Categoria: Lavoro

  • Acciaierie – Dalle bande stagnate all’indice infortuni

    Su Repubblica del 26 marzo il paginone dedicato all’Ilva col titolo “Cornigliano, a qualcuno piace freddo” pare fatto apposta per scaldare i cuori di entusiasmo e speranza. “L’accordo di programma resiste”, dice fiduciosamente il sottotitolo, e l’articolo prosegue con suggestive descrizioni dei lavori in corso: “Una gru gialla si muove sopra la vasca appena completata che conterrà fino a 300 tonnellate di zinco … la ruggine sparisce per fare spazio alla vernice blu … gli impianti sono stati progettati con valutazione di impatto ambientale…”.
    Le cifre degli investimenti vengono puntigliosamente allineate insieme alle previsioni produttive a regime che guardano al 2010. Il quadro si completa con gli ottimi dati sull’andamento infortunistico: dal 2003 al 2007 si è passati da una frequenza di 202 infortuni ogni milione di ore lavorate a 86,5: più che un dimezzamento.

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  • Porto – Perché tanto livore verso la compagnia

    “Paride, perché questi rivoli d’odio verso la Compagnia?”. La domanda la rivolge Fausto Bertinotti, a Paride Batini, durante i funerali di Fabrizio Cannonero (5 marzo ’08). Nell’occasione (Secolo XIX 6 marzo) il presidente della Camera “può piangere finalmente come tutti” perché “liberato dall’assenza di telecamere e fotografi”. Che infatti, per accordi intercorsi, riprendono la scena del funerale dalla sponda opposta del Bisagno. Ma non abbastanza lontani per “la squadra di portuali picchiatori” che disinteressata ai funerali raggiunge gli operatori televisivi, li malmena danneggiando le loro telecamere per poi rientrare soddisfatta nel gruppo.

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  • Cornigliano – Non giocare a scacchi con Karpov-Riva

    Ve l’immaginate una partita a scacchi tra un campione e un gruppo eterogeneo di amateur? La posta in gioco è rilevante e ogni parte deve fare un certo numero di mosse in un periodo di tempo stabilito. Il campione fa le mosse al tempo giusto, ma, se conviene, le ritarda per innervosire l’avversario. Il gruppo, invece, le discute, nel rispetto, si capisce, della sua struttura più o meno gerarchica e della sua composizione più o meno variabile. Secondo voi, chi vince?
    La partita è il famoso “Accordo di programma” che, con relative modifiche, fu firmato nel 2005 e il campione è, inutile dirlo, Emilio Riva, nono produttore mondiale di acciaio, sesto in Europa, primo in Italia. Il 2010 doveva segnare la dismissione delle lavorazioni a caldo a Cornigliano e il potenziamento degli impianti a freddo (produzione di banda stagnata, zincata ecc.). Sarebbe stata “la rinascita della Genova siderurgica, pulita, ipertecnologica, del terzo millennio. Ma, a leggere Il Sole 24 Ore del 3 marzo 2008, il 2010 sembra ancora molto lontano: “Riva ammette le difficoltà per l’attuazione del piano di rilancio dell’acciaieria. La crisi della banda stagnata continua a mordere e fa accantonare l’investimento in una nuova linea; una centrale elettrica da 300 Mw ancora ferma al palo; 650 cassintegrati espulsi dal ciclo produttivo con la chiusura dell’area a caldo che dovranno rinviare il rientro in fabbrica”.

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  • Sanremo – Giustizia, non omaggi ai caduti del lavoro

    Eh sì! Sicuramente sarà più sollevato Fabrizio Cannonero, il portuale genovese morto cadendo da una nave giapponese senza balaustre nella notte tra giovedì e venerdì. La sua faccia (o quello che ne resta, visto che non hanno permesso ai congiunti di avvicinarsi alla banchina dove era cadavere) avrà lineamenti più distesi avendo saputo che il festival di Sanremo ha dedicato un “omaggio” ai morti sul lavoro. E certamente anche gli operai della Thyssen, che erano un bel gruppetto, proveranno più calore nello stare insieme nel luogo in cui si trovano, dopo che Pippo Baudo ha reso “omaggio” alle loro non più disponibili vite. Così dice il telegiornale nazionale e la giornalista del TG3 della Liguria. Adesso si dice “omaggio” per dire ricompensa o cosa?

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  • Call center – Il gioco delle tre carte a spese di chi lavora

    Lunedì 26 febbraio una bella puntata di Radio3 mondo sui call centers è stata occasione, per chi sia un po’ addentro alla questione, di una notevole soddisfazione e di una arrabbiatura formidabile.
    Motivo della soddisfazione è stato sentire Pietro Ichino affermare che “tra lavoro inbound (operatori che ricevono telefonate da parte degli utenti) ed outbound (operatori che fanno promozioni commerciali), non c’è alcuna differenza. La differenza è stata introdotta dalla circolare Damiano: in realtà si tratta in ogni caso di lavoro subordinato, e questi lavori sono comunque incompatibili col contratto “a progetto”.

