Autore: Redazione

  • VERSANTE LIGURE



    FANTA KLAUS

    Dà un clima solidale
    di etnie la convivenza:
    si aiuta chi sta male
    si dona a chi è senza
    (versante di Natale
    di più: di fantascienza).


    “I have a drink”


  • Il Natale dei diritti

    Beh, è un bel pensiero quello del sindaco Vincenzi chiamare Jovanotti a festeggiare la fine del 2008 a Genova. Ha detto che si tratta di una scelta chiara da un punto di vista politico. Il cantante – che, banalizzando, è la versione italiana di Manu Chao – è diventato col tempo e con il successo un guru positivo per le nuove generazioni. Quello che fa, lo fa bene: è una garanzia. Almeno si spera.

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  • Italia-Libia – Meno clandestini e più petrolio

    Ecco una favola di Natale. Poniamo caso che siate i signorotti di un castello con un enorme problema: attraverso il ponte levatoio di un castello vicino, si riversano a chiedere asilo nella vostra magione orde di disperati, in fuga da massacri e povertà. Il padrone del castello vicino è un truce tiranno, che effettua scorribande nei Paesi vicini per estorcere denaro, che attua soprusi documentati, torture, che si è sbarazzato di migliaia di persone lasciandole a morire nel deserto. Insomma, un delinquente, un poco di buono. Voi, che fate?
    Se la risposta è “Ignoro totalmente la massa di disperati che vagano nel mio palazzo, facendo conto che non ci siano, e copro di regali e denaro il poco di buono purché si liberi dei disperati prima che arrivino da me”, allora avete l’acume politico necessario per leggere gli ultimi accadimenti di politica estera (ed interna) italiana.

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  • Amianto – Come rischiare la vita e perdere la dignità

    In città li hanno visti un po’ tutti. Per più di una settimana un corteo di due o trecento persone ha fatto tappa – sostando, occupando, inviando delegazioni – nei luoghi canonici della protesta di un tempo: il comune, la regione, la provincia, la prefettura.
    Sono “quelli dell’amianto”. Dopo centinaia, migliaia di morti per asbestosi, tumore al polmone, tumore alla laringe, mesotelioma pleurico ed al peritoneo, dopo una infinità di lotte, di inchieste, di azioni legali condotte da comitati di familiari delle vittime, ammalati e medici che hanno permesso di tracciare una mappa dei luoghi italiani dell’orrore (Genova, Casale, Monfalcone e tanti altri), nel corso degli anni Settanta è cominciata, con la diagnosi e la pubblica conoscenza del mesotelioma da amianto, la lotta per la messa al bando dell’amianto dai luoghi di lavoro e ovunque veniva utilizzato. Una lotta difficile perché chiedeva alla società, oltre farsi carico delle tragiche conseguenze di una infinità di lavorazioni, di impegnarsi in una costosa azione di bonifica delle strutture dove questo era stato utilizzato fino ad allora.

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  • Università – Messina è vicina?

    C’è qualcosa che può unire le vicende giudiziarie dell’università di Messina con la vita politica di una città universitaria come Genova?
    I fatti che hanno spinto diversi pubblici ministeri a chiedere la sospensione dall’incarico del rettore dell’università di Messina (Repubblica 12 dicembre ’08) sono così tanti e gravi che solo elencarli richiederebbe varie pagine di questa NL. Concorsi truccati per favorire sodali d’affari e di partito, minacce nei confronti di chi si rifiutava di truccare le carte, intimidazioni verso candidati “sgraditi”, concussione relativa alla gestione finanziamenti pubblici diretti alla ricerca scientifica e altro ancora. Il tutto in un quadro nauseante di occupazione di cattedre e di funzioni da parte di nuclei parentali, familiari e affaristici. Ciliegina sulla torta: la moglie del rettore, dirigente della stessa università, che secondo l’accusa avrebbe scambiato favori ad aziende di servizi in cambio di denaro. Una massa di reati che il rettore non poteva certo compiere da solo o con l’aiuto della consorte. Infatti in molti gli hanno tenuto bordone. Di alcuni è noto il n ome perché di fronte all’accusa di aver truccato un concorso hanno ammesso il reato e patteggiato. Altri ce ne devono essere tra quelli che, mentre la fogna di abusi e malversazione veniva gradualmente scoperta e un centinaio di professori firmavano un appello perché il rettore si facesse da parte, si schieravano invece a sua difesa: i prorettori, il consiglio di amministrazione, il senato accademico per non dire dei silenziosi, gli struzzi, testa sottoterra a far finta.

