L’altra sera, all’uscita da Villa Croce, dove avevo assistito, o meglio, partecipato, ai “Figli dell’Uranio”, mentre parlavo delle emozioni provate, in quei tre quarti d’ora, dai miei cinque sensi, per non parlar dei piedi, dopo altrettanto tempo di coda per entrare -prenotazioni niente?-, ho ripensato ad alcune cose, che con lo spettacolo c’entrano marginalmente. Sono questioni che rimugino da qualche tempo e poiché le vivo, schizofrenicamente, quasi ogni giorno, per i ruoli che ho svolto e svolgo nel mio mestiere, ho pensato di descriverle sotto forma di dialogo.
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