La nota di Paola Repetto, su OLI n 155, dedicata al disastro organizzativo del nostro sistema scolastico, denuncia il disagio parallelo di insegnati precari e sballottati, e di allievi tanto più privati di qualità formativa e di costanza nelle figure di riferimento, quanto più ne avrebbero bisogno. Mi è nato così un pensiero antipatico, e cioè: ma perché gli insegnanti possono scegliersi la sede di lavoro, e potenzialmente, se ben piazzati in graduatoria, cambiarla tutti gli anni fino a giungere alla collocazione “ideale” propagando, ogni anno, questo terremoto fino ai confini del territorio? Una infinità di altre categorie di lavoratori si prendono la sede che gli capita, sia questa l’ipermercato di periferia, o l’ufficio postale, o la fabbrica. Per non parlare di chi se ne deve andare, per lavorare, fuori città.
Categoria: Scuola e Università
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Cattedre – La scuola ingiusta parte da lontano
Nella grande sala affrescata l’aria è umida, pesante. I presenti cercano di assestarsi alla meglio sulle scomode sedie e parlottano tra loro, nervosi, mani che stringono borse voluminose, portacarte professionali, sacche da spiaggia, obsolete cartelle di cuoio nero. Di fronte a loro, i funzionari della Direzione scolastica regionale, seminascosti da montagne di tabulati e di moduli: una sorta di giudizio universale in minore, dove molti saranno i chiamati, ma pochi gli eletti.
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Ssis – Corsi universitari per precari a vita
Fra gli insegnanti precari in attesa da anni -chi sette, chi otto, alcuni addirittura dieci o più- è in corso una lotta fra poveri che vede in opposizione i vincitori di concorso ordinario (l’ultimo si tenne nel 1999) che pur avendo vinto il concorso non arrivarono in posizione utile per avere una cattedra, e gli abilitati attraverso gli otto cicli di SSIS (Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario) effettuati dalle Università italiane con frequenza obbligatoria e un costo variabile fra i 1.500 e i 2.500 euro all’anno per due anni, a seconda delle sedi.
Ora, nonostante ogni anno le scuole facciano addirittura uso di giovani laureati senza abilitazione tramite apposite graduatorie, dimostrando in tal modo la continua necessità di personale, per lo meno per sostituzioni di breve durata, le tanto annunciate annuali assunzioni di 30.000, 50.000, 75.000 nuovi insegnanti bastano a coprire gli eventuali pensionamenti, e forse qualche posto in più, ma non certo a sfoltire l’elenco degli abilitati in attesa. Si parla di 500.000, 550.000 iscritti, un numero mastodontico che comprende chi ormai da anni vive nel basso precariato scolastico, da SSIS o da concorso. Che però ogni anno, da settembre a giugno, deve lavorare (con contratto a termine), perché senza di loro le nostre scuole non potrebbero andare avanti. -
Test – Ma alla scuola interessa un docente di qualità?
Come si sceglie un potenziale insegnante? Buttando là delle ipotesi avevo pensato a qualcosa tipo una prova scritta in cui si cerca di capire se il candidato ha la minima idea della materia che andrà a insegnare; un successivo colloquio per cercare di scremare eventuali soggetti affetti da evidenti turbe psichiche; una prova pratica per capire se l’esaminato è in grado di gestire una lezione in classe. Niente di tutto questo. Sono invece i test a crocette ad effettuare la prima scrematura dei futuri docenti. Una soluzione che a me pare demenziale. Ma non voglio personalizzare troppo perché – a parte il buon senso – non ho le competenze per dare un giudizio sul tipo di prova. Ma le domande… Sentite: “Il clima di tipo mediterraneo influenza l’agricoltura delle coste sud-occidentali dell’Australia, brasiliane, meridionale della Nuova Zelanda o settentrionali dell’India?”. Ancora. “Chi è Attilio Bertolucci, un regista, un poeta, un uomo politico o un pi ttore?”. E qui mi gioco il jolly, perché coi nomi di battesimo faccio sempre confusione.
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Università – L’Ufficio Ricerche va bene? Smantelliamolo
All’Università di Genova ce n’è una al giorno e purtroppo sempre brutta.
