Iplom/2. Non c’e’ altro sito salvo l’abitato?

Bene ha fatto la Comunità Montana Alta Valle Scrivia ad inserire nel suo sito (http://www.altavallescrivia.net) oltre alle caratteristiche più rilevanti del suo territorio (industrie, agricoltura, prodotti locali, turismo, ecc.) un documento sulle prospettive future dell’insediamento dell’Iplom (“Iplom: il futuro”, http://www.altavallescrivia.net/focus_09.htm).


Il documento prende in esame uno studio condotto da Arpal per gli aspetti ambientali e dalla Fondazione Mattei per la parte di impatto socio economico, pubblicato nel luglio del 2005. Lo studio, che ha avuto vari anni di gestazione, “sostanzialmente contiene una valutazione positiva sui rapporti tra l’azienda e il territorio riconoscendo che la Iplom ha investito sulla sicurezza sia per i propri dipendenti che per gli abitanti”.
Ma sia la Comunità Montana che il Comune di Busalla ritengono che questo studio “sia una fotografia parziale della situazione, perché mancano indagini essenziali in particolare su tre punti: la salute degli abitanti, l’impatto sociale e la delocalizzazione dell’impianto”.
Da alcune settimane, il sito ospita un forum, uno “spazio a disposizione di tutti”. Tra i diversi interventi, ci sono ovviamente quelli che riguardano l’Iplom. Chi ricorda che non si può semplicemente dire che non si vuole più l’impianto “perché 150 famiglie vivono grazie all’Iplom” (Iole), chi risponde che non si può nemmeno fare finta di nulla “dopo che 2000 busallesi sono scappati nel panico” (Gandalf) e chi si chiede perché “nel piano d’area non si è tenuto conto dell’opinione dei cittadini comuni. E anche per quale motivo non è stato fatto uno studio di fattibilità sulla delocalizzazione” (Soli). Già, perché? Su quali basi è stato condotto questo studio?
Oscar Itzcovich