Carissimi
è molto che non ci sentiamo, ma la situazione mi sembra grave oltre ogni limite. Avrei voluto raccontarvi il momento positivo che stiamo vivendo a Camogli. Con un appello pubblico è stata indicata la candidatura a sindaco di Silvio Ferrari. Abbiamo incominciato a vederci, si sono organizzati gruppi aperti alla popolazione in cui si dibatte sui problemi e i progetti per la città e da questi gruppi dovrebbe uscire un programma con il quale presentarsi alle prossime elezioni. Bene, una certa euforia e speranza, ma ciò che accade a livello nazionale in qualche modo mi sembra che renda inutile tutto. Mastella, Cuffaro, Bagnasco, Ruini…E’ possibile che non possiamo fare nulla? La mia sensazione è che stiamo vivendo il punto più basso da molto tempo a questa parte, anzi, per il fatto che non siamo tutti a fare una rivoluzione mi sembra il più basso.
Farnetico? Che mi dite?
(Adriana Alimonda)
Categoria: Politica
-
Lettere – SOS da Camogli
-
Operai – I modi per diventare finalmente visibili
I tg della sera, tutti, mostrano operai metalmeccanici che occupano strade e stazioni. Scioperi spontanei -dice il commento- per il rinnovo del contratto di lavoro. La differenza tra la richiesta operaia e l’offerta di Confindustria sembra modesta, comunque non lascia capire al profano il clamore della protesta e la sua risonanza mediatica. Fino a pochi giorni fa degli operai non parlava nessuno. Invece oggi 17 gennaio 2008 gli operai sono lì sullo schermo che si agitano. Forse perché il 17 gennaio (come il 16, il 15…) viene dopo la Thyssen che a sua volta arrivava dopo che da mesi il presidente della Repubblica denunciava – in solitudine, vogliamo dirlo? – le morti sul lavoro. O forse perché i sindacati hanno detto – anche loro dopo la Thyssen – che facevano autocritica e che sarebbero tornati nelle fabbriche per vedere e capire cose ci succede dentro.
-
Minacce – Se ammaina bandiera lo stato laico
No, non mi sento minacciata. Non da quello che il papa ha deciso debba essere la minaccia.
Sono profondamente felice se due persone si amano. Siano esse etero, gay, lesbo o trans. Sarò contenta se il loro amore verrà tutelato dallo Stato di Diritto, da uno Straccio di Costituzione, dalla possibilità di essere accuditi e di accudirsi come in ogni famiglia.
Mi sento minacciata invece dalle loro minacce. Da questo modo che hanno di porsi, dal loro invocare Dio per aver ragione, dal solco profondo che loro – politici e clero – stanno scavando sul futuro dei miei figli, nelle parole alle quali devo tornare a dare un senso tutti i giorni. Consolava l’idea che loro avessero un loro posto nel quale esercitarsi ed esercitare la fede. Ne possedevano il logo, i diritti d’autore e tutto il resto.
Ma la distanza tra me e loro era la mia tutela. E su quella distanza c’erano partiti che garantivano, presidenti che vigilavano, governi che operavano. E c’erano donne di partito con memoria ed occhi fini che mai avrebbero esitato nel rispondere. Queste di oggi paiono dei funamboli sul filo della laicità.
(Giulia Parodi) -
Genetica – Quell’integralismo che spara fango
Qualche tempo fa la stampa cittadina ha dato notizia in merito alle sentenza di Firenze sui test-preimpianto, della isterica reazione del deputato UDC Luca Volonté, salito sulle barricate assieme all’ala cattolica più intransigente. Costui nella sua esternazione accusava Livia Turco di voler modificare le linee guida della legge 40 solo per prendersi la rivincita sul referendum e di volere fortemente la pillola RU486 “per favorire la Multinazionale Exelgyn e di promettere le modifiche delle linee guida (della legge 40) per valorizzare i centri di sperimentazione di Flamigni e Antinori”.
-
Enrico-Victor – I mandarini dormienti e Laura che batte
“Cara Laura non prostituirti, l’università te la pago io”, Repubblica-Il Lavoro 8 gennaio.
Firmatario Enrico Musso, ex candidato sindaco della Cdl al Comune di Genova. Giovane professore universitario, in campagna elettorale proponeva di adibire un’area in città per la prostituzione legalizzata.
