Gronda – Débat public ou débâcle publique?

“Rivolta per la gronda. Voltri scende in piazza”, “Gronda, il no della Valpolcevera. Tensione a Rivarolo”, “Gronda, abitanti sulle barricate. Proteste anche a Sampierdarena”. Sono alcuni titoli dei giornali locali che riportano il clima incandescente della prima fase del dibattito pubblico sulla gronda dedicato alla presentazione del progetto, arrivato alla quinta puntata (la sesta e ultima avrà luogo il prossimo giovedì 26 a Bolzaneto). Registrano solo il clima dei vari incontri di presentazione del progetto. Semplicemente rovente, animi esasperati. Lo descrive molto bene Diego Curcio sul Corriere Mercantile: “netta contrarietà degli abitanti a questo tipo di infrastruttura” a ognuno dei cinque tracciati proposti, perché la soluzione è quella “di una mobilità sostenibile che sposti le merci e le persone sul ferro invece che sulla gomma”. Secondo il cronista “il Débat public, come è stato condotto finora, ha ottenuto come unico risultato quello di tracciare un solco ancora più profondo fra istituzioni e cittadini, allargando notevolmente l’area di dissenso”. A confermare il distacco è stato il modo con cui a Sampierdarena è stato minacciosamente accolto l’intervento dell’assessore alla Cultura del Comune Andrea Ranieri che ha ribadito la contrarietà del Comune alla “opzione zero”: “Ci rivediamo alle elezioni” (Coriere Mercantile, 22 febbraio). Più che un débat sembra una débâcle publique.


La questione ”opzione zero” è radicale. Ha accompagnato il dibattito fin dall’inizio, ma viene da lontano, da quando si è cominciato a parlare della gronda di ponente (allora si chiamava bretella autostradale). Luigi Bobbio, l’ineccepibile presidente della Commissione per il dibattito pubblico, ha confermato che in Francia, il paese che guardiamo come modello nei dibattiti pubblici, dopo molti anni di esperienza, si è stabilito per legge “che il dibattito pubblico avrebbe dovuto avere per oggetto non solo le caratteristiche del progetto, ma anche la sua opportunità”
In altre parole, il dibattito pubblico si sarebbe dovuto fare nella fase d’ideazione del progetto. Una ventina di anni fa perché ognuno, cittadini e amministratori, ha ormai le idee ben radicate. Può forse ancora arricchirsi raccogliendo idee, osservazioni, proposte (vedi “I quaderni degli attori”, raccolte sul sito dell’Urban Center, ma la sostanza non cambia e nessuno parla più di democrazia partecipativa. Il débat public appare invece come un mezzo per legittimare scelte già fatte. Ma chi ha avuto la buona idea?
(Oscar Itzcovich)
Dal 7 marzo al 18 aprile il dibattito entra nella fase degli approfondimenti tematici (cinque incontri): i diversi scenari del traffico e della mobilità, le cinque alternative di tracciato, la gestione dei cantieri e lo smaltimento dei materiali di scavo, l’impatto sull’ambiente, sulle abitazioni e sulle aree industriali, l’integrazione con altri progetti riguardanti il territorio. Incontro conclusivo il 29 aprile.