L’ultima è il licenziamento della dott.sa Jenny Racah, senza badare all’opposizione del senato accademico e di centinaia di docenti che avevano sottoscritto un pubblico appello di apprezzamento del lavoro della dirigente addetta all’ufficio ricerca e relazioni internazionali. Un fatto mai visto. La voce di corridoio era, sino all’altro ieri, che lo avesse voluto la discussa direttrice amministrativa, la dottoressa Rosa Gatti. Ora un articolo sul Secolo XIX del 20 scorso rende formale questo sospetto con un’ipotesi inquietante. In sostanza, vi si sostiene che la Gatti avrebbe alterato i dati sul rendimento dell’ufficio della Racah per indurre gli organi accademici a sopprimerne l’ufficio e interrompere la collaborazione con lei. Ora, o questo è falso, e la Gatti avrà già provveduto a denunciare l’articolista o perlomeno a smentirlo energicamente. O è vero, e allora qualcuno (il Rettore, il Senato accademico?…) dovrebbe denunciare la dott.sa Gatti per la grave scorrettezza. -
Dopo università – Quando il lavoro è gratuito
Uno cerca di pensare positivo: ok, all’università per venire preparati in maniera approssimativa si doveva anche pagare una retta; adesso quantomeno vengo preparato gratis. Consolatorio solo se si è disposti a credere a storielle tipo quella del Topolino del dentino o dell’interessamento della classe politica al destino lavorativo della mia generazione.
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Master – Teoria dell’immagine nelle tv locali
C’è un’alternativa costruttiva alla rabbia? Esiste una formula che possa aprire la strada a una positiva visione del futuro, per la nostra generazione? Ipertrofia delle aspettative: fin da bambini ci hanno ripetuto, “studia e farai strada, applicati ora e poi vedrai che in futuro ti servirà”, ma non è accaduto. A quanti sarà capitato di essere cortesemente respinti ad un colloquio per via dell’eccessiva qualificazione? Per non parlare poi delle consulenze per redigere il curriculum: “questo titolo lo togliamo… e anche quest’altro, non vorrai mica spaventare il tuo possibile datore di lavoro?”. E allora, con una pudica foglia di fico su specializzazioni e master, ci esponiamo al mercato del lavoro con la cruda e risibile nudità della nostra inspendibilità professionale. -
Censura all’Università – Ergo sum disturbatore, quindi blasfemo
Scriviamo dalla redazione di Ergo Sum, mensile recentemente attaccato dall’edizione genovese de “Il Giornale”, i cui articoli hanno portato alla decisione di Università e Provincia di interrompere i finanziamenti per il nostro periodico a causa di contenuti “blasfemi”. Accusati di non corrispondere al progetto da noi proposto, la nostra difesa verrà dai lettori, da coloro che possono verificare TUTTO il lavoro da noi svolto da due anni a questa parte. Invitiamo pertanto a consultare il nostro spazio su http://www.work-out.org/ergosum/ e il sito http://www.beriocafe.it al fine di permettere ad ognuno di farsi un’opinione sulla questione scaricando il nostro periodico in pdf. La nostra battaglia per la libertà d’espressione è appena iniziata. Ringraziamo tutti coloro che ci stanno sostenendo per difendere l’articolo 21 della costituzione italiana: “tutti hanno diritt o di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
La redazione di Ergo sum -
Ateneo – Un piano di studio per l’Orgasmus
Come si compila un piano di studi? Intanto non serve uno sforzo sovrumano: quasi tutti i corsi di laurea hanno una sorta di schema di base da seguire. Si deve solo cercare di arginare le vocazioni al martirio che animano alcuni studenti un po’ troppo zelanti ed ottimisti, soprattutto subito dopo l’immatricolazione. Ma anche in quelle circostanze il tutor è solo uno strumento che può consigliare, disapprovare e far fare il ruttino al pupillo con cui dialoga: non ha certo il potere di decidere. Ci mancherebbe altro!
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Ateneo – Fa scandalo il tutor che dice la verità
Non sono un sovversivo. E nemmeno un “falsone”, almeno non più di quanto le convenzioni per essere socialmente accettabili consentano e impongano di essere. Non intendo impossessarmi degli schemi mentali di alcuno e, almeno per i prossimi due o tre anni, non ho in programma di diventare il guru di una qualsiasi setta. Al momento cerco di convogliare le mie esuberanti energie in qualcosa di più costruttivo. Quanto ho scritto finora sotto lo pseudonimo di Pupil è solo il mio personalissimo e quindi arbitrario punto di vista. Non credevo che qualcuno potesse aversela a male, men che mai un docente della Facoltà. Per cosa poi?