Irak e dintorni. Il falso problema dell’antiamericanismo

Il direttore dell’”Europeo” Daniele Protti, che ha condotto “Prima pagina” tra il 25 aprile e il 1 maggio, si è mostrato contrariato perché a Milano qualcuno ha dato fuoco alla bandiera americana: così i pacifisti rischiano di essere scambiati per amici dei terroristi – ha detto.


Preoccupazione sincera, e perciò rispettabile. A patto di chiarire una cosa: che riguarda una discutibilissima ragione di opportunità. Quello dell’antiamericanismo è un falso problema, su cui vengono sparse – al solito – tonnellate di stupidaggini. Ad esempio: come fate a parlare degli Stati Uniti in termini così negativi, proprio oggi che si celebra il 25 aprile, cioè la Liberazione che fu ottenuta grazie al merito di americani e inglesi, alleati dei partigiani? Gli asini che ripetono questo ragionamento dimenticano una piccola cosa: che sono passati quasi sessant’anni e il contesto è cambiato.
La storia – ha detto uno storico saggio – è la scienza del contesto: in contesti diversi lo stesso fatto può assumere significati diversi, lo stesso soggetto può esercitare ruoli opposti. La natura di uno stato, o di un’istituzione, può anche mantenersi o apparire inalterata, coerente col suo passato, ma è il contesto che modifica la sua funzione. Lo è stato per la Chiesa, che nel Seicento bruciava le streghe e i liberi pensatori, nell’Ottocento precedeva e accompagnava i colonialisti alla conquista dell’Africa e oggi fa argine alle derive etnocentriche e razziste, sempre in nome dell’idea di “persona” (basta sapere cosa si intende per “persona”). Perché non lo può essere per gli Stati Uniti?
Se fossi stato un partigiano, avrei considerato gli americani come miei alleati e persino come miei amici: mi davano una mano a liberarmi dalla dittatura fascista. Se fossi stato un vietnamita, li avrei considerati tra i peggiori criminali della storia. Se fossi un irakeno (sunnita, sciita, laico, miscredente o altro) li vedrei sicuramente come nemici: come gentaglia arrogante superattrezzata e supernutrita che occupa il mio territorio in nome di ragioni bugiarde e di motivi inconfessabili. Ricordiamoci di questo quando verrà Bush in Italia nell’anniversario dello sbarco di Anzio. E gridiamogli il nostro go home, malgrado Anzio, senza bisogno di rinnegare il nostro grazie di ieri.
(Antonio Gibelli)