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  • Ilva – La cassa finisce, l’attesa no

    La cassa integrazione ed i lavori di pubblica utilità per 650 dipendenti dell’Ilva stanno per scadere. Ad agosto di quest’anno – in base all’accordo del 2005 – i lavoratori dovranno rientrare chi sugli impianti costruiti da Riva, chi negli uffici.
    Ma tutti – enti locali, sindacati, azienda e quel che resta del governo – sanno che non potrà essere così. A nulla sono serviti i segnali – giunti in questi tre anni – che gli impianti procedevano con lentezza, che bisognava prendere atto di una crisi della banda stagnata che coinvolgeva l’Ilva, che l’accordo doveva – per tempo – essere ridiscusso o quanto meno interpretato alla luce dei fatti. Riva ha sempre ribadito che il piano industriale poteva essere attuato in cinque anni. Sulla carta ne mancano ancora due. Ad essere ottimisti.
    Che ne sarà dei lavoratori? Quanti di loro potranno rientrare in azienda quest’estate? E a fare cosa? Ci saranno altri periodi di cassa? Verranno finanziati lavori di pubblica utilità? Quali tempi, quali scadenze per la costruzione degli impianti? Cosa verrà chiesto ancora ai dipendenti genovesi dell’Ilva?
    Il migliore degli accordi possibili – ha ricordato il sindacato in una assemblea alla scuola edile di Borzoli giovedì 21 febbraio. Solo da quello si partirà, nelle sedi opportune, per affrontare la situazione.
    Nell’attesa dei tempi burocratici, quindi, i lavoratori dovranno aspettare. In questo sono diventati veri professionisti e con loro le mogli, i figli, i parenti e chi all’Ilva è ancora in forza e gli abitanti di Cornigliano che adesso vedono le aree destinate al quartiere occupate da container colorati. La politica genovese è ancora in tempo per abbozzare una risposta credibile.
    (Giulia Parodi)

  • Trasparenza – Siamo sicuri di volere la sicurezza in porto?

    “Morti bianche, porto paralizzato … Cento per cento di adesione allo sciopero … Non si è mosso un chilo di merce”: titolo ed articolo su Repubblica del 20 gennaio trasmettevano il messaggio di una reazione forte e compatta a fronte di un fatto gravissimo, la morte sul lavoro dei due operai di Marghera. Il sindacalista intervistato dice “Genova è particolarmente sensibile al problema della sicurezza”. Ma al di sotto di questo quadro di sensibilità e compattezza sul tema della sicurezza in porto ci sono contraddizioni di rilievo.
    Molto si è parlato, ad esempio, del ruolo, dei poteri, e relative aspettative e speranze degli otto rappresentanti dei lavoratori (quattro dei terminal e quattro della Compagnia) che dovrebbero poter accedere a tutte le aree del porto per vigilare sulle condizioni di sicurezza. E’ augurabile che ciò possa portare ad una svolta.

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  • Iplom Busalla – Convivere con il rischio o il lavoro se ne va

    Il 1° settembre 2005, un guasto all’impianto di desolforazione della raffineria Iplom di Busalla provocò un violento incendio. Nel paese si sfiorò una tragedia immane. “È innegabile che, nonostante gli ingenti investimenti dell’azienda per ridurre l’impatto ambientale, il tipo di produzione sia poco compatibile con quell’area compresa tra autostrada, fiume Scrivia e centro abitato” – dichiarava all’indomani l’assessore regionale all’ambiente Franco Zunino. E ancora: “C’é l’obiettivo del 2013 [data in cui termina la concessione ministeriale all’azienda, nda], bisogna cercare di lavorare per accorciare questa scadenza”.

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  • Visibilità – I metalmeccanici di ieri e di oggi

    Su Repubblica del 19 gennaio l’articolo dedicato alle manifestazioni dei metalmeccanici che avevano bloccato strade e ferrovie compariva sotto il titolo: “Sì, ritorna lo sciopero a gatto selvaggio, così gli operai non sono più invisibili”. L’espresione “a gatto selvaggio” indica in realtà tutt’altro, e cioè “lo sciopero in cui in una catena di montaggio le varie sezioni scioperano in tempi diversi, in modo da arrestare la produzione per il massimo tempo possibile” (Wikipedia). Una forma di lotta, quindi, innanzitutto interna alla fabbrica, finalizzata non alla visibilità pubblica ma ad incidere sulla produzione, praticabile solo se la sua organizzazione è capillare, posto di lavoro per posto di lavoro, operaio per operaio. Tutto molto, molto lontano, praticamente agli antipodi, dalle manifestazioni dei metalmeccanici nei giorni precedenti alla stipula del contratto: poche persone in strada che si sono affidate al blocco del traffico per conquis tare visibilità pubblica e titoli sui giornali.

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  • Operai – I modi per diventare finalmente visibili

    I tg della sera, tutti, mostrano operai metalmeccanici che occupano strade e stazioni. Scioperi spontanei -dice il commento- per il rinnovo del contratto di lavoro. La differenza tra la richiesta operaia e l’offerta di Confindustria sembra modesta, comunque non lascia capire al profano il clamore della protesta e la sua risonanza mediatica. Fino a pochi giorni fa degli operai non parlava nessuno. Invece oggi 17 gennaio 2008 gli operai sono lì sullo schermo che si agitano. Forse perché il 17 gennaio (come il 16, il 15…) viene dopo la Thyssen che a sua volta arrivava dopo che da mesi il presidente della Repubblica denunciava – in solitudine, vogliamo dirlo? – le morti sul lavoro. O forse perché i sindacati hanno detto – anche loro dopo la Thyssen – che facevano autocritica e che sarebbero tornati nelle fabbriche per vedere e capire cose ci succede dentro.

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