Genova – Prediche strategiche nella città silente

La conferenza strategica del comune di Genova, ultimo atto ufficiale rivolto alla città dalla giunta Pericu prima della naturale scadenza amministrativa e delle elezioni del 2007, esige alcune considerazioni, almeno nella sua giornata inaugurale del 22 c.m., aperta da una tavola rotonda e dalle relazioni di Caselli e dello stesso sindaco. Innanzitutto il titolo: Al centro le persone. Il benessere e lo sviluppo che, a pelle, come hanno confermato alcuni pubblicitari e opinion’s makers presenti nella sala del gran consiglio di Palazzo Ducale, ricorda lo slogan di qualche vasca da idromassaggio (occhieggia di proposito ?) tipo Jacuzzi.


Poi la presenza che è quella solita delle precedenti conferenze strategiche che hanno cadenzato ogni due o tre anni l’ultimo ciclo amministrativo di questa giunta. Un nugolo di funzionari presenzialisti (gli unici che però se lo meritano, visto che hanno lavorato duramente), naturalmente molti dirigenti di servizio, un po’ di amministrazione decentrata, presidenti e assessori di circoscrizione, l’università, un tot di cru che sta intorno ad Assoindustria, una spruzzata di società civile ai massimi livelli, il meglio del ceto politico locale e nazionale (qualche deputato o senatore eletto) e more solito zero di cittadinanza. Ohè! Proprio nessuno! Se dovevano essere strategiche queste conferenze nel senso di chiamare le persone o meglio le varie comunità a condividere percorsi, scelte o impegni che riguardano il futuro, beh! allora non si può proprio dire che lo siano state. Piuttosto rappresentano l’occasione per rafforzare l’identità di un classe dirigente che amministra in vario modo e con influenze diverse legate ai livelli decisionali di ognuno la nostra città. Una operazione giustificabilissima che però finisce sempre per risultare troppo autoreferenziale vista l’esiguità della rappresentanza che la città mette di suo.
In questo contesto stridono certi passaggi della relazione di Pericu che ha preferito esprimersi a braccio, saltando qua e là nel suo discorso scritto. In sostanza parlando di immigrazione ha detto che va bene, che è accettata ma che però ne vorremmo di più di quella di qualità, l’immigrazione laureata come ho detto all’amico Kandji Modu, l’unico straniero presente (!) ad ascoltare il sindaco di Genova. Che poi (se non ho capito male) ha detto che gli pare strano che su certe scelte il Comune si trovi sempre come avversario parte della popolazione. Che bisogna capire che lo sviluppo viene prima di tutto. E qui credo che alludesse ai parcheggi, all’Acquasola e a tante altre azioni di sviluppo che ad esempio stanno investendo il ponente genovese a cominciare dal nuovo mercato ortofrutticolo di Bolzaneto. Di ambiente quindi non ha detto nulla, tranne che la manutenzione sta diventando un grave problema. Sul quale non sono stati in grado di intervenire efficacemente.
Forse, almeno, per questa giornata e dopo la relazione di Caselli che di Genova ha offerto il solito spaccato di città pronta a diventare metropoli come a ripiombare nel lepegume delle indecisioni perenni, sarebbe stato meglio un titolo maggiormente esplicativo come ad esempio: Al centro le persone. Il benessere e lo sviluppo (dell’acqua calda).
(Elio Rosati)