Sono tutti un po’ soli questi candidati genovesi. E anche se non lo sono, così piace loro raccontarsi, siano uomini o donne, in corsa per una poltrona in circoscrizione, in giunta comunale o in provincia. “Davvero sai, non ho più l’appoggio che speravo…Contavo su un certo numero di voti, ma adesso da quel che ho capito, sarà dura!”; oppure: “la sezione mi ha mollato! Fino a poco tempo fa era tutto a posto, ora mi sento davvero alla mercé del caso …”; e ancora: “Non c’è certezza! Poi per le donne è più dura…Non immagini gli attacchi!”.
Anche lo slogan “genere e generazioni” – tanto amato sino all’anno scorso – pare aver fatto breccia nel cuore dei partiti solo sulla carta, per salvare quel minimo di elemento anagrafico e quote rosa dettate dal decoro della scheda più che da una scelta di sostanza. “Non hai idea della gente che hanno tirato in ballo… Persone che non hanno mai fatto politica… Anche amici carissimi, ai quali voglio un gran bene, ma incapaci di amministrare una città!”.
Autore: Redazione
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Amministrative – Candidati con sindrome da cuore solitario
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Ma quanto ci costano le micro-Iri locali?
Repubblica del 10 maggio scorso ha dedicato quasi una pagina e mezza ai “costi della politica”: un’intervista al ministro Giulio Santagata (Ulivo), “Troppo personale in politica, va tagliato”, e un articolo di Mario Pirani, “I partiti nomenklatura”. Santagata riferisce dei costi materiali degli oltre 400 mila eletti; Pirani vi associa altri costi, di cariche e incarichi inventati dalla politica per allargare il piatto.
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Centro storico – Per la riqualificazione più soldi che idee
Prima un manifesto sulla saracinesca che denunciava “il silenzio assordante che sta distruggendo tutti”, ora un precoce annuncio di ferie estive: il locale La Madeleine, è stato chiuso a seguito di una ordinanza della Procura della Repubblica a causa del rumore che disturbava gli abitanti della zona, ed ora, di sera, la mancanza di quella luce fa venir voglia di cambiare strada.
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Processi-tv – La giustizia di Ferrara sui bambini dell’asilo
Bastava il titolo, “la vergogna della giustizia”, per togliere ogni illusione circa il tenore della trasmissione tv condotta dall’intelligentone Ferrara sulla 7, subito dopo la scarcerazione di cinque dei sei accusati di abusi sui piccoli dell’asilo di Rignano Flaminio. Nessuno spazio era riservato ai tanti dubbi che pure il caso lascia e forse lascerà per sempre insoluti, soprattutto a causa dei ritardi e degli errori che hanno segnato l’inizio delle delicatissime indagini. Ma poco o nulla importava al programma di approfondire i diversi aspetti, nel tentativo di aiutare a capire qualcosa di più su quanto accaduto realmente ai 15 bambini.
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Informazione – Destra e sinistra unite contro i disturbatori
Da come mostra di conoscere l’ambiente dell’informazione, si direbbe un giornalista, forse a sua volta precario, l’autore del commento alla nota circa i “braccianti delle news” (vedi OLI 141). Se le cose stanno così, cioè se le redazioni pullulano di giovani piegati e sfruttati -dice in buona sostanza la lettera- la colpa non è solo degli editori: che cosa fa di suo, al di là di una “pelosa solidarietà”, la Federazione della stampa, ossia il sindacato unitario della categoria? Come mai non estende di propria iniziativa ai paria della professione alcuni diritti di cui godono i tutelati; e al contrario fa versare ai tartassati addirittura il contributo Inpgi per un “fondo maternità”, di cui le colleghe neomadri non potranno mai beneficiare? Sono alcuni dei precisi e pesanti interrogativi ai quali potrà venire una risposta puntuale, più che da noi, da parte del segretario della Federazione stessa (Marcello Zinola della Ligure non sfugge certo ai quesiti imbarazzanti).
