Verso le nove e trenta di sera, camminando per Torino, si sente in lontananza una voce che scandisce un testo. Le parole sono lontane, confuse, non si capisce di cosa si tratti. Poi si viene in vista di un signore seduto su un gradino: ha un paio di cuffie e una antenna sulla testa, un cappello posato vicino a raccogliere soldi, un finto microfono: sembra un tipo un po’ sballato. Intorno, nel grande spazio di un viale deserto, una decina di persone, alcune sedute per terra, altre in piedi, tutte attente. Le parole ora si capiscono bene: si tratta del testo della Costituzione Italiana, pronunciato integralmente, dalla prima parola all’ultima. Ogni tanto una breve esitazione, una interruzione: è come se all’uomo che le pronuncia le parole arrivassero da lontano, attraverso l’antenna che porta sul capo, e qualche disturbo nel segnale producesse un intoppo: allora con la mano sistema un poco l’antenna e riprende. Pare di essere in una scena di Farenheit 4 51, lì gli uomini libro, qui l’uomo “Costituzione”. L’emozione che arriva da tutta la scena viaggia sul crinale tra sconforto e speranza.
L’uomo con l’antenna in testa non è uno sballato, si chiama Marco Gobetti, artista che nel 2006 ha creato il “Teatro Stabile di Strada”. Molti i riferimenti su internet. Vi segnaliamo quello del sito dell’artista: http://nuke.teatrostabiledistrada.org/
(Paola Pierantoni)
Categoria: Politica
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Teatro di strada – “L’uomo Costituzione” di Torino
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Porto – La difficile rotta verso la trasparenza
Perché è così difficile farsi una opinione a proposito del porto di Genova? E perché è difficile vista la massa di articoli che sulla stampa quotidiana compaiono quasi giornalmente a proposito di questa materia? E quali sono le ragioni di contrasto tra i vari gruppi di interesse e relativi gruppi professionali che operano in porto? E sarà vero quanto per l’ennesima volta ha annunciato Repubblica (4 marzo ’09) che “L’intesa non è più un miraggio” e che addirittura è “a portata di mano” (8 marzo ’09)? E perché è stato necessario che fosse il prefetto a convocare settimanalmente, da soli o a gruppi, i rappresentanti delle categorie portuali (Compagnie, Sindacati, Autorità portuale, Terminalisti e altre operanti in porto) per sapere cosa pensavano?
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Sicurezza – Ronde domestiche per le donne?
Si definisce come femminicidio “ogni pratica sociale violenta fisicamente o psicologicamente, che attenta all’integrità, allo sviluppo psicofisico, alla salute, alla libertà o alla vita delle donne, col fine di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla sottomissione o alla morte della vittima nei casi peggiori”
La Casa delle donne ha pubblicato a novembre 2008 un documento dal titolo eloquente: “La mattanza. Femminicidio: ricerca sulla stampa italiana nell’anno 2007” (*). Sono stati esaminati tutti i 126 casi di omicidio di donne, dagli undici anni in su, compiuti per motivi misogini o sessisti dal gennaio 2007 al gennaio 2008. -
Gronda – Débat public ou débâcle publique?
“Rivolta per la gronda. Voltri scende in piazza”, “Gronda, il no della Valpolcevera. Tensione a Rivarolo”, “Gronda, abitanti sulle barricate. Proteste anche a Sampierdarena”. Sono alcuni titoli dei giornali locali che riportano il clima incandescente della prima fase del dibattito pubblico sulla gronda dedicato alla presentazione del progetto, arrivato alla quinta puntata (la sesta e ultima avrà luogo il prossimo giovedì 26 a Bolzaneto). Registrano solo il clima dei vari incontri di presentazione del progetto. Semplicemente rovente, animi esasperati. Lo descrive molto bene Diego Curcio sul Corriere Mercantile: “netta contrarietà degli abitanti a questo tipo di infrastruttura” a ognuno dei cinque tracciati proposti, perché la soluzione è quella “di una mobilità sostenibile che sposti le merci e le persone sul ferro invece che sulla gomma”. Secondo il cronista “il Débat public, come è stato condotto finora, ha ottenuto come unico risultato quello di tracciare un solco ancora più profondo fra istituzioni e cittadini, allargando notevolmente l’area di dissenso”. A confermare il distacco è stato il modo con cui a Sampierdarena è stato minacciosamente accolto l’intervento dell’assessore alla Cultura del Comune Andrea Ranieri che ha ribadito la contrarietà del Comune alla “opzione zero”: “Ci rivediamo alle elezioni” (Coriere Mercantile, 22 febbraio). Più che un débat sembra una débâcle publique.
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“Sicurezza” – Una firma contro gli impresari della paura
Firmare o no l’appello “Rompiamo il silenzio”, pubblicato da Libertà e Giustizia su Repubblica del 7 febbraio scorso, intitolato “La democrazia è in bilico”?
