E’ l’Uocst (Unità operativa cittadini senza territorio) situato in via Ilva che si occupa della “presa in carico” dei minori stranieri non accompagnati. Alle otto del mattino c’è già un fila di persone che aspetta fuori dalla porta: questi locali infatti ospitano anche gli uffici per le persone senza fissa dimora, per l’assegnazione alloggi, per gli adulti stranieri, i nomadi e per l’emigrazione di ritorno. Gli operatori destinati ai minori stranieri sono quattro: uno a tempo pieno, uno part time e due a contratto temporaneo. Un organico risicato che deve garantire tra le 8 e le 18 la soluzione delle “emergenze diurne” e la reperibilità telefonica per la notte.
Gli operatori spiegano che in media l’ufficio riceve una segnalazione al giorno, in genere, ma non sempre, da parte delle forze dell’ordine, a volte per piccoli reati, a volte per qualsiasi altra ragione che renda evidente la condizione irregolare del ragazzo/a. Se il minore non ha il passaporto, le forze dell’ordine, oltre ad identificarlo e a segnalarlo al Tribunale dei minori, prendono contatto con l’Uocst perché provveda ad un suo “collocamento urgente”, il che vuol dire che nell’immediato, se si trova un posto disponibile, viene collocato in una struttura di accoglienza oppure, se non si trova altro posto, in un albergo.
Categoria: Immigrazione
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Minori/2 – Tempi burocratici per le emergenze
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Immigrazione – Complimenti all’Amt così forte coi deboli
Una giovane madre di tre figli in età scolare, immigrata dall’Ecuador e munita di regolare permesso di soggiorno, è in attesa del suo rinnovo, per lei e per i figli. Lavora sodo come donna delle pulizie in varie famiglie della borghesia genovese, ne trae simpatia, rispetto ed un buon trattamento economico che col tempo le permette di comprare casa e mandare a scuola i figli. Una storia, ancora in fieri, di immigrazione di successo. Il permesso di soggiorno suo e dei figli scade e va rinnovato. Visti i tempi della burocrazia italiana e data la sua situazione di lavoro stabile il rinnovo viene loro concesso, ma il permesso vero e proprio arriverà tra qualche mese, nel frattempo vale una ricevuta dell’avvenuto rinnovo quale documento legale.
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Mercato – La caccia ai clandestini non si addice alle Coop
X è nato in Marocco, ha studiato in Francia, ha vissuto qualche anno in Svizzera, è laureato in ingegneria. Oggi ha 31 anni ed è uno dei “clandestini”che all’alba lavorano al mercato di frutta e verdura di corso Sardegna.
Leggo con lui la notizia riportata sul Corriere Mercantile del 22 novembre: “Blitz contro i nuovi schiavi al mercato di frutta e verdura”. “Non lo sapevo, quel giorno non c’ero”, commenta, “ma non è la prima volta. Ogni tanto lo fanno, poi non cambia nulla, resta tutto come prima”. E’ la prassi, sembra. Ma quali sono le cause di questi controlli, quale l’impatto sulle persone che vengono fermate? “E’ molto semplice: il lavoro di carico e scarico al mercato è gestito da cooperative. Ma, io, commerciante, chi scelgo? Le cooperative, che hanno un certo costo e certi diritti, oppure i “clandestini”, che posso pagare qualche euro, totalmente privi di potere contrattuale in quanto per la legge neanche dovrebbero esistere? La risposta è scontata. Il problema, a questo punto, è che giustamente le cooperative non gradiscono e denunciano il fatto ai vigili o alle autorità”. -
Cronaca – Tanto futuribile e poco presente
La politica, i politici sono piuttosto impegnati a prospettare il futuro. Il che mette la stampa quotidiana in una condizione schizofrenica. Perché da una parte accetta il ruolo di stampella della politica: festosa alle inaugurazioni quotidiane, fa da cassa di risonanza alle sue parole; disposta a scambiare le promesse per realtà. Ma dall’altra, la stampa deve anche fare (almeno un poco) i conti con la cronaca, con i fatti che smentiscono le dichiarazioni ottimistiche, offrono della realtà aspetti inquietanti, rivelano complessità che la politica o ignora o – peggio – finge di ignorare. Uno scarto che spinge il lettore dei quotidiani a dire: cari signori che fate i giornali, metteteci una pezza. O abolite i fatti – e già siete molto avanti su questa strada – o provate a incalzare di più la politica; trattatela come un normale fatto di c ronaca, analizzatela, interrogatela e non state lì a prendere per oro colato le cose che vi vengono dette.
