Categoria: Cultura

  • A proposito…

    Dipinte in queste rive
    Son dell’umana gente
    Le magnifiche sorti e progressive.
    Qui mira e qui ti specchia,
    Secol superbo e sciocco…
    (Giacomo Leopardi, da “La ginestra”)

  • Cinema – “Cosa voglio di più?” Un film di superficie

    “Le è piaciuto il film?”, “Bellissimo! Si commuoverà!”, risponde un signore sulla cinquantina. “Che mi dice della pellicola?”, “A me non è piaciuta per niente!”, esclama una donna. “A lei è piaciuto il film?”, il cenno di mano sta nella mezza misura, quel né carne, né pesce che rende le situazioni sapide.
    Ma il nostro era un gioco: comprati i biglietti, chiedere alle persone in uscita cosa pensassero della pellicola appena vista. Lo svago si potrebbe affinare, ragionando su investimento e qualità del prodotto, ponendo la stessa domanda al pubblico in uscita, due o tre sere prima di andare a vedere il film.

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  • Storia – L’orizzonte transnazionale

    Ad ogni popolo la sua nazione e ad ogni nazione il suo popolo! Assunto che sembra appartenere a La Repubblica di Platone, logico quanto la geometria euclidea. Connubio fondato sull’epica narrazione della storia dei popoli. In realtà idea che risale all’epoca moderna e vede nel XX° secolo, con la conclusione dei due conflitti mondiali, la definizione in strutture statali dai confini geopolitici ridisegnati o assegnati ex-novo.
    Il 17 aprile scorso per La Storia in Piazza, dinnanzi ad una gremita sala del Gran Consiglio del Palazzo Ducale di Genova, Beshara Doumani, professore di storia all’Università della California di Berkley, e Shlomo Sand, professore dell’Università di Tel Aviv, hanno provato a scardinare l’equivalenza popolo-nazione partendo dalla più emblematica situazione internazionale, Israele, Palestina e i rispettivi abitanti.

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  • Mostre – Ragazze di fabbrica, osservazioni a margine

    “I dati a consuntivo parlano di un successo ottenuto a basso costo per le casse pubbliche: 3350 visitatori in 30 giorni di apertura, più di mille commenti lasciati sul libro della mostra, punte di presenze dalle 150 alle 200 persone nei giorni in cui sono stati organizzati eventi particolari. Il tutto per 20.000 €, spettacoli, animazioni, visite guidate e video inclusi.
    10.000 euro li ha messi la Fondazione Ducale per allestimento, vigilanza e promozione. Gli altri – utilizzati per la stampa del catalogo – vengono da Comune, Provincia, Regione, Coopsette e Cgil.

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  • Islanda – Dice il Poeta

    “(…) Ma dalla molestia degli uomini mi liberai facilmente, separandomi dalla loro società, e riducendomi in solitudine: cosa che nell’isola mia nativa si può recare ad effetto senza difficoltà. Fatto questo, e vivendo senza quasi verun’immagine di piacere, io non poteva mantenermi però senza patimento: perché la lunghezza del verno, l’intensità del freddo, e l’ardore estremo della state, che sono qualità di quel luogo, mi travagliavano di continuo; e il fuoco, presso al quale mi conveniva passare una gran parte del tempo, m’inaridiva le carni, e straziava gli occhi col fumo; di modo che, né in casa né a cielo aperto, io mi poteva salvare da un perpetuo disagio. Né anche potea conservare quella tranquillità della vita, alla quale principalmente erano rivolti i miei pensieri: perché le tempeste spaventevoli di mare e di terra, i ruggiti e le minacce del monte Ecla, il sospetto degl’incendi, frequentissimi negli alberghi, come sono i nostri, fatti di legno, non intermettevano mai di turbarmi. Tutte le quali incomodità in una vita sempre conforme a se medesima, e spogliata di qualunque altro desiderio e speranza, e quasi di ogni altra cura, che d’esser quieta; riescono di non poco momento, e molto più gravi che elle non sogliono apparire quando la maggior parte dell’animo nostro è occupata dai pensieri della vita civile, e dalle avversità che provengono dagli uomini. Per tanto veduto che più che io mi ristringeva e quasi mi contraeva in me stesso, a fine d’impedire che l’esser mio non desse noia né danno a cosa alcuna del mondo; meno mi veniva fatto che le altre cose non m’inquietassero e tribolassero; mi posi a cangiar luoghi e climi, per vedere se in alcuna parte della terra potessi non offendendo non essere offeso, e non godendo non patire.(…)”.
    http://www.leopardi.it/operette_morali12.php
    (Giacomo Leopardi)

