Categoria: Politica

  • Anniversari – Giù le mani dal ’68

    Basta, non se ne può più. Evidentemente 40 anni sono sembrati sufficienti per esorcizzare il 68 e farne un anniversario come gli altri. Metterci una bella cornicina intorno e dare il via ai festeggiamenti. Cioè fare tutte quelle cose che il vento del 68 aveva spazzato via. Invece no, eccoli qui, dopo 40 anni, tutti in fila tromboni, giornalisti, intellettuali, accademici, politici a parlare del 68. Quelli che non c’erano, quelli che se c’erano non se ne sono accorti, quelli che nessuno li aveva mai visti, quelli che sono saliti sul 68 le ultime due fermate in tempo per arrivare al capolinea sul tram dei vincitori, quelli che sul 68 hanno fatto carriera, quelli che avevano capito tutto prima, quelli che sono passati dall’eskimo alla cravatta nello spazio di un mattino, quelli che hanno cambiato bandiera, quelli che hanno dimenticato, quelli che non sanno nulla e parlano, parlano, parlano…Basta non se ne può più.
    (Anna Pisani)

  • Politica e religione – I fragili margini della laicità

    L’assessore Margini ha recentemente invitato l’Arcivescovo di Genova, dopo la sua esternazione sul porto, a farsi carico di convincere il mondo imprenditoriale genovese a investire, farsi carico, in poche parole a scendere sul piano concreto per il porto e la città. Mi domando se l’assessore sia convinto o no che una sana concezione laica della politica e dell’amministrazione vorrebbe una netta distinzione dei ruoli, civile e religioso. E’ un diritto dell’Arcivescovo esternare nella sua qualità di pastore e in questa ottica le sue parole non possono che essere bene accolte, ma chiedergli di svolgere la parte che spetta al laicato mi fa pensare a una “fusione e confusione” poco auspicabile. Mi fa anche venire in mente il tempo in cui al tempo di D’Alessandro presidente dell’ Autorità portuale, nell’annosa (e ancora in piedi) controversia con la Culmv coinvolse all’Arcivescovo Siri con la parte del mediatore. Siri che amava ficcare il naso nelle facce nde imprenditoriali e si vantava talvolta di aver risolto questa e quest’altra controversia, che aveva inventato gli imprenditori, i maestri, gli artisti, “cattolici”, connubio quanto mai ambiguo, si fece carico della mediazione e si presentò a palazzo Tursi in pompa magna, ma i risultati del confronto con Batini furono scarsini. E fa persino rima…
    (Giovanni Meriana)

  • Conferenza strategica/1 – Alla ricerca della ricerca scientifica

    Alla Conferenza strategica Genova 2015 dedicata al rapporto tra industria e ricerca scientifica a Genova organizzata dal Comune il 7 maggio 2008, è presente l’industria (cantieristica, aero navale, meccanica, informatica, elettronica, energia, biomedicale), ma non l’Università. E’ invece presente il Politecnico – che appare sempre più concretamente come la seconda università di Genova – nella persona di Gianni Vernazza, preside dell’attuale Facoltà di Ingegneria. Il Politecnico è il vero protagonista della giornata. Gran parte delle relazioni vi fanno riferimento. L’intervento breve e puntuale del prof. Vernazza presenta le ragioni della proposta, i problemi da affrontare, i passi che finora si sono fatti. Fra i diversi spunti segnala la necessità di rispondere alla forte domanda di più ingegneri e quella di migliorare ancora la loro preparazione. Auspica una forte collaborazione con i politecnici di Milano e di Torino, ma non nasconde la possibilità di conflitti di sovrapposizione di competenze. Quindi ne deriverebbe una certa ma non esclusiva specializzazione (energia, nucleare, nautica) e una stretta collaborazione con altre facoltà e dipartimenti dell’Ateneo (Economia, Lettere e Filosofia, logistica, multimedialità). La progettazione del futuro Politecnico è affidata a otto gruppi di lavoro; preoccupazione fondamentale è assicurare una efficace e trasparente governance.

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  • Conferenza strategica/2 – L’urbanistica secondo Genova High Tech

    A un certo punto della Conferenza strategica va di scena il progetto Leonardo, il villaggio tecnologico degli Erzelli. A sorpresa Carlo Castellano, presidente di Esaote e di Genova High Tech spa, che guida il progetto in cui confluiscono aziende, banche e immobiliaristi, chiede nuovi interventi pubblici di sostegno. Pretende che il Comune cambi la destinazione d’uso dell’area del distretto tecnologico di Sestri, “in maniera da permetterci la più opportuna e favorevole valorizzazione dell’area di proprietà”. Insomma, commenta Repubblica-Lavoro del 8 maggio, via il vincolo ad area industriale, visto che questa si trasferirà in collina, e lì lasciateci costruire commerci e residenze, necessari, a questo punto, per pagare il trasferimento.

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  • Incontri – Il porto riparte dallo Zenzero

    Tirare le fila. Cogliere i dettagli. Capire. Fare sintesi. Immaginare lo scenario successivo. E forse – dopo – sperare di aver colto il quadro. Quanto meno di esserci entrati.
    Parlare di porto è come vedere un film straniero senza sottotitoli.
    Circolo Zenzero. Mercoledì 7 maggio incontro con Paolo Pissarello.
    Il primo pensiero inespresso è individuare il momento storico in cui la politica si è fatta economia. Le due cose sembrano così distanti. E se proprio devono stare insieme, qual è la modalità? Chi delle due avrà il controllo?

