Categoria: Cultura

  • Moschea, un gruppo di fedeli si interroga

    Vogliamo per un momento ragionare insieme e valutare le premesse e le conseguenze dei nostri atteggiamenti? Proviamo a metterci nei panni degli altri. Quanta pazienza avremmo noi se ci impedissero di avere una chiesa o, parliamo in termini non confessionali – un luogo pubblico in cui essere noi stessi ed esprimere la nostra più intima realtà? Saremmo capaci di renderci disponibili al cambiamento quando un nostro progetto, che aveva – da un punto di vista urbanistico – la possibilità concreta di essere approvato, fosse rinviato sine die, quando ci venisse proposta prima una zona, poi un’altra, con continui rinvii, offrendoci la chiara sensazione di essere giudicati tutti delinquenti in ragione della nostra identità?

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  • Teatro di strada – “L’uomo Costituzione” di Torino

    Verso le nove e trenta di sera, camminando per Torino, si sente in lontananza una voce che scandisce un testo. Le parole sono lontane, confuse, non si capisce di cosa si tratti. Poi si viene in vista di un signore seduto su un gradino: ha un paio di cuffie e una antenna sulla testa, un cappello posato vicino a raccogliere soldi, un finto microfono: sembra un tipo un po’ sballato. Intorno, nel grande spazio di un viale deserto, una decina di persone, alcune sedute per terra, altre in piedi, tutte attente. Le parole ora si capiscono bene: si tratta del testo della Costituzione Italiana, pronunciato integralmente, dalla prima parola all’ultima. Ogni tanto una breve esitazione, una interruzione: è come se all’uomo che le pronuncia le parole arrivassero da lontano, attraverso l’antenna che porta sul capo, e qualche disturbo nel segnale producesse un intoppo: allora con la mano sistema un poco l’antenna e riprende. Pare di essere in una scena di Farenheit 4 51, lì gli uomini libro, qui l’uomo “Costituzione”. L’emozione che arriva da tutta la scena viaggia sul crinale tra sconforto e speranza.
    L’uomo con l’antenna in testa non è uno sballato, si chiama Marco Gobetti, artista che nel 2006 ha creato il “Teatro Stabile di Strada”. Molti i riferimenti su internet. Vi segnaliamo quello del sito dell’artista: http://nuke.teatrostabiledistrada.org/
    (Paola Pierantoni)

  • 8 marzo – Il corpo delle donne

    Quest’anno l’8 marzo è trascorso all’insegna degli stupri. Non donne che riempiono pagine ed affollano piazze per suggerire una trasformazione del mondo, ma pagine riempite da notizie di cronaca, statistiche, dichiarazioni, con le donne in difensiva contro una violenza materiale, ideologica e politica che le accerchia e le inchioda ad una condizione che si vorrebbe immutabile: una violenza che, indipendentemente dalle forme in cui si esprime, si basa sul considerare il corpo della donna un mero oggetto.

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  • Libri – Economia canaglia

    Il regalo di un amico che ha vissuto molto tempo a Shanghai mi fa conoscere un libro (Loretta Napoleoni, “Economia canaglia”, Il Saggiatore) che vale la pena di conservare nella propria libreria. E’ l’ultima fatica di Loretta Napoleoni, una denuncia sullo stato dell’economia del nostro tempo, raccontata nei suoi risolvi più torbidi. Il racconto spazia dalla caduta del muro di Berlino fino al mondo virtuale dei giochi su internet e la finanza mondiale, passando attraverso tutti gli argomenti che ritroviamo a macchia di leopardo nei telegiornali, nelle conferenze, sui giornali, o che anche non troviamo affatto nell’informazione di stato che ci caratterizza oggi.

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  • Trailers – Quando il pubblico vuole ridere

    Disorientata dalla totale incongruenza del film “Home” di Ursula Meier con quel che ricordavo del suo trailer visto qualche sera prima in una sala cinematografica, sono andata a rivedermelo su You Tube: non mi ero sbagliata. Le sequenze proposte dal trailer sono tutte buffe ed allegre, situazioni un po’ surreali di una famigliola che affronta scherzando con filosofia le complicazioni e i disagi del vivere in una casa confinante con una trafficatissima autostrada. I titoli di critica che intervallano le immagini ne confermano il carattere di commedia leggera e spensierata: “geniale”, “da non perdere”, “90 minuti di puro divertimento”.

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  • Enzo Costa – Il merito di farla breve

    Come interpretare una politica sempre più ridotta ad annunci o semplici spot? Come sottrarsi a una informazione politica sempre più appiattita sulle sue manifestazioni spettacolari? E come riuscirci, oggi, in un paese costretto – per dirla con Scalfari – a riflettersi in uno specchio sempre più frammentato e sconnesso? Enzo Costa ci prova ormai da alcuni anni, ogni giorno, sulla prima pagina de Il Lavoro, le pagine genovesi di Repubblica. “Il Lanternino” – è il titolo del suo spazio – è la prova di come siano sufficienti spirito di osservazione e poche righe (o pochi frammenti dello specchio di cui ha scritto Scalfari) per capire fatti e personaggi del groviglio politico in cui siamo immersi. Per “Il Lanternino” sono i particolari che contano; e per capire bastano e avanzano. Leggerlo per convincersene.

