Minori/2 – Tempi burocratici per le emergenze

E’ l’Uocst (Unità operativa cittadini senza territorio) situato in via Ilva che si occupa della “presa in carico” dei minori stranieri non accompagnati. Alle otto del mattino c’è già un fila di persone che aspetta fuori dalla porta: questi locali infatti ospitano anche gli uffici per le persone senza fissa dimora, per l’assegnazione alloggi, per gli adulti stranieri, i nomadi e per l’emigrazione di ritorno. Gli operatori destinati ai minori stranieri sono quattro: uno a tempo pieno, uno part time e due a contratto temporaneo. Un organico risicato che deve garantire tra le 8 e le 18 la soluzione delle “emergenze diurne” e la reperibilità telefonica per la notte.
Gli operatori spiegano che in media l’ufficio riceve una segnalazione al giorno, in genere, ma non sempre, da parte delle forze dell’ordine, a volte per piccoli reati, a volte per qualsiasi altra ragione che renda evidente la condizione irregolare del ragazzo/a. Se il minore non ha il passaporto, le forze dell’ordine, oltre ad identificarlo e a segnalarlo al Tribunale dei minori, prendono contatto con l’Uocst perché provveda ad un suo “collocamento urgente”, il che vuol dire che nell’immediato, se si trova un posto disponibile, viene collocato in una struttura di accoglienza oppure, se non si trova altro posto, in un albergo.


Il minore dovrebbe attendere – in questa sistemazione temporanea – il colloquio con il servizio sociale che definirà le tappe successive del suo percorso, ma prima che questo primo incontro possa svolgersi di tempo ne passa (relativamente) parecchio. Nelle buone intenzioni, mi dicono, il contatto col minore dovrebbe avvenire entro dieci giorni, ma spesso ne passano di più. “I ragazzi tendono ad andarsene. I giovani marocchini si fermano almeno per farsi una doccia, i giovani rumeni nemmeno per quello”. E svaniscono nel nulla. L’ideale sarebbe agganciarli subito, metterli immediatamente a contatto con un operatore sociale, valersi da subito di un mediatore culturale esperto, ma i soldi per fare tutto questo non ci sono.
E allora perchè (come risulta dalla ricerca dell’Anci) la spesa annuale per ogni minore assistito a Genova è tanto più elevata di quella registrata in altre città? Ipotizzano che vi sia una sottostima dei casi realmente seguiti dovuta al bassissimo livello di informatizzazione e alla mancanza del tempo necessario per tenere un’accurata registrazione dei casi, ma questi aspetti non sono di loro competenza e così non può ricevere risposta nemmeno la domanda sulla entità delle rette che vengono pagate alle strutture di accoglienza. Sanno solo che possono oscillare dai 50 ai 120 euro al giorno, ma non quali ne siano i criteri. Si sa soltanto che a settembre il Comune ha varato una delibera sui criteri di accreditamento, che qualcosa in merito dovrebbe spiegare. E forse migliorare.
(Paola Pierantoni)