Categoria: Città

  • Genova – Il porto fuori da “Le Monde”

    E’ passato poco più di un anno dalla storica contesa fra i tre pretendenti all’Autorità Portuale, tra acide e neppure tanto velate baruffe nelle istituzioni. Si sentì parlare allora di porto lungo, porto largo, porto- porta dell’Europa, corridoio cinque. Nella nostra fantasia viaggiavano quei milioni di teu di traffico previsti, li immaginavamo come mattoncini lego, pronti per essere messi a posto. Portavano lustro e lavoro alla città, tanti erano e ancor più sarebbero arrivati e da qui discussioni a non finire per strade, accessi, infrastrutture.

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  • Genova città dell’Unesco e dei cancelli

    Vi domando: si possono ancora chiamare fatti gli eventi di cui la stampa quotidiana o la televisione non parlano? Perché in città succedono fatti gravi o almeno importanti di cui nessuno sa e quindi nessuno parla, come se non esistessero. Fatti di cui a volte sono a conoscenza un po’ di persone che però non hanno il prestigio o i legami politici o la confidenza con le parole per farli conoscere fuori della loro cerchia. Fatti che tutti invece dovrebbero conoscere non per denigrare quel politico o per sollevare i soliti mugugni ma perché sono importanti per capire cosa sta succedendo in questa città, e come affrontare i suoi problemi.

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  • Genova – Numeri: virtuosi, imbarazzanti, sconosciuti

    Perché i ragionamenti che fanno ricorso ai numeri appaiono più convincenti? Perché i numeri hanno bisogno di poco spazio per mostrare la loro natura. E’ vero: spesso si dice troppo poco di chi e come dia i numeri ma bisogna contentarsi. Prendete Repubblica del 9 gennaio scorso “Noi un porto per i grandi eventi”. Genova sarà il porto di “Torino 2011” – che festeggerà i 110 anni dell’Unità d’Italia (cioè un sacco di soldi) – e di “Milano Expo 2015”, altro sacco di soldi. Quanti? Tantissimi. Genova potrà metterci becco a una semplice condizione: che a percorrere in treno la tratta Genova Milano e Genova Torino non si superi l’ora. Torino è tra due anni. Un’ora tra due anni: saranno numeri fantastici?

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  • don Prospero – Moschea? Neppure nel presepe

    Sulla moschea nel presepe di don Prospero si sono espresse in questi giorni le più disparate opinioni. Non sono mancati quelli che non comprendendo niente di quel gesto, del quale è già stato spiegato il senso dall’interessato, si sono affrettati a scrivere che l’anno della fuga di Maometto (Egira) è il 622 d.C e perciò di moschee al momento della nascita di Gesù non c’era neppure il seme. Un falso storico, dunque. Altri, quelli che hanno paura dei diversi e tentano di diffonderla in tutti i modi nel mondo in cui vivono, hanno minacciato il finimondo. Di fronte a questo fantaterrorismo che cosa ha fatto la Curia? Invece che difendere una scelta coraggiosa e “diversa”, ha consigliato il sacerdote di togliere la moschea dal presepe. Così a Genova, vista l’esultanza di leghisti, fascisti, intolleranti e integralisti cattolici, il gesto della Curia sarà frainteso e passerà più facilmente l’idea che una moschea è inopportuna non solo nel presepe, ma anche nella città. Si affretti Marta Vincenzi a promuoverla, altrimenti si troverà le mani legate da un referendum obbligatorio per legge che priverà per sempre i fratelli musulmani (questo intendeva don Prospero) di un luogo di preghiera, come Costituzione prevede.
    (Giovanni Meriana)

  • Taranto – “Il bello e il brutto” … e il cattivo

    Taranto, 11 novembre 2008. La foto qui accanto, “Il cancro della mia città”, è la vincitrice di una delle due sezioni del concorso fotografico “Il Bello e il Brutto”. Eleonora Borsci, l’autrice, così la presenta: “Domenica 3 agosto 2008, verso le 19.30, un’immensa nube di fumo nero si è riversata nel cielo tarantino dall’Ilva. Complice la mancanza totale di vento, il fumo nero come la pece si è ben distribuito su tutta la città, dall’isola della città vecchia fino a S. Vito. Perchè dobbiamo subire uno scempio del genere? Quando raderanno al suolo questo mostro? Quando smetteranno di morire le persone dei Tamburi?”. Nessun premio, ma la soddisfazione di vedere scelta la propria foto tra oltre 400 scattate anche da turisti italiani e stranieri. Tutte pubblicate sul Portale del turismo pugliese, perché il concorso è stato promosso dall’assessorato al Turismo della Regione. Un piccolo ma apprezzabile contributo istituzionale alla costruzione di un’immagine non fittizia del territorio. Possibile anche perché ad essa concorre una ampia rete di iniziative politiche, culturali e artistiche veicolate spesso su internet (siti, blog, forum, youtube, facebook).

