Categoria: Politica

  • Enti pubblici/1 – Il conflitto d’interesse voluto dalla legge

    La legge 84/94 (“Riordino della legislazione in materia portuale”, governo Ciampi) che rimpiazzava il precedente modello organizzativo basato su porti interamente pubblici con un modello liberalizzato (che avrebbe dovuto garantire la concorrenza tra privati) fu ricevuta con entusiasmo da ampi settori politici ed economici. Ma l’euforia è durata poco perché presto si sono presentate distorsioni e conflitti tra i diversi soggetti che operavano nel settore (Authority, operatori pubblici e privati, enti pubblici, Regione, Comune) con una interminabile sequela di polemiche, dilatazioni smisurate dei tempi decisionali, ricorsi giudiziari, commissariamenti ecc.) tanto che gli stessi soggetti che avevano promosso la legge hanno cominciato a chiederne una profonda modifica.

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  • Enti pubblici/2 – Ingegneria finanziaria e politica notarile

    Cosa immobilizza un’efficace amministrazione esponendola a possibili gravi errori?
    Una risposta l’ha data l’ex sindaco Giuseppe Pericu nel libretto “Genova nuova. La città e il mutamento” (Donzelli editore, 2007, euro 15,00) scritto insieme ad Alberto Leiss. Sostiene che “il rispetto della legge rappresenta anche un obbligo morale ineludibile […] I grandi interventi in città fatti per il G8 e nel 2004, le operazioni di alienazione del patrimonio, i processi di riorganizzazione e le conseguente esternalizzazioni, si sono svolte senza conseguenze negative sotto il profilo del rispetto delle leggi vigenti. Rispettare la legge non significa tuttavia sviluppare le sole attività che la legge espressamente autorizza… Esistono spazi nell’ambito della più generale capacità di operare anche nella sfera del diritto privato, in cui l’attività si estrinseca certamente nel rispetto della legge, ma a volte anche in assenza di una specifica preventiva previsione n ormativa”. Gli esempi concreti per l’azione del Comune di Genova, scrive l’ex sindaco, sono molti: “sicuramente di particolare significato è stata la gestione esternalizzata del patrimonio, oppure la stipula di accordi con altri soggetti pubblici e privati”. L’amministratore che si limitasse ad operare solo dando concreta attuazione a quanto previsto dalle leggi – conclude Pericu – avrebbe ben limitati spazi di attività (p. 103) (Repubblica, 11 febbraio 2008).

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  • Al telefono – Contro le vigliaccate invocate benedizioni

    Repubblica 9 febbraio ’08. “Lo sapete come si chiama questa cosa? Una vigliaccata”. La frase per telefono è di Casini e a ricevere sono Fini e Berlusconi. Lui è sull’Eurostar che accompagna la moglie a Bologna, loro sono a Roma e hanno appena deciso di fare la lista unica. “Ma come, io sto qui in treno e voi state lì tutti insieme e mi dite che sta nascendo un nuovo partito? Ma vi pare il modo di fare? Mi annunciate una operazione di questo tipo tra una galleria e l’altra?… No, questa è una vigliaccata, un complotto bello e buono”. Fini dall’altra capo del telefono prova a rabbonirlo poi, di fronte alle rimostranze che non cessano suggerisce “A questo punto forse ti conviene andare da solo”. “Sì, certo, a questo punto mi conviene andare da solo” replica infuriato Casini e click, chiude il contatto.

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  • “Rapimenti” elettorali

    Disagio. Grandissimo disagio, imbarazzo, e un sentimento di vergogna per interposta persona mi colgono mentre leggo i nomi della caccia alla candidatura “di richiamo” che iniziano ad affollare le notizie di stampa. Tanto maggiore questo imbarazzo, questa vergogna, quanto più alto è il profilo etico, umano, intellettuale, il valore simbolico di testimonianza civile delle persone tirate a mezzo. Don Andrea Gallo, Roberto Saviano, e l’operaio Antonio Boccuzzi sopravvissuto alla Thyssen vengono corteggiati. Tentativi di seduzione in corso, a cui mi sembra (e mi auguro) stiano resistendo.
    Nelle precedenti elezioni era toccato a Sabina Rossa e ad Heidi Giuliani. Incapace di dare prova del proprio contatto con la realtà sociale, e del proprio profilo etico, la politica di sinistra e di centro sinistra, colta dal panico di non riuscire a comunicare le sue buone intenzioni, tenta la via del rapimento. Come se la lotta alla camorra, alle morti sul lavoro, alla esclusione si potesse fare sequestrando le persone, strappandole alle cose che sanno fare così bene. Basterebbe ascoltarle, queste persone. Lasciarle operare dove operano, ed ascoltarle.
    (Paola Pierantoni)

  • Siti muti – Nebbie sui compensi delle “partecipate”

    Repubblica 2 febbraio ’08 Cronaca genovese: “Aziende partecipate, resta un rebus il taglio ai compensi dei vertici”. Il “rebus” dell’amministrazione Vincenzi riguarda le “partecipate” e le “controllate”, le aziende di cui i Comuni – ma anche Province e Regioni – sono azionisti spesso di maggioranza. Al comune di Genova la delibera sui compensi e sugli indirizzi per la nomina degli amministratori vaga da mesi da una commissione all’altra, entrata ed uscita dalle riunioni di Giunta più di una volta (Corriere Mercantile 17 novembre ’07, Secolo XIX 22 e 23 novembre e 15 dicembre). Un tormentone: da una parte la Finanziaria 2007 che imponeva entro novembre 2007 di tagliare stipendi e poltrone di presidenti e consiglieri di amministrazione delle partecipate (a Genova 48 rappresentanti da portare a 23) dall’altro la pratica invalsa fino ad oggi di aumentare all’infinito le nomine dei consiglieri e così anche le occasioni di scambio tra p artiti, correnti e potentati locali.

