Ma che Befana caramellosa per Legambiente 2009!
Quest’anno ai nostri politici locali poco carbone e tanti dolcetti, da sottolineare fra i più significativi quelli alla Regione che, bontà sua, ha finalmente creato il Parco delle Alpi Liguri, al Comune per la raccolta differenziata porta a porta in amplissima area cittadina, Sestri Ponente, ma che ancora non ha spiegato dove poi finiranno i rifiuti. Bonbons anche alla Provincia che ha creato addirittura l’ufficio per i diritti degli animali, ma, ahimé. ha ricevuto carbone per aver autorizzato i PUC di Recco e Arenzano.
Categoria: Politica
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Befana caramellosa e anche smemorata
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Il Natale dei diritti
Beh, è un bel pensiero quello del sindaco Vincenzi chiamare Jovanotti a festeggiare la fine del 2008 a Genova. Ha detto che si tratta di una scelta chiara da un punto di vista politico. Il cantante – che, banalizzando, è la versione italiana di Manu Chao – è diventato col tempo e con il successo un guru positivo per le nuove generazioni. Quello che fa, lo fa bene: è una garanzia. Almeno si spera.
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Italia-Libia – Meno clandestini e più petrolio
Ecco una favola di Natale. Poniamo caso che siate i signorotti di un castello con un enorme problema: attraverso il ponte levatoio di un castello vicino, si riversano a chiedere asilo nella vostra magione orde di disperati, in fuga da massacri e povertà. Il padrone del castello vicino è un truce tiranno, che effettua scorribande nei Paesi vicini per estorcere denaro, che attua soprusi documentati, torture, che si è sbarazzato di migliaia di persone lasciandole a morire nel deserto. Insomma, un delinquente, un poco di buono. Voi, che fate?
Se la risposta è “Ignoro totalmente la massa di disperati che vagano nel mio palazzo, facendo conto che non ci siano, e copro di regali e denaro il poco di buono purché si liberi dei disperati prima che arrivino da me”, allora avete l’acume politico necessario per leggere gli ultimi accadimenti di politica estera (ed interna) italiana. -
Aspettando Marta e il Natale
In una pigra domenica autunnale, poco prima delle grandi piogge, quando il sole ancora scalderebbe ma l’aria già fa rabbrividire, i fedeli escono da Messa a Boccadasse. S’allontanano dall’ombra del sagrato, s’infilano lesti in corso Italia, spiando il mare, la luce, cercando il calore, salutano intorno incuriositi. Eh sì, perchè in chiesa a conclusione della predica hanno sentito: – Fuori c’ è il banchetto, firmate per Boccadasse – . Puntuale ogni sacerdote lo ha ripetuto e così, accanto ai volontari con le piantine di beneficenza, ci sono altri volontari, quelli del Comitato della “diga”, che hanno messo su un tavolino nel cortiletto della chiesa. Mostrano foto, spiegano e invitano a firmare. Quasi nessuno disdegna, i più ascoltano e firmano, anche se magari abitano al Righi. Pare un affronto. Pagine e pagine di firme, milleseicento: chi li fermerà? E’ per Boccadasse, dove pure il più famoso commissario della tv ha la fidanzata, E’ un pezzo di Genova , ancora uguale a se stesso, per ora.
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Politica – Vivere schivando i fatti
Giorni fa Giulia ha fatto una pila dei giornali che si erano accatastati sul suo pianoforte, sul letto e vicino alla pila di roba da stirare e li ha buttati. L’ha fatto a malincuore perché – mi ha spiegato – nascosta tra i titoli, offuscata nelle colonne, probabilmente, c’era una notizia, un dettaglio rilevante che avrebbe dato una ragione in più a ciò che stava accadendo nel paese. Ha sorriso incerta ed ha aggiunto: “Che vuoi, non trovo il tempo per fermarmi. E poi, credo che la notizia non sia solo una, ma un insieme di notizie che, intrecciate in un telaio, mi permetterebbero di comporre il quadro…”.
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Diossina – Chissà chi lo sa
Venerdì 12, incontro al margine dello sciopero.
Lui a me: “Sei in pensione?” (In realtà lo sa benissimo ma da un po’ non ci si vede)
Io: “Da quattr’anni.”
Lui: “Ricevo il vostro giornalino”.
Io taccio anche perché non mi va che chiami la NL giornalino.
Lui (che per la cronaca fa il sindacalista) insiste “Ma a cosa serve leggere il giornale?”