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  • Galata – Una “Merica” ingannevole

    Una visita alla mostra “La Merica! Da Genova a Ellis Island” in corso al museo Galata mi lascia scontenta e irritata, ma scorrendo commenti e recensioni su internet mi accorgo di essere completamente isolata: ovunque si parla di una grande mostra, che fa vivere una esperienza “diversa”, un allestimento “straordinario” che restituisce emozioni e suggestioni…
    Appunto. Diciamo che non ho nessun desiderio di essere “suggestionata” da una mostra. Desidero piuttosto ricevere una nuova conoscenza: l’emozione dipenderà dalle informazioni che mi vengono offerte, da quanto sono collegate tra loro secondo un senso, da quanto efficacemente sono sfruttate le molte possibilità comunicative di cui oggi disponiamo: pannelli informativi, documenti originali, fotografie, video e documentari, registrazioni audio, computers …

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  • Bus/1 – A un amico che chiedeva

    A un amico che chiedeva, a me cattolico del dissenso, cosa pensavo della propaganda ateistica sui bus genovesi, ho risposto più o meno così. Soldi gettati al vento: gli italiani sono in buona parte già atei. Aver privilegiato in questi anni l’avere sull’essere, mettere come si sta facendo l’uomo ben poggiato sulla pancia anziché sulla testa, l’aver propagandato il consumismo spinto ai massimi livelli da tutti i mezzi di comunicazione sociale, specie da quelli in mano a Mediaset, ha trasformato gli italiani in gente per la quale conta solo, il possedere, la comodità, l’arte raffinata di difendere il proprio orticello infischiandosene di quello degli altri, cioè di tutti. Di tutto questo gli italiani possono ringraziare Berlusconi e soci e non si capisce perché la gerarchia cattolica non l’abbia ancora capito. Può esservi posto per Dio in un mondo così fatto? Su un altro fronte ci ha provato il Comunismo, ma gli è andata meno bene, in quanto l’ideologi a aveva in seno anche gli anticorpi capaci di arginare la fede cieca nel materialismo ateo. E poi il Comunismo non è stata in certo modo l’Idea cristiana impazzita?

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  • don Prospero – Moschea? Neppure nel presepe

    Sulla moschea nel presepe di don Prospero si sono espresse in questi giorni le più disparate opinioni. Non sono mancati quelli che non comprendendo niente di quel gesto, del quale è già stato spiegato il senso dall’interessato, si sono affrettati a scrivere che l’anno della fuga di Maometto (Egira) è il 622 d.C e perciò di moschee al momento della nascita di Gesù non c’era neppure il seme. Un falso storico, dunque. Altri, quelli che hanno paura dei diversi e tentano di diffonderla in tutti i modi nel mondo in cui vivono, hanno minacciato il finimondo. Di fronte a questo fantaterrorismo che cosa ha fatto la Curia? Invece che difendere una scelta coraggiosa e “diversa”, ha consigliato il sacerdote di togliere la moschea dal presepe. Così a Genova, vista l’esultanza di leghisti, fascisti, intolleranti e integralisti cattolici, il gesto della Curia sarà frainteso e passerà più facilmente l’idea che una moschea è inopportuna non solo nel presepe, ma anche nella città. Si affretti Marta Vincenzi a promuoverla, altrimenti si troverà le mani legate da un referendum obbligatorio per legge che priverà per sempre i fratelli musulmani (questo intendeva don Prospero) di un luogo di preghiera, come Costituzione prevede.
    (Giovanni Meriana)

  • Taranto – “Il bello e il brutto” … e il cattivo

    Taranto, 11 novembre 2008. La foto qui accanto, “Il cancro della mia città”, è la vincitrice di una delle due sezioni del concorso fotografico “Il Bello e il Brutto”. Eleonora Borsci, l’autrice, così la presenta: “Domenica 3 agosto 2008, verso le 19.30, un’immensa nube di fumo nero si è riversata nel cielo tarantino dall’Ilva. Complice la mancanza totale di vento, il fumo nero come la pece si è ben distribuito su tutta la città, dall’isola della città vecchia fino a S. Vito. Perchè dobbiamo subire uno scempio del genere? Quando raderanno al suolo questo mostro? Quando smetteranno di morire le persone dei Tamburi?”. Nessun premio, ma la soddisfazione di vedere scelta la propria foto tra oltre 400 scattate anche da turisti italiani e stranieri. Tutte pubblicate sul Portale del turismo pugliese, perché il concorso è stato promosso dall’assessorato al Turismo della Regione. Un piccolo ma apprezzabile contributo istituzionale alla costruzione di un’immagine non fittizia del territorio. Possibile anche perché ad essa concorre una ampia rete di iniziative politiche, culturali e artistiche veicolate spesso su internet (siti, blog, forum, youtube, facebook).

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