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  • Aspettando Marta e il Natale

    In una pigra domenica autunnale, poco prima delle grandi piogge, quando il sole ancora scalderebbe ma l’aria già fa rabbrividire, i fedeli escono da Messa a Boccadasse. S’allontanano dall’ombra del sagrato, s’infilano lesti in corso Italia, spiando il mare, la luce, cercando il calore, salutano intorno incuriositi. Eh sì, perchè in chiesa a conclusione della predica hanno sentito: – Fuori c’ è il banchetto, firmate per Boccadasse – . Puntuale ogni sacerdote lo ha ripetuto e così, accanto ai volontari con le piantine di beneficenza, ci sono altri volontari, quelli del Comitato della “diga”, che hanno messo su un tavolino nel cortiletto della chiesa. Mostrano foto, spiegano e invitano a firmare. Quasi nessuno disdegna, i più ascoltano e firmano, anche se magari abitano al Righi. Pare un affronto. Pagine e pagine di firme, milleseicento: chi li fermerà? E’ per Boccadasse, dove pure il più famoso commissario della tv ha la fidanzata, E’ un pezzo di Genova , ancora uguale a se stesso, per ora.

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  • Diritti civili – La Chiesa distratta

    Non c’è dubbio che l’ultima esternazione dell’on. Fini sulle responsabilità della Chiesa di fronte alle leggi razziali del 1938 sia una delle tante pedine strumentali che il parlamentare semina da tempo sul suo percorso allo scopo di procurarsi una credibile cintura di castità. Questa volta ha osato di più: attaccare una istituzione che al suo principale porta consenso. Quello che sorprende però sono le motivazioni della difesa che prontamente ha fatto scudo: la Chiesa ha salvato migliaia di ebrei dando loro ospitalità, facendoli espatriare ecc. Il predecessore di pio XII, Papa Ratti, è stato durissimo col Fascismo ecc. Sono cose che chiunque un po’ al corrente della nostra storia recente conosce, ma devianti rispetto al problema sollevato da Fini.

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  • Palloncini – Se il problema non fosse solo il tasso alcolico?

    Se invece la questione fosse l’arroganza, la perdita del senso di responsabilità, del rispetto per gli altri? La scomparsa della pietà, della compassione per la persona messa sotto alle ruote che viene abbandonata al suo destino non perché l’investitore sia sbronzo e incosciente, ma perché lucidamente sceglie che la morte della persona investita è un prezzo più che ragionevole per preservare la sua tranquillità? Davvero non possiamo immaginare che in un mondo più civile, più responsabile, con un senso morale ancora radicato nella testa delle singole persone anche guidatori leggermente allegri avrebbero l’accortezza di guidare più piano, e che semmai dovessero far male a qualcuno si fermerebbero, angosciati, tentando di fare il possibile, chiamando aiuto? Tutti quelli che in autostrada si incollano, aggressivi, lampeggiando a mezzo metro dell’auto che li precede sono tutti sbronzi? Confrontando lo stile di guida che trionfa nel nostro paese con quello che si incontra girando all’estero è impossibile non notare la pericolosa aggressività che ci caratterizza.
    Il vero problema non sta nella leggera ebbrezza che potrebbe far palpitare il palloncino rivelatore, ma nel sobrio, gelido, narcisismo dei nostri tempi.
    (Paola Pierantoni)

  • Politica – Vivere schivando i fatti

    Giorni fa Giulia ha fatto una pila dei giornali che si erano accatastati sul suo pianoforte, sul letto e vicino alla pila di roba da stirare e li ha buttati. L’ha fatto a malincuore perché – mi ha spiegato – nascosta tra i titoli, offuscata nelle colonne, probabilmente, c’era una notizia, un dettaglio rilevante che avrebbe dato una ragione in più a ciò che stava accadendo nel paese. Ha sorriso incerta ed ha aggiunto: “Che vuoi, non trovo il tempo per fermarmi. E poi, credo che la notizia non sia solo una, ma un insieme di notizie che, intrecciate in un telaio, mi permetterebbero di comporre il quadro…”.

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  • Cara Daphne

    Cara Daphne, ogni minuto della giornata vale un euro, che il nostro pensiero accantona idealmente e immediatamente consuma destinandolo a qualche spesa. Perché sì, non ci si può certo “togliere qualche sfizio”, anche quello diventa una semplice riga nel quaderno dove si appuntano gli stratagemmi per arrivare alla fine del mese.
    Il tempo non scorre, è congelato, come tu davanti all’estratto conto che ti rimette lo sportello del bancoposta. Un immobilità spaziotemporale nella quale si tenta di far mente locale e comprendere a che cosa corrispondano quei € 21,33 addebito altri gestori del 29/11/2008.
    E così tu, che appari intraprendente agli occhi degli altri, sei in realtà ferma. “Dovrai calmarti prima o poi!” e aggiungono “Io alla tua età avevo già Andrea.. Se volessi potresti farti una famiglia”. Dal tuo nonluogo vorresti ribattere che il tuo metronomo ha perso il tempo e non può certo darlo ad un altro essere, per di più vivente.
    Se non sei stanca, fai finta di niente, abbozzi un sorriso. Altrimenti il peso dei centoventi minuti all’ora che ti occorrerebbero per aver un bambino ti schiaccia.
    Ti avvii verso casa e speri solo che tra l’autobus e il dopocena ci sia lo spazio per aprire un libro e venti minuti per riprendere tempo.
    Ciao,
    (Alisia)