Credete che consigliare sia cosa da poco? D’accordo, l’ho già detto, ci sono gli schemi di base ma l’offerta in certi ambiti è davvero da lasciare storditi; gli studenti e pure i tutor. Per le sole lauree triennali della facoltà di Lettere e Filosofia ho contato più di 260 insegnamenti. Un tutor, con tutta la sua buona volontà, quanti può averne frequentati durante il suo percorso universitario? Esagero: non oltre il 10 per cento. Ed è quanto allo studente dici subito. Prima ancora che apra bocca per porre – in tutte le varianti e sfumature possibili – la fatidica domanda “cosa mi consigli di mettere?”. E questa è la versione più classica.
Categoria: Scuola e Università
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Università – Se un primario non riesce a superare i test
Sono attanagliato da un amletico dubbio e Vi chiedo lumi.
Da un pò di tempo andavo leggendo lettere su lettere relative a queste cose strane (per me che ho un luminoso futuro… dietro alle spalle) che si chiamano test d’ingresso per l’Università. Sicché ho provato ad eseguirne alcuni online finalmente utilizzando il computer per qualcosa di diverso dalla posta per me, dai viaggi virtuali, dalle delizie della musica di Pandora.
Mal me ne incolse!!! -
Università – Che cosa farà da grande? La moglie di primario
In periodo di immatricolazione, all’Università, i tutor hanno il compito di promuovere le rispettive facoltà. Davanti a me ho visto passare decine di potenziali studenti che avevano una sola domanda: con una laurea in Lettere si trova lavoro? Secondi di silenzio, una specie di concretizzazione di quei puntini di sospensione dentro la nuvoletta vuota che di tanto in tanto compare nei fumetti.
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Università – Sulla materia grigia l’occhio del tutor
Fino a 5 o 6 anni fa, nella Facoltà di lettere e filosofia, un’apposita commissione di professori aveva il compito di guidare gli studenti nei meandri del piano di studio. A supportarla c’erano, decisivi, il tam tam studentesco e i funzionari della amministrazione. Poi le cose sono cambiate: mentre tam tam e amministrativi sono rimasti sul campo, i professori hanno affidato il loro compito a giovani tutor scelti tra i laureandi della Facoltà. Gli studenti ci hanno probabilmente guadagnato: meno imbarazzo nei rapporti personali e certezza degli orari di ricevimento. La Facoltà invece ha perso una occasione ( restano gli esami, si capisce) per sapere chi siano i suoi studenti, la materia grigia con cui – così dice nella pubblicità che ha prodotto – vorrebbe entrare in contatto.
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Festival Scienza – Dibattito sull’Università senza professori
Venerdì 3 novembre 2006. La sala è quella della sconsacrata chiesa di San Salvatore di Piazza Sarzano, oggi diventata aula polivalente della facoltà di Architettura. Più di 300 posti a sedere di cui meno di una ventina risultano occupati.
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Atenei – Non mancano finanziamenti alle università burla
“Le mille università dalle facili cattedre”: l’articolo (Repubblica, 26 ottobre 2006) è di M. Pirani. Uno pensa: roba di universitari. Invece no. C’entra la recente Finanziaria, le proteste vibrate dei docenti e dei sindacati universitari, cui sempre Repubblica nelle pagine locali del Lavoro ha dato spazio. Un articolo da leggere quello di Pirani la cui morale è: il malcontento dei professori è ragionevole e forse ci sta anche la protesta. Ciò che provoca imbarazzo è il silenzio rigorosamente osservato dalle associazioni universitarie di categoria e sindacati delle medesime di fronte allo spreco e alla dispersione degli investimenti, ai riconoscimenti ministeriali di università private con relativi finanziamenti pubblici (stato e enti locali).
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Battaglia a Lettere – I panni dell’università non si lavano in casa
Il professor Marsonet, preside della facoltà di Lettere e Filosofia, prende la penna per lamentarsi della querelle che da qualche tempo agita la facoltà (Battaglia a Lettere: la misura ormai è colma in cronaca locale de “La Repubblica” 12 settembre 2006). Occasione sono le lettere al Lavoro-Repubblica di alcuni docenti in relazione all’esito di un concorsi per quattro posti di ricercatore al Dams di Imperia (Margherita Rubino 22 luglio, Eugenio Buonaccorsi 23 luglio, Vittorio Coletti 6 settembre, Eugenio Buonaccorsi 10 settembre). E’ suo diritto ed anche una buona idea per informare i cittadini che hanno capito poco o nulla della vicenda.
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Università – Riforma: il silenzio dei docenti
Non è possibile affrontare i problemi (gravi) dell’università senza un “coinvolgimento del mondo universitario come ceto intellettuale”. Purtroppo il mondo universitario da tempo è “assente e passivo”, incapace di dare ragione della sperimentazione iniziata dal ministro Luigi Berlinguer e perversamente sviluppata dal governo di centro-destra negli ultimi anni. L’ha scritto Paolo Prodi, docente di Storia moderna all’università di Bologna. La sperimentazione, dice, è stata un fallimento: “con il “3 + 2″ e con il sistema attuale di crediti non produciamo né cultura né preparazione professionale” (l’Unità, 26 maggio 2005).
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Un appello per l’Unione dall’Università
Erano anni che l’università non “scendeva in campo”. Forse si può leggere come un segno di stanchezza o delusione per come andavano le cose. Ora c’è un segnale contrario. Più di 50 docenti dell’Università di Genova hanno diffuso un appello per invitare al voto contro il “dispotismo dell’era televisiva, i cui tratti più evidenti sono l’utilizzazione del potere legislativo a fini personali, il tentativo di neutralizzare ogni istanza indipendente di controllo a cominciare della magistratura”. Il testo completo, con l’elenco dei firmatari e la modalità di adesione si può leggere in www.olinews.it/mt/appello_elettorale.
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5 per mille – I fondi per l’Università? Speriamo nella lotteria
In Italia, sono 29.164 gli enti che si sono candidati alla ripartizione del 5 per mille dell`imposta sul reddito. Appartengono ai settori del volontariato, della ricerca scientifica e dell’università e si sono iscritti nella speranza di raddrizzare un po’ i loro sempre più esili conti. In attesa della scadenza del termine delle dichiarazioni, bisogna darsi da fare. Conquistare il maggior numero possibile di sostenitori. Perché il meccanismo per l’assegnazione dei fondi è un po’ diverso da quello del 8 per mille (finanziamento della Chiesa cattolica e di altre confessioni religiose) che è distribuito integralmente tra i beneficiari in proporzione al numero delle preferenze espresse. Chi non esprime nessuna scelta, manifesta solo indifferenza su come ripartire i fondi. Con il 5 per mille, invece, il contribuente decide se destinare o meno questa quota del gettito Irpef ai settori prescelti. La sua scelta incide quindi non solo sulla ripartizio ne ma anche sull’ammontare delle risorse da distribuire.