Autore: Redazione

  • Wiesenthal. Il cacciatore solitario

    Alla fine della seconda guerra mondiale, il mondo e l’Europa in particolare, dovettero fare i conti con l’antisemitismo, la cultura del nemico, dei cattivi che per fortuna avevano perso la guerra. La documentazione e le immagini dei campi e dello sterminio furono la base dei processi che si conclusero a Norimberga nel 1946 con le condanne a morte e a pene detentive del gotha del nazismo. La guerra era finita da poco e istruire i processi non era stato facile. Con tutto ciò la massa documentale esibita fu enorme e convincente. Poi cominciò l’oblio.

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  • Film. La stampa che muore non fa ridere

    “Viva Zapatero” di Sabina Guzzanti non è un capolavoro. Niente a che vedere con Fahrenheit 9/11. Di Michael Moore nemmeno l’ombra.

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  • Alla mercé del vento

    Oh Spirito selvaggio, tu che dovunque t’agiti, e distruggi e proteggi! (Ode al vento occidentale, P.C. Shelley).

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  • Titoli. Prodi “anticristo” senza virgolette

    E’ una querelle ormai antica e pur sempre attuale, quella del rapporto tra titolo e testo giornalistico. Fino a che punto può spingersi la necessità di sintesi, la ricerca della frase efficace per non dire ad effetto?

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  • Lavoro. Ma le donne no. Non piacciono

    Festa dell’Unità di Genova, 12 settembre ore 18.00 incontro su “Donne: occupazione e qualità del lavoro”. A programma sei interventi qualificati, di cui tre saltano. In sala una ventina di donne. Presenza maschile ai minimi storici. Lella Trotta, segreteria DS, introduce l’incontro.

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  • Non solo calcio. La radicalizzazione rossoblucerchiata

    Non so se si è fatto caso che per le strade, nei bar, sul lavoro, sempre più persone indossano catene, braccialetti, doppi caschi, sciarpe, berretti, maglie inneggianti alle due squadre cittadine, oppure che tantissimi espongono su moto e macchine, zaini e tracolle, addirittura tatuati sui bicipiti, loghi canonici del tifo rossoblucerchiato.

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  • Sanità 1. L’ospedale di vallata? Grazie, non serve

    Chi nella Sanità non era contento delle lungaggini decisionali, è servito!
    Un’eternità per scegliere i Direttori Generali; direttori sanitari e amministrativi solo ai primi d’agosto; poi un talk show su Primo Canale, dove Burlando – a domanda risponde – esterna dubbi sull’Ospedale di Vallata e dice che bisognerà sentire, bisognerà vedere, discutere, riunire esperti, fare conteggi, collegialmente… Pensi già alla solita telenovela.

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  • Sanità 2. Non e’ il mattone che fa guarire

    Un ospedale, per essere efficiente, deve avere una certa dimensione. Un tempo (quando S.Martino era il “dinosauro” con 4.250 letti) si diceva che 800/1000 posti letto era la misura meglio gestibile. Ma a quei tempi ad un reparto di Oculistica ne servivano almeno 20; oggi, per la stessa attività, basta poco più di un buon ambulatorio. Per operare una persona di calcoli (rene, vescica, colecisti) il letto d’ospedale veniva occupato per 20, 30 e più giorni; oggi la persona è a casa sua dopo 48 ore.

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  • Dinasty. L’altro D’Alema. quello dell’Amiu

    Mentre Franco Manzitti lunedì 5 settembre condivide con il lettori la caccia ad un quarantenne candidabile per Tursi, il suo giornale pubblica venerdì 16 un’intervista di Raffaele Niri a un Ratzinger dei DS, D’Alema Piero Antonio, cugino di Massimo, nominato amministratore delegato dell’Amiu.

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  • Festa de l’Unità. Parole di Piombo senza risposte

    Per riuscire a capire il vero motivo che lo scorso 16 settembre aveva portato circa 100 persone a seguire il dibattito “ Le fasce deboli e il lavoro” nella seminascosta “Piazzetta Rodari” della Festa dell’Unità, si è dovuto attendere l’intervento di Giacomo Piombo, rappresentante della Consulta Regionale dell’Handicap e responsabile dell’Ufficio Handicap della CGIL, sommerso dagli applausi dopo che Lorena Rambaudi, assessore ai servizi Sociali del Comune di Savona e Mario Margini, assessore allo sviluppo economico e al lavoro del Comune di Genova, erano invece stati accolti con grande freddezza dalla platea.

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