Economia – Le lire son tornate

Nella via più centrale di Voltri, affollata di passanti, compranti e automobili, in un negozio, ben in vista sulla vetrina buona, un cartello annuncia che si accettano pagamenti anche in lire.
Si rimane increduli, quasi trasecolati; si fanno cinque passi avanti nel marciapiede con il dubbio di aver letto bene, un po’ sommersi dal grigiore che confonde e affastella il paesaggio. Si torna indietro per verificare, per vedere se è proprio vero, o se non ha la consistenza di un raggio di sole in questi giorni.


E invece no, è proprio vero, bello chiaro, chiare lettere. Si accettano le lire; le lire son tornate. Ulteriori ragguagli: il negozio vende scarpe e oggetti in pelle, ha una sua elegante dignità, sicuramente appartiene al tessuto urbano del Ponente genovese. E propone sconti formidabili, del 40%; sulle merci esposte, come tanti altri negozi pieni di merci e vuoti di persone. Desolatamente vuoti.
Ma le lire sono il problema, il dilemma drammatico. Sono il residuo tardivo di un passato che non muore e un po’ ci soffoca, o sono l’annuncio triste, la promessa nefasta di un futuro di regressione catastrofica, nazionalistica ed egoistica? Hanno il sapore del buco nel materassi, della mattonella mobile nel pavimento, della pentola interrata, con i connessi buchi, interramenti e povertà intellettuali e materiali, oppure disvelano con chiarezza le furbizie, l’arroganza e i fallimento di un cartaceo trionfo allo sbando e che per la seconda volta ha sfiorato il tracollo senza escludere che di volta ce ne possa essere una terza.
Affiorano alla mente la faccia e le parole di Tremonti, così lontano da Voltri eppure così vicino, al telegiornale più seguito e più svergognato.
Con voce contrita e occhi defilati, con parlata lenta e meditata, ci ha svelato che grazie al suo eroismo e al super-eroismo del suo capo Berlusconi, finalmente grande statista, l’euro è stato salvato dagli speculatori, la catastrofe finanziaria ed industriale di mezza Europa tamponata con un forte ombrello di protezione, i risparmi degli italiani tutelati dal rischio di diventare polvere o sterco del diavolo nella versione più dispregiativa. Certo le tasche degli italiani, ormai sesto apparato sensoriale di apprensione della realtà, dopo la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto, allegramente proclamato nell’orgia linguistica da demenza pervasiva, son salve, almeno provvisoriamente.
E molti italiani, come sempre maestri nella furbizia, l’hanno subito imparato, ne hanno fatto tesoro, collante culturale, folklorico e politico. Meglio le tasche salve, anche se solo per miracolo e mistero, che tutti gli altri sensi funzionanti, che il pensiero e l’intelligenza attivi e vivi.
E poi, non si sa mai, la lira c’è sempre e meno male che la lira c’è.
Domanda: ma gli odiosi speculatori, i vampiri del mercato, i ladri senza regole e senza onore, non sono amici, sodali, elettivamente affini, votanti e procacciatori di voti, soci liberisti adoranti del capo del governo e dei suoi sottomessi?
(Angelo Guarnieri)