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  • Laicità – La rivoluzione biomedica e i passetti della politica

    “Libertà e giustizia” ha organizzato a Genova il 30 gennaio un incontro su “Bioetica e convivenza civile”. Il dibattito fa parte di una serie che avrà come tema la laicità.
    Si tratta di una scelta coraggiosa in questi tempi in cui la laicità viene accompagnata da aggettivi quali radicale, estrema, cieca, con l’obbiettivo di spogliarla della sua stessa natura, relegandola in un ambito dove non può far danno. Se fosse il personaggio di una favola farebbe la fine della strega cattiva e la storia ci ha insegnato che fine – nella realtà – facevano le streghe.
    La sala è abbastanza piena. Il pubblico, decisamente over quaranta, conosce Libertà e Giustizia, ne ha condiviso le battaglie, prima fra tutte quella in difesa della costituzione italiana.
    All’incontro Maurizio Mori dell’università di Torino, Franco Henriquet dell’Associazione Gigi Ghiotti e la giornalista Silvia Neonato.

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  • Crisi – Perché quel siluro odora d’incenso

    Il macigno che ha seppellito il governo Prodi è rotolato partendo da san Pietro. Lo hanno sostenuto nei giorni scorsi vari esperti di cose vaticane; gente non sospetta di simpatie per il centro sinistra.
    In breve: la crociata contro la 194, la quotidiana aggressione di Ferrara, la ritirata dalla Sapienza con successiva assemblea pro Ratzi a San Pietro erano il gioco dei ladri sull’autobus. Due fanno casino da una parte mentre il complice, sul lato opposto, vi mette le mani nella borsa. Sapienza, 194 e Ferrara sono quelli che dovevan far casino; per il ladro c’è stato solo l’imbarazzo della scelta.

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  • Consensi – Per una fenomenologia del caso Mastella

    Certe interviste-flash, nella loro autenticità, sono imperdibili perché al pari delle biopsie prelevano dal tessuto socio-culturale brandelli capaci di rivelare la natura di una patologia profonda. E’ il caso delle due signore borghesi che sono state interrogate dalle telecamere di “Anno zero”, per capire le ragioni della loro presenza solidale fuori dal villone dei Mastella, nonostante la pioggerellina invernale. Entrambe hanno risposto che a portarle lì insieme a qualche altro, era anzitutto un sentimento di simpatia, di gratitudine per la disponibilità umana sempre dimostrata verso la sua gente dall’allora ministro.

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  • Vincenzi-Burlando – Ma le ragioni di scontro non sono caratteriali

    “Dopo la pace diteci cosa farete”: titolo dell’editoriale di Repubblica del 26 gennaio ’08. La pace è quella siglata, al pranzo organizzato da loro collaboratrici, tra Burlando e Vincenzi (Repubblica 24 gennaio ’08, “Siamo diversi ma non dite più che litighiamo”). Meglio la pace, si capisce, ma ad oggi non c’è stata una rappresentazione convincente dello scontro tra loro, ridotto a conflitto personale, di carattere o di genere. “State facendo il male di Genova” o “mettetevi d’accordo” erano le parole della stampa. Messaggi al plurale ma era lei, Vincenzi, la destinataria del messaggio. Solo per lei le battute ironiche e le tiratine d’orecchia – “le scorribande” oppure “gli effetti speciali” della sindaco” (Repubblica 7 gennaio ’08). La città avrebbe voluto dalla sua stampa le ragioni dello scontro; capire perché la semplice parola “scontro” era da considerarsi imbarazzante al punto di invitare i protagonisti a fare i bravi.

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  • Convegno – Davvero la laicità si sta estremizzando?

    Partito democratico, 21 gennaio ore 18, incontro su “Storie di ordinaria laicità”. A Palazzo Tursi esperienze professionali e personali a confronto. Sul volantino è scritto: “Quale è la tua storia? Vieni a raccontarla!”.
    Dodici gli interventi a programma ai quali vanno aggiunte la presentazione del dibattito di Simone Farello, “il più giovane” capogruppo in Consiglio comunale dell’Ulivo in Italia e le conclusioni di Victor Rasetto, coordinatore provinciale del Pd. A raccontare la propria storia la mediatrice culturale dell’Ecuador, un professore universitario, il responsabile della comunità islamica di Prà, l’educatrice informale presso la comunità ebraica ed ancora medici e rappresentanti dell’associazionismo genovese. I politici di vocazione e professione incarnano la cautela diffusa. Farello spiega: “la laicità si sta estremizzando” e segnala come un grave errore della Francia di non ammettere il velo nella scuola pubblica. Farello ricorda la vecchia questione delle radici cristiane dell’Europa e riflette sulla mancata citazione: “oggi non sarei più contrario, l’Europa è altrettanto cristiana quanto il cristianesimo è europeo”. Registra la laicità come elemento “debole e forte allo st esso tempo”. E si dice disturbato dalle religioni che “protestano perché non hanno spazio” esortando a “dare la possibilità al Papa di parlare!”.

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