itzcovich chiarisce ai lettori, su questo numero, il meccanismo e come la scelta del contribuente influisca sulla ripartizione , ciò che forse è stato fatto dalla stampa specializzata ma non da quella a grande tiratura.
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Storie antiche – Servono a distrarre i grandi duelli
Dopo il ciclone Sanremo, si sta abbattendo sui giornali lo tsunami “confronti elettorali”. Da almeno una settimana la stampa dedica la maggior parte dello spazio riservato alla politica italiana a quanto avviene in tv. Prima è imperversato il “caso” Berlusconi vs. Annunziata (o viceversa), poi lo scontro Berlusconi – Prodi davanti a Mimun. Ora lo spettacolo inscenato in Confindustria. Il confronto elettorale si risolve in un torneo, come nel medioevo, quando i campioni si affrontavano lancia in resta per decidere la sorte della bella di turno.
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Proposta di legge – Chi vuole davvero un’altra Tv
“L’opposizione di sinistra – ds, margherita, rifondazione comunista, comunisti italiani, verdi, oltre ai molti altri entusiasti del progetto – ha depositato una proposta di legge per la modifica del servizio pubblico televisivo. Dopo anni di reti lottizzate, di nomine politiche, di informazione di parte, la sinistra unita ha deciso che inaugurerà il proprio governo con una legge progressista, tanto più necessaria dopo i cinque anni passati, in cui il soffocamento dell’informazione e della satira hanno spento il sorriso dei telespettatori. Questa legge è il frutto di un percorso di crescita che ha reso i partiti consapevoli delle loro vere competenze ed ha permesso di fare un passo indietro rispetto al controllo politico sulla tv pubblica del paese.
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Radiorai – Le prediche esemplari della sacerdotessa
I pensierini della neo direttrice di “Anna” si diffondono via radio alle otto del mattino: “In Italia mancano uomini politici che forniscano esempi!” tuona con voce da sacerdotessa liberal. “Prendiamo due paesi europei diversi per cultura e tradizioni: la Spagna e la Gran Bretagna”, lì sì che fioriscono vite esemplari. Maria Latella si spreme ancora un po’ e con tono trionfante scova due modelli dai nomi altisonanti: Tony Blair e la regina Sofia. L’uno meritevole di aver preso un congedo di paternità di quindici giorni alla nascita del terzogenito, come un comune ma premuroso padre di famiglia; l’altra di aver risposto, durante un’intervista sul senso della monarchia, oggi, che i sovrani hanno soprattutto il compito di dare l’esempio.
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Memoria G8 – La corte europea chiede chiarezza
“Chi non vuole ricordare il passato è condannato a riviverlo.” E allora bando alla pigrizia e sforziamoci di ricordare, anche se fa male o dà fastidio.
Nelle dieci puntate precedenti ho cercato di raccontare su piazza Alimonda quello che in troppi hanno voluto nascondere. La Corte europea di Strasburgo, invece, ha accolto il nostro ricorso perché ha riscontrato lacune e contraddizioni nell’archiviazione e nella organizzazione dell’ordine pubblico che ha generato i fatti che hanno portato anche all’omicidio di Carlo. -
Società – Donne discriminate dal sano buon senso
Perché non era stata curiosa di conoscere il sesso dei bambini che aveva portato in pancia? Perché il genere era così distante da lei? Perché diceva che sarebbe stata una sorpresa? Non aveva forse aspettative? Se fosse stata femmina la poteva sentire più sua. Certo: un tassello di sé. Se fosse stato maschio poteva sentirlo più suo. Certo: del suo compagno. Pelle di lui. Ed era una di una vastità così intesa, di una potenza così grande ciò che accadeva dentro di lei, che le parole mancavano. Inafferrabili a spiegare. Non poteva raccontare la grandezza. “E’ la sola cosa che dà il senso del miracolo”, le venne spiegato. Lei rinasceva con i sui figli. E sapeva, dopo averli messi al mondo, che sicuramente un creatore c’era, anche se non agli indirizzi conosciuti.
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Quote d’ingresso – Anche manager extra, ma senza coda
Li abbiamo visti fare code dall’alba, rifocillati da volontari. Autorganizzarsi, stabilendo il numero d’ingresso nell’ufficio postale prescelto. Così in centro come in periferia.
I nostri politici si sono premurati d’avvisare: non di sanatoria si tratta, ma di quote di forza-lavoro prestabilite. Chi perde, perché non ha raggiunto lo sportello per tempo (i primi otto minuti dopo le 14.30), sarà ricacciato ai margini, nascosto alle luci della ribalta, clandestino. -
Par condicio tv – Chi ha sempre ragione nel salottino di AN
Qualcuno avrà forse giudicato una preoccupazione eccessiva, quasi un sintomo di paura, la serie di condizioni – stabilire in precedenza, e con precisione, tempi, inquadrature, tipo di regia, neutralità del conduttore, presenze in sala – poste da Prodi per accettare il confronto, non chiamiamolo duello, televisivo con Berlusconi. Se questo qualcuno però, giovedì sera, non ha avuto di meglio da fare che assistere su Rai 2 alla puntata di “Alice”, tribunetta o salottino elettorale di Anna La Rosa, si è certamente ricreduto sulle preoccupazioni “esagerate” del professore. La trasmissione ha fornito un campionario fin troppo evidente, quasi sfacciato, di come si può storpiare il principio della par condicio.