Categoria: Informazione

  • Unione europea – Italiani brava gente

    Da Repubblica.it del primo gennaio, “Lui non è degno di essere salvato, lasciano morire invalido in agonia”. L’articolo racconta una storia di ordinaria follia in una cittadina della profonda campagna inglese, dove traditi da un cellulare due paramedici hanno deciso di comune accordo di non assistere un invalido colpito da un infarto perché a loro avviso non meritava di vivere. In se stessa, la notizia non è che meriti un commento, semmai un po’ di pietà per il povero malcapitato e qualche interrogativo sul problema della scelta dei ruoli lavorativi delle persone nella nostra società, legata a fattori esclusivamente economici, politici o legali e ormai non più etici.

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  • Cambio della guardia al “Lavoro-Repubblica”

    Ho casualmente appreso dal Tg regionale Rai di un nuovo cambio della guardia a capo della redazione di Repubblica Genova. Da fedele lettrice di quel quotidiano, vorrei cogliere l’occasione per rimarcare la mia soddisfazione riguardo la linea editoriale adottata dal giornale in quest’ultimo anno (in primis, una netta presa di distanza dalle politiche scajoliane, con conseguente epiteto di “tazebao” riservato dal ministro al Lavoro, il giornale di Pertini, mi piace ricordarlo!) e per auspicare quindi una continuità su questa strada, a mio avviso positiva. In tempi preoccupanti in cui l’informazione funge da voce del Padrone, è importante conservare invece una voce critica.
    (Ada Bodrato)

  • Bolzaneto – Le regole della democrazia e quelle del rugby

    Massimo Calandri, autore di “Bolzaneto. La mattanza della democrazia”(prefazione di G. D’Avanzo, Derive Approdi, Roma 2008, pp. 252, euro 15,00) è nato nel 1963. Da ragazzo sognava di fare il giornalista e ha cominciato a scrivere su Il Lavoro sin dal 1981 quando di anni ne aveva soltanto 18. Nel ’92 è stato assunto da la Repubblica dove, per le pagine genovesi, ha scritto e scrive di cronaca nera e giudiziaria. Un osservatorio privilegiato per una realtà che cambia rapidamente. Non c’è bisogno di scomodare Marx per sapere che la cronaca giudiziaria è la rappresentazione più efficace di una società. Se si cerca di scavare alla ricerca dei suoi riferimenti o dei suoi modelli, Calandri risponde sorridendo che per lui è stato importante il rugby, uno sport che ha praticato a lungo, a proposito del quale scrive su riviste specializzate, e che, nel tempo libero, ancora insegna ai bambini del Cus Genova, il club dove in passato giocava. Il rug by? Ma cosa c’entra con le storie del G8 e di Bolzaneto su cui ha scritto il libro o con la Diaz a cui ha dedicato su Repubblica tante delle sue cronache?
    C’entra ma tocca al lettore scoprirlo.

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  • Informazione – L’immigrazione e “la Repubblica”

    L’assemblea sull’immigrazione organizzata giovedì scorso, presso l’aula magna del Polo Didattico dell’Università di Genova, era presieduta dal giornalista di Repubblica Massimo Calandri. Un intervento ha voluto ricordare il ruolo negativo dei giornali, oltre che della politica, negli ultimi gravi sviluppi a livello sociale (aumento degli episodi di aggressione contro immigrati ed italiani neri) e legislativo (decreto sicurezza).
    Calandri ha risposto alle critiche dicendo è sbagliato generalizzare, non tutti i giornali criminalizzano gli immigrati, ci sono giornali che non lo fanno, ad esempio, Repubblica. La generalizzazione è certamente una componente fondamentale del razzismo. Quando un rom compie uno stupro non si può generalizzare dicendo che tutti i rom sono stupratori e allo stesso modo quando un vigile picchia un giovane immigrato a Parma non si può dire che tutti i vigili di Parma sono razzisti. Ha ragione, dunque, Calandri quando dice che non si può generalizzare e dire che tutti i giornali criminalizzano gli immigrati. Ma la Repubblica è uno di questi?