Laura, 29 anni, studentessa del Dams a Genova, intervistata dal quotidiano il 6 gennaio ha dichiarato: “per me è solo lavoro, lo faccio con il massimo distacco”. E’ stata “commessa, cassiera, segretaria. Tutti lavori da sgobbo, tutti saltuari”. Mal pagati. Del mestiere Laura denuncia le criticità: “siamo invase da straniere, che si vendono per quattro soldi”, evidenziando un approccio preciso: “della morale me ne frego”, “ormai, per me quel che conta è essere ben pagata”. I suoi sogni? Recensire libri o film, “ma mi sa che ormai sono troppo vecchia per tentare” -
Carovita – Di nuovo in coda per pane e riso
L’analisi è di Massimo Riva (“L’emergenza busta paga” Repubblica 20 dicembre ’07), uno degli osservatori più lucidi dell’economia italiana. “Al centro della agenda politica per il nuovo anno dovrà esserci la questione salariale”. Perché, scrive Riva, sta per arrivare una raffica di aumenti: “una nuova grandine che si sovrappone a quella dei mesi scorsi su beni essenziali. Il prezzo del pane è cresciuto nell’ultimo anno del 12,4%. Rincari minori ma significativi per pasta, latte, frutta, carne”. Anche se il tasso tendenziale di inflazione a fine novembre era stimato al 2,4%, gli indici settoriali e quello generale mostrano una forbice: la questione salariale sta lì, in questo scarto.
-
Simboli – Veltroni e i registri sulle unioni civili
Minimizzare il valore dei simboli, in un confronto a distanza ravvicinata con la chiesa cattolica, non si sa se definirlo ingenuo o ipocrita. Eppure Veltroni nel suo articolo su Repubblica del 19 dicembre dice testualmente: “… Sulle due delibere di iniziativa popolare e consiliare la cui eventuale approvazione non avrebbe avuto nient’altro che un mero valore simbolico senza poter migliorare di una virgola la condizione di vita delle coppie di fatto, non c’era una maggioranza sicura e comunque il loro contenuto era legittimo ma discutibile e non da tutti condiviso”.
-
Nazionalpopulismo – L’aspirante guru, gli zombi e i topi
Passa per la testa più fine del suo pollaio: la parte di guru che Giuliano Ferrara svolge per i Cavaliere, Marcello Veneziani mira a interpretarla per la destra parafascista; quella del creativo che traccia il solco, dell’intellettuale da convention e talk-show per dimostrare che anche sotto l’antico fez battono i cervelli. Tanto che perfino Santoro non esita a invitarlo nell’arena di “Anno Zero”, forse contando di ricevere dall’altra sponda un contributo di originalità critica e beccandosi puntualmente solo calci negli stinchi. Il meglio di sé però Veneziani lo riserva a Libero, il quotidiano che a dispetto dell’altisonante testata aveva come vicedirettore e ora come articolista principe un certo Betulla, nome in codice del giornalista che spiava i magistrati per conto del Sid deviato.
-
Il libro – Egoismi pubblici altruismi privati
¿Por qué se vuelven odiosos los viejos? Están demasiado satisfechos y no ceden su lugar. (Adolfo Bioy Casares, “Diario de la guerra del cerdo”, 1969)
Nel “Diario della guerra al maiale” Bioy Casares racconta di una Buenos Aires sconvolta da una crudele guerra contro i vecchi. A termini rovesciati, Tito Boeri e Vincenzo Galasso, esperti di economia e di mercato del lavoro, raccontano di un’altra guerra, incruenta, dalla quale le nuove generazioni escono con meno prospettive di quelle che avevano le generazioni precedenti. Lo fanno in “Contro i giovani. Come l’Italia sta tradendo le nuove generazioni” (Mondadori 2007, euro 15,00) descrivendo all’inizio le storie di vita di alcuni giovani di generazioni diverse.
-
Duopolio – Nasi e baffi finti urgono in Rai
“Non dimenticate i nasi e i baffi finti per uscire…” Andava giù piatto col suo sarcasmo “il nonno”, come molti chiamavano il decano dei cronisti di un antico giornale genovese. I suoi pesanti sfottò risuonavano in redazione come uno schiaffo per chi sapeva di essere coinvolto in qualcosa di poco lusinghiero: un buco, ossia una notizia persa, mancata, o peggio una gaffe, prese lucciole per lanterne, aver indicato come indiziato-quasi-colpevole, in un caso giudiziario, qualcuno che non c’entrava nulla. Le sue brucianti battute avevano allora l’effetto di un perentorio invito alla vergogna, sentimento che però non sembra fare più arrossire nessuno, qualsiasi sia la colpa.