Informazione – La sicurezza sul lavoro non fa notizia

Una accusa che viene spesso rivolta ai giornali è quella di accendere per un breve periodo una luce su un argomento, perché sollecitati da un evento eccezionale, per poi spegnerla poco dopo e dimenticarsene fino alla prossima emergenza, o evento eclatante. Tipico, si direbbe, il tema degli infortuni sul lavoro soggetto a flash di attenzione in occasione dell’incidente che per le modalità del suo accadimento “attira” l’attenzione generale, per poi tornare rapidamente nella indifferenziata ed anonima routine dei tre, quattro infortuni mortali al giorno.


In questo ultimo periodo l’evento eccezionale non è stato uno specifico infortunio, ma l’accento particolare che il Presidente della Repubblica, nel suo discorso per il primo maggio, ha dato al tema della sicurezza sul lavoro, certo sollecitato dai dati che segnalano la crescita di infortuni mortali nel 2006.
La stampa locale nei mesi di maggio e giugno conferma: tra Secolo XIX, Repubblica e Corriere Mercantile sul tema in questione sono comparsi 14 articoli nel mese di maggio, scesi a 6 nel mese di giugno.
Andandosi a leggere gli articoli in sequenza però si fa strada una osservazione: la loro frequenza è palesemente influenzata non solo dalla seduzione in sé dell’evento eclatante, ma dal fatto che le iniziative pubbliche assunte dai vari soggetti istituzionali o sociali a loro volta si gonfiano e sgonfiano a fisarmonica sotto l’impulso momentaneo dell’evento che ha catalizzato su di sé l’attenzione collettiva. Come dire, non è tutta colpa della stampa.
Per sottrarsi a questa sinusoide il mondo della informazione ha solo la strada di andare a svolgere autonomamente degli approfondimenti, delle inchieste. In una fase, già molto avanzata, in cui l’appetibilità del giornale su carta in quanto tempestivo fornitore di notizie sta tramontando sotto la travolgente e non contrastabile concorrenza della Tv e, soprattutto, di internet, quella di un progetto di lettura della realtà, e soprattutto della realtà locale, parrebbe l’unica strada praticabile, a meno di non voler seguire, invece, il comodo modello minimalista della free press.
La realtà scorre sotto lo strato delle notizie diffuse e condivise per un breve istante. E’ una realtà fatta di nefandezze di varia natura, ma anche dall’intelligente lavoro di un sacco di gente che si dà da fare, e che varrebbe andare a sentire. Anche per sciogliersi da schemi – restiamo sempre all’argomento della sicurezza – che ripropongono numeri, dati, percentuali e dichiarazioni istituzionali senza dare a chi legge alcuno strumento per capire davvero cosa succede e perché.
(Paola Pierantoni)