Perché è così difficile farsi una opinione a proposito del porto di Genova? E perché è difficile vista la massa di articoli che sulla stampa quotidiana compaiono quasi giornalmente a proposito di questa materia? E quali sono le ragioni di contrasto tra i vari gruppi di interesse e relativi gruppi professionali che operano in porto? E sarà vero quanto per l’ennesima volta ha annunciato Repubblica (4 marzo ’09) che “L’intesa non è più un miraggio” e che addirittura è “a portata di mano” (8 marzo ’09)? E perché è stato necessario che fosse il prefetto a convocare settimanalmente, da soli o a gruppi, i rappresentanti delle categorie portuali (Compagnie, Sindacati, Autorità portuale, Terminalisti e altre operanti in porto) per sapere cosa pensavano?
Categoria: Città
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Università – Affari immobiliari sospetti
Se volete mettere mano al tetto di casa vostra lasciate perdere l’azienda estrattiva “Cave di Yarm”. Il loro sito – raggiungibile dalla rete – è muto, non interessato a possibili clienti. E’ perché la società, dal 2004, ha chiuso bottega e le sue quote sono state trasferite ad una società anonima svizzera la Configeim che al momento è in liquidazione. Insomma Yarm è sparita ma anche prima di volatilizzarsi se ne sapeva poco e niente salvo che si occupava solo di affari importanti e quindi riservati, molto riservati. Come ha scritto Repubblica l’11 febbraio scorso: “Affari sospetti, bufera sull’Università”. La bufera abbattutasi sull’Università dipende dal fatto che nel 2001 l’Università ha comprato dalla Yarm non sabbia o tegole ma un intero palazzo, il prestigioso edificio di corso Andrea Podestà, ex sede dell’Eridania divenuto in seguito all’acquisto sede della facoltà universitaria di “Scienze della comunicazione”.
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Centro Storico – I castelli di sabbia della Maddalena
Nella rosticceria in via della Maddalena le persone fanno la fila come sempre, in attesa del turno, ma un cliente dice “che malinconia ormai a venire da queste parti! Tutti i negozi sono chiusi!”.
La malinconia è pericolosamente contagiosa, la gente non passa volentieri per una strada in cui si incontrano quasi solo serrande abbassate, e il suo non andare ne farà abbassare delle altre. Le ho contate, le serrande chiuse: sono 74; quelle aperte 54. Ovviamente ad ogni negozio o ex negozio possono corrispondere più serrande, ma il rapporto è quello: sono chiusi quasi il 60% degli spazi commerciali disponibili, e tra i pochi esercizi aperti si contano ben sei call centers. -
Boccadasse – Confronto pubblico sempre più difficile
– Ridateci i bus -, questo il coro che ad un certo punto risuona nell’Auditorium del Conservatorio Paganini, il giorno della presentazione del progetto dell’Autorimessa di Boccadasse, lunedì 2 marzo alla presenza del sindaco MartaVincenzi. Parole imbarazzanti anche per un architetto scafato come Botta, abituato a discutere da Baden a Shangai: vacilla un po’ l’archistar e si dice pronto a rivedere i suoi disegni, senza alterarne la cifra s’intende, ma disponibile alla discussione per migliorare il suo lavoro. L’Assemblea si scioglie; lampi della stampa, riprese, interviste, prima e dopo il dibattito. Ed è un peccato, si è persa un’occasione per discutere l’idea di città che la Sindaco vorrebbe con il suo Urban Lab, lei che sottolinea nell’introduzione come l’area dismessa sia un’ eredità, ma comunque un’opportunità per rivedere concezioni che altrove già si fanno strada: non più un’estensione dell’abitato con alti costi sociali, dalle reti fognarie alle strade, ai servizi. Un ritorno all’interno invece, un recupero del costruito, già attrezzato. Così come l’idea della “corte” aperta dello scapigliato Botta, per spiegare il verde dentro e non fuori dell’edificato, da percorrere in tutti i suoi spazi, attraversandolo per farne un centro vissuto, uno stare insieme.
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Gronda – Débat public ou débâcle publique?
“Rivolta per la gronda. Voltri scende in piazza”, “Gronda, il no della Valpolcevera. Tensione a Rivarolo”, “Gronda, abitanti sulle barricate. Proteste anche a Sampierdarena”. Sono alcuni titoli dei giornali locali che riportano il clima incandescente della prima fase del dibattito pubblico sulla gronda dedicato alla presentazione del progetto, arrivato alla quinta puntata (la sesta e ultima avrà luogo il prossimo giovedì 26 a Bolzaneto). Registrano solo il clima dei vari incontri di presentazione del progetto. Semplicemente rovente, animi esasperati. Lo descrive molto bene Diego Curcio sul Corriere Mercantile: “netta contrarietà degli abitanti a questo tipo di infrastruttura” a ognuno dei cinque tracciati proposti, perché la soluzione è quella “di una mobilità sostenibile che sposti le merci e le persone sul ferro invece che sulla gomma”. Secondo il cronista “il Débat public, come è stato condotto finora, ha ottenuto come unico risultato quello di tracciare un solco ancora più profondo fra istituzioni e cittadini, allargando notevolmente l’area di dissenso”. A confermare il distacco è stato il modo con cui a Sampierdarena è stato minacciosamente accolto l’intervento dell’assessore alla Cultura del Comune Andrea Ranieri che ha ribadito la contrarietà del Comune alla “opzione zero”: “Ci rivediamo alle elezioni” (Coriere Mercantile, 22 febbraio). Più che un débat sembra una débâcle publique.