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  • Grandi opere – Costi e benefici restano segreti

    Meglio il terzo valico o il “bruco” (un collegamento diretto su binari per trasportare i container tra le banchine di Voltri e il retroterra)? Dopo tre anni di proclami – per il bruco solo uno – i lettori dei quotidiani hanno avuto in cambio della loro pazienza solo scenari teatrali. Diversi – a volte opposti – a seconda della fazione degli interessati. Così anche per la Tav, il ponte di Messina e altre infrastrutture di rilievo.
    Si è detto che alcune di queste infrastrutture hanno un valore simbolico così alto che sarebbe miope fermarsi a ragionare di costi e benefici.

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  • Cornigliano – Riva, il bambino e le banchine

    Corriere Mercantile, 1° maggio 2008: “Tradire i patti vuol dire ridiscutere l’accordo sulle banchine”. Il sindaco Marta Vincenzi e l’assessore Mario Margini, mandano un messaggio chiaro all’indirizzo di Riva. La frase mette il dito sulla piaga di un conflitto sempre più incandescente che si trascina ormai da troppo tempo. Ha anche il merito di sostituire la logora formula finora utilizzata per cui “l’accordo di programma si regge su investimenti, occupazione e aree concesse e se varia una delle voci, automaticamente devono variare le altre”. Di fronte a investimenti che sono al di sotto di quelli effettivamente preventivati, quali sono le variazioni richieste da Riva? Un quarto anno di Cassa integrazione straordinaria per 650 persone e un organico più ridotto a regime. Va da sé che le aree concesse in cambio (più di un milione di metri quadri) non si toccano. Soprattutto quelle che riguardano le banchine.

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  • Dopo elezioni/1 – Monteleone: essere o non essere

    Così il saltafossi Monteleone ha dovuto disfare la valigia per Roma e tornarsene con lo zainetto in Regione. Ora che davvero tutti l’hanno messo nell’angolo fa quasi tenerezza. Ma non è questo il problema, se mai quello che farà ora in Regione, sotto quale bandiera navigherà, quella dei margheriti (Veltroni) da cui proveniva o quella di Casini a cui è inutilmente approdato? E ai suoi elettori che cosa andrà a raccontare? Una crisi di identità? Perché è anche questo il punto: del proprio comportamento in politica, ai propri elettori, traditi per la speranza di un poltrona un po’ più sostenuta, una spiegazione dovrà pur darla. Infine che farà Burlando? Lo reintegrerà nella carica che aveva prima, lo considererà parte della maggioranza o lui stesso sceglierà l’opposizione? Quest’ultima solo mi sembra l’unica via praticabile. Interrogativi comunque curiosi cui curiosamente i giornali cittadini non danno risposta. I Liguri possono attendere.
    (Giovanni Meriana)

  • Dopo elezioni/2 – Maggiani e l’invito ai dirigenti del Pd

    Secolo XIX 4 maggio. In “La domenica di Maggiani. Signori del Pd, sparite prima di essere tolti di mezzo” l’invito dell’autore – riproposto dopo sette anni dall’inizio della sua collaborazione con il quotidiano – ai dirigenti del Pd è di farsi da parte, con l’onore delle armi, salvando la faccia.
    “Si sono dissolti, si stanno dissolvendo, finiranno per dissolversi, disonorevolmente, perché c’è un’enorme differenza tra il decidere sparire ed essere tolti di mezzo”, scrive Maggiani. Poi accenna alla “presenza” e citando Luigi Giussiani scrive: “La gente non parte dai discorsi, ma è colpita da una presenza” che è “azione che testimonia, è profezia che induce all’empatia, è materia tutt’uno con la parola”. Nel finale afferma: “Oggi non riconosco una sola presenza tra le immagini e le parole che si alzano dai podi e dagli scranni. E tutti noi, individui variamente uniti in comunità, sappiamo riconoscere una “presenza”, e quando la incontreremo potremo tornare a pensare che una parte della storia appartiene ancora a chi la intende costruire in forma progressiva”.

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  • V2 Day – Contro l’informazione che disinforma

    Davvero saranno stati 120 mila i presenti al V2 day di Grillo a Torino? O saranno stati 100 mila? O 80 mila? La cosa sicura è che quella di Grillo è stata la manifestazione che ha avuto più presenze e ricevuto più adesioni di qualsiasi altra tenuta quel giorno. Certo: non bisogna farsi impressionare dalla folla. Ma questa non era folla camellata, trasportata da treni o pulman generosamente offerti ma gente che per esserci aveva messo del suo: tempo, entusiasmo e denaro. E poi – vogliamo dirlo? – era una folla più variegata e più giovane di qualsiasi altra piazza di quel giorno. Una piazza che ha mandato una ovazione ai partigiani quando Grillo dal palco ha detto “Oggi è il 25 aprile 2008. La festa della Liberazione. I nostri padri, i nostri nonni non hanno finito il lavoro. Non per colpa loro. Se noi avessimo il loro cuore e il loro coraggio non saremmo finiti così. I partigiani hanno liberato l’Italia dal nazifascismo per ritrovarsi con l’occupazion e americana….”. Eccessivo? Forse.

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