Il libro – Egoismi pubblici altruismi privati

¿Por qué se vuelven odiosos los viejos? Están demasiado satisfechos y no ceden su lugar. (Adolfo Bioy Casares, “Diario de la guerra del cerdo”, 1969)

Nel “Diario della guerra al maiale” Bioy Casares racconta di una Buenos Aires sconvolta da una crudele guerra contro i vecchi. A termini rovesciati, Tito Boeri e Vincenzo Galasso, esperti di economia e di mercato del lavoro, raccontano di un’altra guerra, incruenta, dalla quale le nuove generazioni escono con meno prospettive di quelle che avevano le generazioni precedenti. Lo fanno in “Contro i giovani. Come l’Italia sta tradendo le nuove generazioni” (Mondadori 2007, euro 15,00) descrivendo all’inizio le storie di vita di alcuni giovani di generazioni diverse.


Giovanni (classe 1932), diploma di ragioniere e poi contabile in una trafileria alle porte di Milano, sposato, cinque figli che a poco a poco è riuscito a migliorare la sua posizione (“Erano anni di grandi progetti”). Maria (1938) di Salerno, laurea in Lettere antiche, subito sposata, insegnante di italiano e di latino in un liceo della provincia di Napoli (“Insegnare, un ‘lavoro usurante’? Allora sì che lo era! Ma tutti noi ci sentivamo partecipi di una missione, quella di alfabetizzare l’Italia”).
Monica (1970), master di economia negli Stati Uniti, che ha cambiato varie volte lavoro, ma non si è mai sentita una precaria e che come donna, mai si è sentita discriminata (“Ma da quando sono rimasta incinta, le cose sono cambiate. Lavoro più di prima e ho paura che pensino di sostituirmi”). Carlo (1982), figlio unico, curriculum di studi non eccellente, che – abbandonata Giurisprudenza dopo due anni e solo tre esami superati – da un paio di anni lavora in una radio come DJ, guadagna qualcosa, ma non tanto da essere indipendente (“Vivo ancora con i miei, a 25 anni”).
Per Boeri, l’altra faccia della medaglia del declino economico è il conflitto intergenerazionale, quello fra giovani e anziani che oggi vede gli adulti e gli anziani pestare i piedi ai giovani. “Scopriremo così – scrivono gli autori – che i genitori italiani sono molto generosi coi loro figli e molto egoisti coi figli degli altri”.
“Egoismi pubblici, altruismi privati” è, appunto, il titolo del capitolo centrale del libro dove viene messa sotto accusa la classe politica, ma non solo. “Si può dare la colpa di tutto questo ai politici. Lo si fa spesso. Ma la classe politica di un Paese è espressione del suo elettorato. Se gli italiani avessero voluto una diversa classe politica avrebbero potuto cambiarla da tempo. Quindi gli italiani, non solo i politici italiani, hanno permesso che si accumulasse una montagna di debito pubblico, che il debito pensionistico crescesse gravando come un macigno sulle spalle di chi oggi inizia a lavorare, hanno tollerato il degrado della scuola e dell’università, hanno lasciato che il mercato del lavoro segregasse i giovani in un circuito parallelo instabile e poco remunerato, hanno chiuso un occhio di fronte alle caste nell’accesso alle professioni e ai meccanismi di cooptazione nella classe dirigente del Paese, si sono disinteressati del peggioramento della qualità della vita nelle grandi città”.
Un atto di accusa ma anche una buona base per cominciare a discutere.
(Oscar Itzcovich)