Qualche fatto, tanto per decidersi. Il 4 febbraio scorso il Senato ha approvato una serie di emendamenti al disegno di legge sulla sicurezza dei cittadini. I quotidiani ne hanno dato notizia il 5 successivo. Il 6 febbraio D’Avanzo su Repubblica (“La nuova civiltà dell’odio”) ha scritto “Lo stato di eccezione che la destra di Berlusconi e Bossi ha adottato fin dal primo giorno come paradigma di governo, diventa regola. Con un tratto di penna centinaia di migliaia di non cittadini – in attesa di permesso di soggiorno… perderanno ogni diritto protetto dalla Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’uomo, dalle convenzioni internazionali (il diritto all’uguaglianza, alla salute, alla dignità della persona)… Così passo dopo passo, legge dopo legge, la nostra democrazia liberale cambia pelle per diventare democrazia autoritaria.” -
Politica – Presidi con cautela
Piove da una settimana a Genova. Una pioggia piccina a tratti scrosciante, da stare a casa. Il richiamo del PD arriva con un sms venerdì 6 gennaio: Domani in piazza, per Napolitano e in difesa della costituzione. Le ragioni, difficili alla prima lettura, vengono illuminate da internet con le parole tabù mancanti nel testo: Eluana, decreto legge, china fascista.
Sabato 7 gennaio quindi, a Genova, due presidi in un sol giorno: uno davanti alla prefettura alle 10.30, l’altro in via Napoli – dai giardini, angolo via Vesuvio alle 15.30. Englaro e moschea, i nomi da trattenere nella mente. Tanto basta. -
Porto – La difficoltà d’essere normali
Quanti articoli sul porto di Genova sono usciti sulla stampa negli ultimi due mesi? All’incirca un paio al giorno. Se non ci credete cliccate su www.portogenova.blogspot.com dove oltre all’elenco completo ci troverete i link di altri siti utili per saperne di più. Ci troverete anche un po’ di articoli di Eddy Glover – pseudonimo preso a prestito dal mitico rappresentante (più di mezzo secolo fa, nel 1954) della Commissione di inchiesta sul crimine nel porto di New York – utili a spiegare perché di una cosa (il porto) di cui la stampa ha parlato così tanto (in genere con competenza) la città continui a capire così poco. L’ha fatto notare anche la sindaco che pure non è Candido nell’intervista pubblicata su Repubblica del 14 gennaio 2009. “E’ curioso – ha detto – che in questa città la questione del porto venga sollevata da don Gallo e risolta dal prefetto”, per dire: non vi sembra strano che ques tioni di tale portata vengano affrontate fuori dei canali istituzionali?
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Genova – Numeri: virtuosi, imbarazzanti, sconosciuti
Perché i ragionamenti che fanno ricorso ai numeri appaiono più convincenti? Perché i numeri hanno bisogno di poco spazio per mostrare la loro natura. E’ vero: spesso si dice troppo poco di chi e come dia i numeri ma bisogna contentarsi. Prendete Repubblica del 9 gennaio scorso “Noi un porto per i grandi eventi”. Genova sarà il porto di “Torino 2011” – che festeggerà i 110 anni dell’Unità d’Italia (cioè un sacco di soldi) – e di “Milano Expo 2015”, altro sacco di soldi. Quanti? Tantissimi. Genova potrà metterci becco a una semplice condizione: che a percorrere in treno la tratta Genova Milano e Genova Torino non si superi l’ora. Torino è tra due anni. Un’ora tra due anni: saranno numeri fantastici?
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don Prospero – Moschea? Neppure nel presepe
Sulla moschea nel presepe di don Prospero si sono espresse in questi giorni le più disparate opinioni. Non sono mancati quelli che non comprendendo niente di quel gesto, del quale è già stato spiegato il senso dall’interessato, si sono affrettati a scrivere che l’anno della fuga di Maometto (Egira) è il 622 d.C e perciò di moschee al momento della nascita di Gesù non c’era neppure il seme. Un falso storico, dunque. Altri, quelli che hanno paura dei diversi e tentano di diffonderla in tutti i modi nel mondo in cui vivono, hanno minacciato il finimondo. Di fronte a questo fantaterrorismo che cosa ha fatto la Curia? Invece che difendere una scelta coraggiosa e “diversa”, ha consigliato il sacerdote di togliere la moschea dal presepe. Così a Genova, vista l’esultanza di leghisti, fascisti, intolleranti e integralisti cattolici, il gesto della Curia sarà frainteso e passerà più facilmente l’idea che una moschea è inopportuna non solo nel presepe, ma anche nella città. Si affretti Marta Vincenzi a promuoverla, altrimenti si troverà le mani legate da un referendum obbligatorio per legge che priverà per sempre i fratelli musulmani (questo intendeva don Prospero) di un luogo di preghiera, come Costituzione prevede.
(Giovanni Meriana) -
Ilva – Topi in attesa del pifferaio
Regione Liguria, 9° piano di via Fieschi, martedì 23 dicembre 2008. Gruppo sindacale in un interno. L’incontro doveva avere la leggerezza dell’accordo concluso. Assessore, funzionari e delegati avevano visionato i fogli relativi a un piccolo rimborso per i lavoratori Ilva al quarto anno di cassa integrazione straordinaria. Poi il discorrere pacato, la presa d’atto adulta e consapevole che di rientro al lavoro – quello vero – non c’era sentore. Uno scrollare di spalle, seguito alla resa davanti all’inesorabile che, in certe riunioni non trova mai una forma compiuta, ma è fatto di mezze parole, allusioni; attesa e inerzia.
“Ma voi avete valutato una soluzione politica per questa faccenda?” chiede lei.