  • Teatro – Agnese dolce agnese

    Si muove lentamente Agnese. Bloccata dagli anni e dalla casa vicina al bosco, nella quale vive lontana dalla gente. Si muove costretta in una bolla di ricordi fissati nel tempo, dolorosamente nitidi negli anni. Per nulla sfuocati. Agnese arriva in scena accompagnata dalle cose che abitano il suo quotidiano: la terra da curare, il bucato da stendere, un tavolo dove mangiare. E una solitudine che difende la sua vecchiaia ma le piega l’anima. Le luci di scena si spengono e si accendono su di lei portando lo spettatore in un’esistenza dove ogni giorno è uguale all’altro. Agnese è una donna di campagna. Della sua solitudine si parla in paese, di questo suo stare ostinatamente segregata in casa, ed è proprio in paese che viene segnalata ad un giovane di città in cerca di occupazione. Forse sì, lì c’è bisogno di braccia giovani, abili al lavoro. Il ragazzo in quella casa viene ruvidamente accolto: un materasso in cucina e la legna da spaccare. Il giovane è gentile. Lavora molto. La sua pazienza si svela in un sorriso aperto. Ma di tagliare l’erba grama lui non vuol sapere e nemmeno di mangiare cibo proveniente dall’uccisione di altri esseri viventi. Lui non può potare gli alberi. E quando lei lo invita a cenare il piatto pieno rimane intatto, allontanato con un gesto.

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  • Cultura – Poetica dei ricordi di Rosetta Loy

    La primavera ha fatto capolino in città con due giorni d’anticipo, il 19 marzo scorso. Il sole ha risvegliato il rosa caldo delle pareti di Palazzo Tursi e, se la visuale non fosse stata serrata dai vicoli, affacciandosi dalle sue finestre, fronte via Garibaldi, si sarebbe probabilmente goduto di uno di quegli orizzonti vasti e profondi che Roma sa regalare. Un pomeriggio di primavera romana a Genova, in compagnia di Rosetta Loy, ospite della rassegna Scrittrici Oggi.

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  • Cultura – La salvezza, la morte, l’amore

    Perché il salone del gran consiglio di Palazzo Ducale mercoledì 10 marzo alle 17.30 è già pieno?
    Cosa vengono a cercare i genovesi qui? Cosa li porta a sottrarre le sedie rimaste libere nel salone accanto aumentando le file? Chi fa rimanere i ritardatari in piedi fino a quando l’ultima frase dell’ospite non viene pronunciata?

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  • Cultura – Esercizi di stile

    Esercizi di stile nel colore di Georges de La Tour è il titolo della mostra inaugurata il 13 marzo nello spazio Ars Habitat di via San Luca a Genova, a cura di Renata Soru. E lo stile che si incontra – quando non c’è ancora la folla delle prime e si possono apprezzare quadri e allestimento – è in fondo il gioco che chi fa arte qui e la espone ha come obiettivo.
    Prima sono i colori, mattone, rosso, giallo, ocra, bianco e nero fissati sui quadri, dove volti e oggetti emergono dall’ombra o illuminati da candele. Tele dove gli istanti possono essere mani, o volti di ragazzi o sfere, in una affinità dove colore e luce sembrano tenersi per mano, quadro per quadro, anche se le mani che li hanno dipinti sono di pittori diversi.

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  • Cultura – Non chiamarmi zingaro

    Genova, Teatro Duse, sabato 6 marzo. La scena è vuota. Non ci sono oggetti. Non una sedia. Non un colore, a parte il nero. La platea si riempie lentamente, soprattutto di ragazzi. Giovani sulla ventina.
    Lo spettacolo ha girato l’Italia e chi lo reciterà non si è limitato ad interpretare un testo. Ma ne è l’artefice. Perché prima di scriverlo ha viaggiato l’Europa e ha registrato voci, ne ha fatto un libro (Pino Petruzzelli Non chiamarmi zingaro Ed. Chiarelettere Euro 12,60) e le ha interpretate.
    L’attore consegna alla platea il suo diario di viaggio e il testo teatrale è l’occasione che porge al pubblico per capire cosa sia significato ieri e cosa significhi oggi essere rom in Italia e in Europa.

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