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  • Amianto – Il silenzio del TGR e l’ignoranza del dirigente

    Nessun accenno sui TGR del 10 ed 11 ottobre a un episodio drammatico che ha occupato per più giorni e con grande rilievo le pagine di Secolo XIX, Repubblica, Corriere Mercantile e Corriere della Sera: il suicidio di un giovane ingegnere dell’Inail, indagato nell’ambito delle indagini sulle false pensioni dell’amianto.
    Il direttore regionale dell’Inail Liguria, intervistato dalla stampa, ha affermato di non essere stato a conoscenza dell’avviso di garanzia ricevuto dal suo funzionario in quanto “da poco alla direzione ligure”. In realtà la delibera di “incarico di funzione dirigenziale di livello generale” del Dr. Emidio Silenzi risale a quasi un anno fa: 20 dicembre 2007; e l’inchiesta sulla concessione dei benefici pensionistici per l’amianto era partita solo due mesi prima della sua nomina, il 17 ottobre 2007.

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  • Handicap – Grifi d’oro tra celebrazione ed oblio

    A Giacomo Piombo è stato assegnato il Grifo d’Oro “Un riconoscimento che il Comune conferisce alle persone che hanno contribuito a fare grande la nostra città”. I giornali non ne hanno quasi parlato. Tra la folla che aspettava l’evento, davanti a Palazzo Tursi, contentezza, commozione, incredulità: “c’è da non crederci che ci abbiano pensato!”
    In realtà a pensarci sono state due associazioni per i diritti dei portatori di handicap, che hanno avanzato la proposta al Comune.
    Giacomo Piombo ha un passato da operaio, studi poveri, una grande intelligenza e capacità di innovazione, e una dedizione ai diritti di chi ha un handicap che lo ha portato ad una totale autonomia di pensiero e di azione. Una fama che rasenta il mito tra le persone povere e angosciate dalla contiguità con l’invalidità fisica o mentale, l’invisibilità altrove.

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  • Blog – “Trenette e mattoni”: oltre i confini della rete

    Pur essendo on-line da pochi giorni, dimostra già una notevole vitalità “Trenette e mattoni” (http://preve.blogautore.repubblica.it/), il nuovo blog di Marco Preve, coautore insieme a Ferruccio Sansa di “Il partito del Cemento” libro-denuncia uscito la scorsa estate. Il blog, raggiungibile attraverso le pagine di genova.repubblica.it, approfondisce i temi della tutela del paesaggio e della cementificazione selvaggia del nostro territorio.

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  • Informazione – La rapina del Secolo

    Se il cittadino ha bisogno di sicurezza, cosa di meglio di uno scoop con l’immagine del rapinatore in una lettiga, acciuffato di fresco dai carabinieri di Sarzana e ammanettato? Secolo XIX, 17 settembre: “A tu per tu col rapinatore – Dammi il cellulare, chiamo casa”, di Silva Collecchia.
    E poiché il codice deontologico stabilisce che il giornalista “non riprende, né produce immagini e foto di persone in stato di detenzione senza il consenso dell’interessato e non può presentare le persone con ferri o manette ai polsi”, il quotidiano ha optato per la pubblicazione della foto dell’arrestato oscurando le manette e lasciando il volto riconoscibile. No, non è un errore.

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  • Il tempo delle vacanze è finito

    “Siete ancora in vacanza o avete chiuso bottega?”. E’ più o meno quello che ci hanno scritto – diciamolo: una attenzione che ci ha lusingato – alcuni dei destinatari della nostra newsletter. Newsletter che ha tardato a riprendere le pubblicazioni non perché facciamo vacanze lunghe – tra i collaboratori c’è chi neppure le fa – ma perchè pensavamo di aver pronti per la ripresa alcuni miglioramenti. Le cose poi sono risultate più complicate del previsto: le nostre forze sono scarse anche se se le richieste di entrare nel nostro indirizzario continuano a crescere. E poi – diciamo la verità – non solo di forze si tratta. E’ che da tempo, con una accelerazione negli ultimi mesi, abbiamo qualche dubbio sulla NL così come a suo tempo l’abbiamo pensata.

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  • Carceri – Pontedecimo: andiamoci in vacanza

    Su Il Secolo XIX di domenica 21 settembre un articolo -seconda puntata di una inchiesta sullo stato delle carceri liguri- ci presenta la situazione della Casa circondariale di Genova Pontedecimo, il carcere “con le docce in cella”, dove le detenute non passano mai il tempo con le mani in mano, tutti lavorano e frequentano attività ricreative.
    L’autore, Renzo Parodi, riporta affermazioni del deputato del Pdl Roberto Cassinelli, impegnato nel tour degli istituti di pena della Regione, e commenti e dichiarazioni del dott. Giuseppe Comparone, direttore dell’Istituto di Reclusione.
    Il confronto fra l’articolo e la situazione presentata da chi a Pontedecimo ci lavora quotidianamente pare evidenziare due realtà se non diametralmente opposte, difficilmente convergenti.

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