Io prendo tempo e lui “Fammi un solo esempio di una cosa che hai letto negli ultimi 10 giorni su Berlusca, i giudici, l’economia o quel che ti pare che già non sapevi”.
La prendo larga e sul filo del patetico. “Sai, vivo solo; il giornale è… un un modo per dialogare col prossimo: conferme, domande…”.
A questo punto lui mi ha guardato con una espressione stupita, quasi imbarazzata; comunque non favorevole. -
Femminismo – Distinguere il potere dalla politica
Un articolo di Ida Dominijanni sul Manifesto del 2 dicembre parla della riflessione aperta dalla filosofa femminista Luisa Muraro sul “miraggio del potere nel deserto della politica”.
Il paradosso da cui prende avvio il discorso è quello “di una libertà femminile che cresce (meno subordinazione all’uomo e al destino biologico, più lavoro, più partecipazione alla vita pubblica, più istruzione, più autonomia) dentro una crisi di civiltà che mette a rischio la tenuta della democrazia, la coesistenza pacifica dei popoli e delle razze, la forza contrattuale della forza lavoro, la qualità stessa dei rapporti umani”. -
Partecipazione – Débat public a la génoise
“L’11 dicembre la prova di democrazia diretta per scegliere il progetto” (Secolo XIX, 2 dicembre 2008). Si parla dell’inizio di uno esperimento di democrazia partecipata, della preparazione di un débat public a la française decisa dal Comune di Genova. Tema, la gronda (ovvero bretella, passante) di Ponente che dovrà sciogliere il nodo della confluenza su Genova di quattro autostrade: A7 (verso Milano), A10 (Ventimiglia), A12 (Livorno) e A26 (Voltri-Alessandria). Insieme generano “i peggiori problemi di traffico autostradale d’Italia”. La gronda è un’opera di cui si parla e discute dagli anni ’80 mentre le ipotesi di soluzioni (e di tracciati alternativi) si moltiplicano. Uniscono il Ponente con il Levante e nominalmente sono tre: bassa (all’altezza del nodo di Genova Ovest), media (Bolzaneto) e alta (Busalla), ma ciascuna ha v arianti più o meno significative: un tunnel per l’attraversamento del Polcevera oppure un ponte che sostituisca il Morandi o che lo raddoppi affiancandolo a nord o a sud. Nel 2003 si contavano ben cinque soluzioni caldeggiate da diversi aggregazioni di soggetti istituzionali e di imprese (Comune, Autorità Portuale, Provincia, Regione, Autostrade, Anas). Alle quali occorre aggiungere altre soluzioni proposte, dai vari comitati che esigono di essere coinvolti nelle scelte che direttamente li riguarda, dalle persone che sotto il ponte già ci vivono, dalle persone che dovranno lasciare le loro case compresa quindi anche la cosiddetta “opzione zero” (ovvero “non si faccia nulla”). -
Immigrati/1 – Dove è finita la “questione della sicurezza”?
E’ finita là dove era cominciata: la televisione non ne parla, i proclami dei sindaci sceriffo hanno perso la prima pagina dei giornali e, dopo la rumenta, l’esercito sembra si occupi di mafia. E’ finita o quasi il giorno che non serviva più per fare cassa: le elezioni erano vinte; era venuto il momento di passare all’azione. E dell’azione, le leggi – complice una maggioranza bulgara – è meglio parlare poco, cucinarle con discrezione e servirle a tavola senza troppo frastuono. Come sta succedendo per il disegno di legge 733 in discussione al Senato con cui il governo Berlusconi intende regolare la politica italiana sull’immigrazione dei prossimi anni.
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Costituzione – “Senza uguaglianza la democrazia è un regime”
Non necessariamente un regime “fascista” o “dispotico” che sono aggettivi che spesso si accompagnano alla parola regime. Ma pur sempre un “regime”, cioè un sistema che affossa la democrazia. La tesi di Gustavo Zagrebelsky su Repubblica di 26 novembre 2008 è che oggi in Italia ci sono molti segni dell’affermarsi di un regime. Deviazioni e illegalità giudicate accidentali o momentanee, e per questo quotidianamente sottovalutate (o, peggio, condivise, magari con la riserva che si tratti di fatti temporanei), costituiscono l’accumulo progressivo – “che prima o poi farà massa”- dei materiali del nuovo regime che sta prendendo corpo nel nostro paese. Quando tutti potranno vedere chiaramente di quale regime si tratti, allora, scrive Z., “sarà troppo tardi”.