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  • Befana caramellosa e anche smemorata

    Ma che Befana caramellosa per Legambiente 2009!
    Quest’anno ai nostri politici locali poco carbone e tanti dolcetti, da sottolineare fra i più significativi quelli alla Regione che, bontà sua, ha finalmente creato il Parco delle Alpi Liguri, al Comune per la raccolta differenziata porta a porta in amplissima area cittadina, Sestri Ponente, ma che ancora non ha spiegato dove poi finiranno i rifiuti. Bonbons anche alla Provincia che ha creato addirittura l’ufficio per i diritti degli animali, ma, ahimé. ha ricevuto carbone per aver autorizzato i PUC di Recco e Arenzano.

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  • Il Natale dei diritti

    Beh, è un bel pensiero quello del sindaco Vincenzi chiamare Jovanotti a festeggiare la fine del 2008 a Genova. Ha detto che si tratta di una scelta chiara da un punto di vista politico. Il cantante – che, banalizzando, è la versione italiana di Manu Chao – è diventato col tempo e con il successo un guru positivo per le nuove generazioni. Quello che fa, lo fa bene: è una garanzia. Almeno si spera.

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  • Aspettando Marta e il Natale

    In una pigra domenica autunnale, poco prima delle grandi piogge, quando il sole ancora scalderebbe ma l’aria già fa rabbrividire, i fedeli escono da Messa a Boccadasse. S’allontanano dall’ombra del sagrato, s’infilano lesti in corso Italia, spiando il mare, la luce, cercando il calore, salutano intorno incuriositi. Eh sì, perchè in chiesa a conclusione della predica hanno sentito: – Fuori c’ è il banchetto, firmate per Boccadasse – . Puntuale ogni sacerdote lo ha ripetuto e così, accanto ai volontari con le piantine di beneficenza, ci sono altri volontari, quelli del Comitato della “diga”, che hanno messo su un tavolino nel cortiletto della chiesa. Mostrano foto, spiegano e invitano a firmare. Quasi nessuno disdegna, i più ascoltano e firmano, anche se magari abitano al Righi. Pare un affronto. Pagine e pagine di firme, milleseicento: chi li fermerà? E’ per Boccadasse, dove pure il più famoso commissario della tv ha la fidanzata, E’ un pezzo di Genova , ancora uguale a se stesso, per ora.

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  • Partecipazione – Débat public a la génoise

    “L’11 dicembre la prova di democrazia diretta per scegliere il progetto” (Secolo XIX, 2 dicembre 2008). Si parla dell’inizio di uno esperimento di democrazia partecipata, della preparazione di un débat public a la française decisa dal Comune di Genova. Tema, la gronda (ovvero bretella, passante) di Ponente che dovrà sciogliere il nodo della confluenza su Genova di quattro autostrade: A7 (verso Milano), A10 (Ventimiglia), A12 (Livorno) e A26 (Voltri-Alessandria). Insieme generano “i peggiori problemi di traffico autostradale d’Italia”. La gronda è un’opera di cui si parla e discute dagli anni ’80 mentre le ipotesi di soluzioni (e di tracciati alternativi) si moltiplicano. Uniscono il Ponente con il Levante e nominalmente sono tre: bassa (all’altezza del nodo di Genova Ovest), media (Bolzaneto) e alta (Busalla), ma ciascuna ha v arianti più o meno significative: un tunnel per l’attraversamento del Polcevera oppure un ponte che sostituisca il Morandi o che lo raddoppi affiancandolo a nord o a sud. Nel 2003 si contavano ben cinque soluzioni caldeggiate da diversi aggregazioni di soggetti istituzionali e di imprese (Comune, Autorità Portuale, Provincia, Regione, Autostrade, Anas). Alle quali occorre aggiungere altre soluzioni proposte, dai vari comitati che esigono di essere coinvolti nelle scelte che direttamente li riguarda, dalle persone che sotto il ponte già ci vivono, dalle persone che dovranno lasciare le loro case compresa quindi anche la cosiddetta “opzione zero” (ovvero “non si faccia nulla”).

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  • Servizi – “Rispolverare” non basta

    Il titolo del dibattito del 3 dicembre alla mostra Voci e volti di donne del ponente dal dopoguerra ad oggi è “Rispolverare i servizi?”. Mario Calbi, già assessore ai Servizi sociali del Comune, nella sua introduzione, dice che ci vorrebbe ben altro.
    I “livelli essenziali di assistenza”, cioè i diritti di cui devono godere tutti, con certezza di finanziamento, non sono mai stati definiti.
    A livello locale prestazioni e servizi sono stati decentrati e affidati a soggetti esterni, senza occuparsi di quel che doveva avvenire al centro perché fosse esercitato il necessario controllo ed indirizzo, col risultato di una grande frammentazione.

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