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Media e società – Chi difende i bambini dal falso buonismo
Solo l’ipocrisia regnante può spiegare il recentissimo exploit di un organo di vigilanza Rai, che con tanto di decreto ha censurato l’emittente pubblica per non avere omesso i nomi o i volti di alcuni ragazzini islamici addestrati a diventare kamikaze o tagliagola. Chi, prima di qualsiasi altro, dovrebbe proteggere i piccoli dai rischi della vita, dalla violenza in particolare, se non i genitori? Ma se un padre o una madre, con il sostegno del fanatismo collettivo, si dicono orgogliosi di spingere i figli a uccidere e uccidersi, come è possibile contestare all’informazione di aver reso noto, seppure in maniera cruda, ma efficace, simili aberrazioni?
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Cartoline – La Camera, quel posto dove vengono le Jene
Via dei Fori Imperiali, Roma. Un bambino chiede alla madre quale animaletto produca quel verso ripetuto. Un uccellino, un insetto? No, è una pallina che un immigrato dallo Sri Lanka lancia ripetutamente in aria. Durante il volo, prima di ritornare nel palmo del lanciatore, la pallina gracchia. Poco più avanti, un altro dispensatore di futili inutilità produce bolle di sapone. Lo fa immergendo un oggetto di plastica in un contenitore di schiuma. Poi lo estrae. L’oggetto è una specie di Beretta. Premendo il grilletto si diffondono insieme una bolsa musichetta e le bolle, che il ponentino riversa sui passanti. Osservo con la speranza che nessuno acquisti l’arma al sapone. La speranza non dura a lungo. Più avanti scopro la vittima. Un bimbetto coreano distribuisce senza saperlo spari e bolle.
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Sempre più civette sul comò elettorale
La riforma della legge elettorale per l’elezione del sindaco e il graduale trasformarsi dei partiti, anche i maggiori, in semplici organizzazioni elettorali ha prodotto effetti non da poco e altri ne produrrà. Le liste civetta o “di sostegno diretto al candidato” – sindaco o presidente della provincia non fa differenza – sono fatte, dicono gli interessati, per “intercettare” il voto di quanti favorevoli al candidato non sono però disposti a votare alcuna delle liste “partitiche” che lo sostengono. La lista “di sostegno” è composta da personalità che, pur non essendo estranee alla politica o, a volte, facendo parte di partiti, non sono note per essere “gente di partito”; è una lista di “amici” del candidato.
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Parchi & giardini – Se la parola “degrado” nasconde la politica
Quella di Repubblica di sabato 5 maggio era una denuncia con tutte le regole. Villetta Dinegro, un parco ottocentesco tra i più noti della città, fa schifo. Tra qualche giorno le scuole ci organizzeranno dei giochi. Cosa troveranno? Uno schifo. Tutto vero. Se mai ne manca. Ad esempio che da anni il personale della sezione Giardini e foreste del Comune usa i vialetti come posteggio dei propri mezzi, che le panchine in legno sono pressoché scomparse e altro. Ma la sostanza è quella. Risponderà qualcuno? -
Il ballo del mattone e quello del cemento
Repubblica del 26 aprile scorso (“Box, palazzi & Co. Scacco al verde. Genova e Liguria: in un dossier la mappa delle vergogne ambientali”) pubblica ampi stralci della relazione annuale che il Sovrintendente per i beni architettonici e per il paesaggio ha inviato al ministro Rutelli. Una relazione dove “ce n’è per tutti” a iniziare da Genova e a seguire per una serie di comuni. Parole severe: aggressione al territorio, espansione edilizia che innesca una perversa involuzione territoriale ecc. Insomma cemento e ancora cemento; cioè soldi, molti. E dove corrono i soldi, molti, corrono complicità di ogni tipo. La politica? Beh quella c’entra sempre: il pallino di queste cose ce l’hanno in mano le amministrazioni comunali.