Via Prè/1. Integrazione non fa rima con speculazione

Ora che hanno chiuso le scuole se si passa alla mattina tra le 8 e le 9 in Via Prè la si vede spesso piena di bambini. Crocchi e gruppetti sorvegliati dai genitori, accordi e programmi per la giornata. Maschietti e femminucce dai cinque ai dieci anni. Colori dal chiaro allo scuro.


Inedito clima per una strada nota da sempre per altri tipi di traffici e frequentazioni.
Così penso una volta di più che il futuro di questa strada bellissima dovrebbe essere progettato sulla base di una profonda riflessione politica e sociale su quel che è e che può diventare, nel bene e nel male, la nostra città, mentre questo pezzo di centro storico, come altri, pare incerto sulla direzione da prendere.
Se si sta un attimo lì si vedono uscire i bambini da anditi e scale tremendi, il degrado persiste accanto alle facciate dipinte di parte degli edifici ed al risanamento radicale di altri, peraltro in buona parte ancora disabitati.
Nei 500 metri della via alcuni negozi “storici” convivono con nuovi esercizi gestiti da immigrati: ben 20 “Phone Center” (paiono davvero troppi, ma alla sera sono tutti pieni di gente che telefona) ma anche verdurai, casalinghi, fast food, lavanderie, parrucchieri.
Un mio amico senegalese mi ha parlato di un processo di concentrazione di proprietà immobiliari in poche mani e del conseguente condizionamento sociale e abitativo della strada.
Il nostro centro storico offre una occasione rarissima di creare un vero intreccio tra strati popolari di italiani e di immigrati, ma le cose lasciate al loro corso irriflessivo e naturalmente speculativo porteranno, in un tempo più o meno lungo, ad un bel risanamento urbanistico con parallela sostituzione della popolazione.
Urge una discussione politica.
(Paola Pierantoni)