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Comune – Verde in svendita
Ma che affari fa il Comune! Quando si dice avere fiuto. Specialisti gli addetti del Settore Tecnico del Patrimonio che dichiarano in un delibera del 30 luglio 2002 di ritenere vantaggiosa una proposta della società costruttrice dei box di via Ausonia in Castelletto. La proposta? Semplice! Uno scambio di verde ovvero, poiché si ribadisce che l’area di via Ausonia “ha una migliore potenzialità di utilizzo nell’ipotesi di sistemazione a parco urbano”, si accetta la permuta con un’altra in via Sclopis, a Sturla, che “risulta essere gerbida e scoscesa”. Si sa le ferie incalzano, la delibera è esecutiva il 16 agosto. E così voilà, per 4379 euro la ditta costruttrice di via Ausonia ottiene allora di scambiare una porzione di verde in Castelletto con un’altra a Sturla. Il tempo passa, i lavori di via Ausonia si interrompono e la ditta cessa di esistere. Nel frattempo se ne fa avanti un’altra, nome nuovo, stessi componenti, che presenta tempo dopo un progetto di 52 box pertinenziali e posti auto sull’area verde di via Sclopis.
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Soccorso – L’emergenza dà i numeri
Per strada non può sfuggirmi il 112 giallo sullo sfondo blu della bandiera europea, in mezzo alle sue stelline, è su una ambulanza in sosta. Ma non era il 118 il numero della emergenza? Parlo con il conducente, mi spiega che si certo si fa confusione con il servizio dei Carabinieri, che però la colpa è tutta italiana. Chissà perché ogni volta che c’è di mezzo l’Europa, l’Italia deve starne fuori. Essì, perché il 112 che in Italia è gestito dal 1981 dall’Arma dei Carabinieri, è anche dal 1992 il numero europeo per la richiesta di soccorso: dal 1992! Fin qui saremmo anche abituati alla solita inadeguatezza di chi governa ignorando le direttive UE, a parte che il 112 italiano non rispetta nemmeno gli standard richiesti dalla norma e non lo fa da tanti anni, al punto che la UE ha deciso di aprire formalmente una procedura di infrazione e forse salassarci con una bella multa di quelle con tanto zeri.
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Impianti sportivi – Gli atleti invisibili di Villa Gentile
“Giù le mani da Villa Gentile” impazza in questi giorni sui giornali locali e Facebook, dopo che sul Secolo XIX è apparso uno pseudo progetto di Riqualificazione dello Stadio, l’unico in città, con la Sciorba, per chi non pratica calcio, ma atletica, lo sport degli invisibili. Un esercito di persone giovani e meno giovani che ogni giorno, ogni sera si trova per correre, per esercitarsi in libertà. Non solo. Ragazzini con nonni e genitori vanno lì per giocare nell’unico spazio verde del quartiere. A ridosso della pista ci sono scuola materna, elementari, scuola media e succursale di un liceo per un totale di circa mille alunni, che fanno magari educazione fisica all’aperto e manifestazioni sportive.
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Giardini in città – A Nervi Roseto in appalto
Su Repubblica di mercoledì 21 gennaio – pagina locale “Società” – campeggia il quesito “è giusto pagare un biglietto di ingresso al Roseto di Nervi?”. Per rispondere alla domanda si sono riuniti il lunedì precedente nella sede del Municipio del Levante l’assessore al verde, il “tecnico numero uno” del Comune e uno stuolo di esperti oltre, si capisce, cittadini e rappresentanti locali. Tutti per discutere il progetto per il “recupero” del Roseto, “commissionato dalla precedente amministrazione ed ereditato da questa”, opera di un gruppo autorevolissimo di architetti del paesaggio; tecnologie raffinate, destinazioni da fiaba, investimenti all’altezza: 4 (quattro) milioni di euro in tre anni.
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Centro storico – Un destino affidato al caso
Chiude un negozio in Via del Campo, con grande lutto tra gli abitanti perché era un esercizio “storico” e vendeva generi in via di estinzione: farine e legumi sfusi, da prendere nei sacchi e da pesare. Saracinesche calate per alcuni mesi e rassegnata attesa dell’ennesimo call center o kebab: il vecchio proprietario riferisce infatti che queste sono le idee di chi sta facendo avanti. Ma ecco che le saracinesche si alzano, e compaiono di nuovo i sacchi di fagioli, lenticchie, piselli secchi, farine… Dietro al bancone una ragazza col velo. Le dico “Ah, per fortuna avete mantenuto lo stesso genere di vendita…” “Si, in realtà volevamo aprire un Kebab, ma poi abbiamo chiesto un pò in giro, nella strada, e abbiamo capito che a tutti mancava il negozio di prima…”