Categoria: Politica

  • Sempre più civette sul comò elettorale

    La riforma della legge elettorale per l’elezione del sindaco e il graduale trasformarsi dei partiti, anche i maggiori, in semplici organizzazioni elettorali ha prodotto effetti non da poco e altri ne produrrà. Le liste civetta o “di sostegno diretto al candidato” – sindaco o presidente della provincia non fa differenza – sono fatte, dicono gli interessati, per “intercettare” il voto di quanti favorevoli al candidato non sono però disposti a votare alcuna delle liste “partitiche” che lo sostengono. La lista “di sostegno” è composta da personalità che, pur non essendo estranee alla politica o, a volte, facendo parte di partiti, non sono note per essere “gente di partito”; è una lista di “amici” del candidato.

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  • Quale Liguria/1 – Dal sacrificio della costa, affari, non lavoro

    Sole 24 Ore, 31 marzo 2007. “Casa e Case. Abitare Comprare Vivere Investire nel mattone. Diporto e mattone. Porti turistici, un tesoro per le marine”. Cifre alla mano: la realizzazioni di porti turistici ha “giovato allo sviluppo della zona e alle quotazioni delle case circostanti”. Uno studio recente ha dimostrato che nel giro di una anno – tra 2005 e 2006 – l’incremento è stato del 15%. Tra i casi citati anche alcuni dell’Imperiese. Compare anche una scheda dalla quale risulta che, in fatto di posti barca, la Liguria è in Italia seconda sola alla Sardegna.

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  • Quale Liguria/2 – Il partito del cemento mai così trasversale

    Certo di tutto si può discutere però questa sembra proprio la Liguria che piace a Berneschi: seconde case per le regioni del Nord, porti turistici e autostrade. La stessa Liguria di Scajola che infatti ha messo a capo della Camera di Commercio della sua Imperia tale Beatrice Cozzi, “giovane imprenditrice”, rampantissima e impegnata nei porticcioli di Ventimiglia, Bordighera e altri luoghi miliardari. C’era la sua apologia su Liguria Business Journal di dicembre 2005.

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  • Comune – Bella e (quasi) impossibile l’Authority di Marta

    Nell’incontro del 5 aprile su “I nuovi diritti dei cittadini – Il modello Genova” promosso da Marta Vincenzi si è parlato del moltiplicarsi delle società controllate e partecipate dal Comune. Sono più di 60 società e in 13 di queste (Amiu, Ami, Amt, Aster, Porto Antico, ecc.) il Comune possiede anche la maggioranza: circa un miliardo di euro di fatturato nel 2005, 6.800 dipendenti direttamente occupati. Un insieme tanto importante come l’azienda comunale (vedi OLI 134).

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  • Ritorno al passato – L’ascia di Bagnasco e l’ex camillino

    Basta distrarsi un momento e ti trovi irrimediabilmente spiazzato, col flusso dell’informazione globale, continua, online, sul videofonino, ma anche semplicemente sui giornali. Apri la pagina di cronaca e trovi la foto di Peppino Orlando: il ricordo corre immediatamente ad anni lontani, al tempo dei “camillini”, i cattolici del dissenso che si riunivano nella chiesa di San Camillo, appunto, insieme alla comunità di Oregina, per quel movimento di base che, sull’esempio dell’Isolotto di Firenze, contestava sotto forma di preghiera la gerarchia ecclesiale, che qui a Genova aveva il suo ferreo principe nel cardinal Siri.

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  • La lettera – Politicamente corretto fare domande difficili

    Avete un bel dire voi di Oli, così politicamente corretti, che la tal cosa è stata sottovalutata dai giornali o la tal altra dai tg, quasi bastasse bacchettare tizio e caio per restituire credibilità all’informazione. Riuscite al massimo a metterci qualche pezza, fate insomma i tappabuchi. Senza accorgervi, o fingete di non notarlo, che è il silenzio perbenista e opportunista, di cui si ammanta l’attuale società, media compresi, a impedire la trasparenza, il controllo democratico di quella che era stata promessa come la casa di vetro.

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  • Piazzate – Pretendono ordine, non legalità

    Le coincidenze di date hanno talvolta un senso che va oltre l’accostamento temporale. Lunedì 26 marzo si è svolta a Milano, sul far della sera, la fiaccolata per la sicurezza e l’ordine pubblico, voluta dal sindaco Letizia Moratti, con in testa anche Silvio Berlusconi, deciso a non lasciare la scena alla sua ex ministra, possibile aspirante alla leadership di Forza Italia.

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  • Porto – Che oggetto misterioso l’affresco di Piano

    “Piano come Ali Babà nella grotta”, titolava Repubblica il 15 maggio del 2004. L’architetto aveva appena presentato il suo progetto di Waterfront genovese. Biasotti se ne era preso il merito. Anche per questo Burlando -le elezioni regionali ci sarebbero state dopo un anno- non aveva perso tempo e, presa carta e penna, aveva scritto a Piano una lettera che, grazie alla rete e al sito del suo circolo Maestrale, aveva raggiunto l’universalità.

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  • Campagna elettorale – Non nominare invano il nome di Aster

    “Certe operazioni non dovevano essere fatte”. “Aster, io non l’avrei fatta”. “Ad Aster bisogna mettere mano rapidamente”. Dichiarazioni di Marta Vincenzi nella tana del lupo: l’Assedil, l’Associazione dei costruttori edili della Provincia di Genova, che da tempo contesta il ruolo di monopolio esercitato dall’Aster, l’Azienda Speciale del Comune di Genova diventata Spa (Secolo XIX, 22 marzo). Con più di 500 dipendenti, si occupa (si dovrebbe occupare), in quanto azienda controllata (il presidente è indicato dal sindaco, nel Cda siedono rappresentanti del Comune), di manutenzioni stradali, di segnaletica, di illuminazione, di spazi attrezzati e di verde pubblico. Se si osserva il degrado raggiunto dal verde e dall’arredo urbano genovese, le dichiarazioni non avrebbero dovuto sorprendere. E’ noto che Aster è uno dei bracci operativi del Comune meno amato dai genovesi. Evidente la responsabilità dei vertici: il Cda di Aster, l’assessore all’Ambiente, Luca Dallorto (Verdi), il Comune.

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  • Scandali – Il sesso di chi conta è due volte tabù

    A rischio di scivolare nel qualunquismo, è quasi impossibile non notare come lo spirito di corpo faccia superare barriere ideologiche e divisioni di parte quando il ceto politico si sente bersaglio di attacchi dei giornali. Immaginarsi poi se si toccano questioni di sesso. La reazione è stata immediata: ora i giornalisti italiani sanno di rischiare il carcere se si azzardano a pubblicare notizie intime sulle persone (meglio personaggi) al centro di vicende giudiziarie.

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