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Migranti/1 – Gli schiavi al mercato di corso Sardegna
Un’incursione rapida sulla stampa locale delle ultime settimane. Obiettivo: l’immigrazione, quali sono gli argomenti proposti dai media e come vengono restituiti, per tastare il polso alla situazione attuale, che, in base ai fatti recenti, pare particolarmente conflittuale. Ecco i risultati: 22 novembre, Corriere Mercantile: “Blitz contro i nuovi schiavi al mercato di frutta e verdura”. L’articolo fa riferimento ad un’operazione compiuta dai vigili urbani al mercato di Corso Sardegna, il cui risultato è stato l’arresto di 15 marocchini. Cinque di essi, clandestini secondo la legge Bossi-Fini, avrebbero poi ricevuto, continua l’articolo, il decreto di espulsione, mentre sei fruttivendoli sarebbero stati colpiti dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In coda viene accennato a come questa non sia la prima operazione del genere, ma sia stata anticipata da altre, di dimensioni più imponenti, ad opera delle forze congiunte di polizia e vigili. Il titolo “Contro i nuovi schiavi”, indica l’oggetto dei blitz: sottopagati (5 o 10 euro a carico) e privi di uno statuto giuridico, criminalizzati dalla Bossi-Fini, i “clandestini” sono un ottimo bersaglio più che vittime di soprusi bisognose di tutela. Non si trova traccia di questa notizia nel resto della cronaca locale.
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Migranti/2 – Un nome simbolo di repressione
Sabato 11 novembre, dalla manifestazione dei senegalesi, quando già era giunta nei pressi di piazza De Ferrari dove si sarebbe conclusa, s’è levato a lungo il grido d’un nome. Quello di un ispettore delle forze di polizia dai senegalesi giudicato un persecutore, nonché responsabile diretto dei gravi comportamenti denunciati nel loro volantino.
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Albero e foresta – Immuni dal razzismo finché sono bambini
Il dibattito che si è svolto venerdì 24 novembre su “Genova: immigrazione e convivenza, diritti e doveri” è stato l’iniziativa di esordio di una associazione neonata: “L’albero e la foresta” che si propone “di superare insieme ai cittadini la contrapposizione ideale e pratica tra chi guarda all’albero, o addirittura alla foglia del proprio interesse particolare e chi si sforza di guardare alla foresta degli interessi generali”, con lo scopo “di sollecitare le amministrazioni locali a migliorare la qualità della vita a Genova dialogando costantemente con i cittadini”.
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Diversità/1 – Spaventosa e violenta la Genova di Ndiawar
Il primo effetto della manifestazione organizzata dalla comunità senegalese, che sabato 11 novembre ha attraversato le vie del centro, è che il lunedì successivo via Prè era blindata da posti di blocco e intersecata da pattuglioni. Chiusi nelle loro case i migranti della zona – convinti che quello non fosse giorno per circolare sia pure nel proprio quartiere e con i documenti in regola.
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Diversità/2 – I muscoli dei rambo e la dignità ferita
L’altra sera era a cena da me un nostro giovane amico di nazionalità marocchina. Festeggiavamo il suo nuovo lavoro, come operaio in un’azienda metalmeccanica. Alle spalle di questo ragazzo, in Italia da quindici anni, due diplomi di qualificazione professionale e un periodo di apprendistato di quattro anni felicemente concluso in un’altra azienda. Insomma, un giovane operaio genovese che si alza tutte le mattine alle 5.30 per trovarsi alle 7.30 sul luogo di lavoro non vicino alla sua abitazione.
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Letterine – Siamo troppo lontani dai marciapiedi?
Per chi sa smanettare, farci arrivare un messaggio che nasconde il mittente, non è difficile. Neppure per noi lo sarebbe cercare di sapere qualcosa di più di “tsunami”, autore o più probabilmente autrice del messaggio. Oggi 11 novembre – scrive “tsunami” – c’è stata in città una manifestazione di senegalesi; “una comunità pacifica e forse per questo oggetto di prepotenze da parte di alcuni tutori della legge”. Non un corteuccio qualsiasi ma “un evento importante con nobili parole d’ordine – giustizia e libertà – che domani la cronaca probabilmente relegherà in qualche fondo pagina”.
Ragion per cui – scrive “tsunami” – se voi ne scriverete facendo riferimento alla stampa non capirete un bel niente di quello che sta succedendo. E guardate che quello dei senegalesi è solo un esempio: sui giornali le cose che contano non ci sono o ci sono in minima parte e spesso col rilievo sbagliato. Ve ne accorgete? E così prosegue: “Mi domando dove appoggiate le vostre chiappe mentre scrivete la vs. NL, in quali studi, uffici, con quali comodità, con quali Pc… I vostri prodotti intellettuali sono interessanti ma troppo lontani dai marciapiedi… “.